Mondo
Tanti volontari e nessun espatriatobla nostra ricetta per lo sviluppo
mani tese Progetti in Africa, Asia, Sudamerica e attività di educazione allo sviluppo in Italia
di Redazione
Seicento attivisti, che arrivano a duemila durante particolari campagne di sensibilizzazione. Una marcia in più, a cui si affianca la scelta di non impiegare espatriati nei Paesi esteri, ma solo partner locali S eicento volontari. Che arrivano a duemila in occasioni di particolari campagne di sensibilizzazione. È la ricchezza di Mani Tese, organizzazione non governativa con sede a Milano che nel 2009 compie 45 anni. Una dote non comune nel mondo delle ong, dove si fatