5 per mille, ma per davvero

La campagna di mobilitazione della società civile per l’eliminazione del tetto.

Insieme a 67 organizzazioni fra le più rappresentative del Terzo settore italiano, molte della quali aderenti al nostro comitato editoriale, VITA ha lanciato una campagna e un appello affinché il Governo, a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e il Parlamento si adoperassero per togliere il tetto al 5 per mille, fissato da anni a 525 milioni di euro.

Nell’ultima annualità (2024 su redditi 2023), i contribuenti italiani attraverso il 5 per mille hanno destinato la cifra di 603,9 milioni di euro, ma alle organizzazioni sociali scelte dai cittadini sono arrivati solo 525 milioni, ovvero 79 milioni in meno rispetto alla volontà di quasi 18 milioni di contribuenti che hanno aderito alla misura. Questo proprio per via del tetto. Di fatto così il 5 per mille viene ridotto a un 4,3 per mille. A scapito dello spirito della legge, della volontà dei contribuenti, degli enti del Terzo settore (e non solo) e dei beneficiari dei progetti sostenuti col 5 per mille.

Da queste considerazioni è nata una mobilitazione collettiva per l’eliminazione del tetto che abbiamo chiamato “5 per mille, ma per davvero”. Una campagna che non è contro qualcuno, ma che, come scriviamo nell’appello che trovate in questa pagina, «mira a costruire un’alleanza responsabile per il bene comune fra le istituzioni, la politica, il Terzo settore e i singoli cittadini. Il Parlamento e il Governo hanno oggi l’opportunità di rafforzare questa alleanza, facendo una scelta semplice, giusta e condivisa».

Oggi accogliamo con favore l’inserimento dell’incremento del tetto del 5 per mille in Legge di Bilancio: 610 milioni di adeguamento a decorrere dal 2026. Si tratta del primo significativo aumento di questo limite dal 2013, un passo importante per restituire pieno valore a uno strumento fondamentale di partecipazione civica e sostegno al bene comune. 

Mettere un tetto al 5 per mille è incomprensibile. Mi spaventa il rischio di disincentivare il cittadino nella scelta di destinarlo.

Lella Costa Attrice

È tempo di rimuovere il tetto o, quantomeno, di adeguarlo al valore delle scelte espresse. Farlo sarebbe un investimento sulla coesione sociale.

Ferruccio De Bortoli Giornalista, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, presidente dell’associazione Vidas

Limitare il 5 per mille significa ridurre […] spazi di libertà e partecipazione, ma anche ridurre la qualità della spesa in welfare.

Giorgio Vittadini Presidente Fondazione per la Sussidiarietà e professore di Statistica all’Università Bicocca

Ridurre le risorse significa mettere a rischio l’aiuto concreto a chi non ha nulla.

Fra Marcello Longhi Presidente Fondazione Opera San Francesco per i Poveri

Il 5 per mille esprime una precisa volontà di contribuire al bene comune, ma si scontra con una normativa inadeguata. È indispensabile eliminare il tetto al 5 per mille.

Daniela Fatarella Direttrice generale Save the Children

Onorevole Presidente del Consiglio, Onorevoli Membri del Governo e del Parlamento, con questo appello richiamiamo con forza e con spirito di collaborazione istituzionale, la vostra attenzione su un’urgenza concreta, condivisa da 18 milioni di cittadini/contribuenti che nell’ultimo anno hanno aderito al 5 per mille e da migliaia di enti del Terzo settore: l’eliminazione del tetto che impedisce la distribuzione di tutte le risorse destinate al 5 per mille.

Il 5 per mille è una straordinaria espressione di libertà, impegno civile e sussidiarietà fiscale. Ogni anno milioni di contribuenti scelgono di destinare una quota delle proprie imposte a enti che si occupano di volontariato, ricerca, assistenza, solidarietà, sport, tutela dell’ambiente e cultura. Tuttavia, da anni il tetto imposto alla somma complessiva che lo Stato è disposto a erogare limita la reale efficacia del 5 per mille.
Ogni anno milioni di contribuenti scelgono di destinare una quota delle proprie imposte a enti che si occupano di volontariato, ricerca, assistenza, solidarietà, sport, tutela dell’ambiente e cultura. Tuttavia, da anni il tetto imposto alla somma complessiva che lo Stato è disposto a erogare limita la reale efficacia del 5 per mille.

Togliere il tetto non significa introdurre una nuova spesa. Significa rispettare le scelte dei cittadini, senza filtri e senza riduzioni, restituendo coerenza a un meccanismo che è già equo, partecipativo e trasparente.
Significa sostenere concretamente gli enti beneficiari, che svolgono un ruolo insostituibile nei territori: nelle periferie urbane, nelle aree interne, nei quartieri fragili delle nostre città, accanto alle persone più vulnerabili, nella ricerca scientifica e sanitaria.
Gli enti del Terzo settore non chiedono privilegi, ma strumenti per poter continuare a garantire cura e innovazione sociale nei tantissimi ambiti in cui operano. Significa rispondere ai bisogni di milioni di cittadini che beneficiano direttamente dei progetti sostenuti con il 5 per mille: anziani, persone con disabilità, giovani, famiglie in difficoltà, malati, persone escluse o senza voce.

VITA con

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Info 5 per mille ma per davvero

I nostri articoli sull’iniziativa

Il bello del 5 per mille

Tutte le risposte sul 5 per mille

Che cos’è il 5 per mille?

È una misura di sussidiarietà fiscale introdotta in Italia in via sperimentale a partire dal 2006 e poi stabilizzata nel 2014. Ogni contribuente ha l’opportunità di decidere dove indirizzare una piccola parte della propria Irpef (il 5 per mille), a sostegno di realtà che operano in settori di riconosciuto interesse pubblico e per finalità di utilità sociale.

Quanto “mi costa” il 5 per mille?

Nulla, letteralmente. Chi firma, si limita a destinare una quota della propria Irpef. È lo Stato che “cede potere” su una parte delle tasse che deve ricevere, lasciando che sia il contribuente a dire come utilizzarla. Chi non destina il 5 per mille non risparmia nulla: invece di supportare gli enti, lascia integralmente la propria Irpef allo Stato.

Quanto vale il mio 5 per mille?

Il valore della singola firma varia in base al reddito dichiarato. A titolo di esempio, con un reddito lordo di 15mila euro il 5 per mille vale 17,50 euro mentre con un reddito lordo di 50mila euro si destinano 77 euro. Nell’edizione 2024, il valore medio di una firma è stato di 29,22 euro.

Come si destina il 5 per mille?

Basta una firma. Nella dichiarazione dei redditi il contribuente troverà le sette aree che è possibile sostenere. Si può scegliere solo una destinazione. Chi compila la certificazione unica può destinare il proprio 5 per mille direttamente consegnando la scheda integrativa attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, a un ufficio postale, a una banca o a un caf: basta mettere la certificazione unica in busta chiusa con la scritta “Scelta per la destinazione del 5 per mille dell’irpef ” indicando nome, cognome e codice fiscale del contribuente.

A chi posso destinare il 5 per mille?

Sono sette gli ambiti di attività che lo Stato ha ritenuto meritevoli del 5 per mille e per ciascuno di essi esiste un elenco di enti, fra cui il contribuente può scegliere. L’elenco degli enti del Terzo settore sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Agenzia delle Entrate; per la ricerca scientifica sul sito del ministero dell’Università e della Ricerca; per la ricerca sanitaria sul sito del ministero della Salute; per le associazioni sportive dilettantistiche sul sito del Coni; per le aree protette sul sito dell’Agenzia delle Entrate. I Comuni sono tutti ammessi al contributo. La cosa più semplice per sapere se l’organizzazione che abbiamo in mente può ricevere il 5 per mille è verificarlo sul suo stesso sito.

Che differenza c’è tra il 5 per mille e l’8 per mille?

Lo Stato offre al contribuente tre strumenti simili che sostengono però tre finalità diverse: le confessioni religiose e lo stesso Stato (con l’8 per mille), le associazioni e la ricerca (con il 5 per mille), i partiti politici (con il 2 per mille). Nella stessa dichiarazione dei redditi si possono esprimere tutte le tre scelte: il 5 per mille, l’8 per mille e il 2 per mille, non sono scelte alternative. In tutti i casi lo Stato rinuncia a una quota dell’Irpef per destinarla al soggetto indicato dal contribuente.

Come posso sapere cosa è stato fatto con il 5 per mille?

I beneficiari hanno sempre avuto l’obbligo di rendicontare allo Stato come hanno speso le risorse di cui hanno beneficiato tramite il 5 per mille. In aggiunta, a partire dai contributi incassati nel 2020, gli enti devono pubblicare sul proprio sito web anche una relazione illustrativa (è escluso dall’obbligo chi riceve un contributo inferiore a 20mila euro). Abbiamo raccolto alcune storie di progetti realizzati grazie ai fondi del 5 per mille dai Promotori di questa campagna nella sezione “Le storie”.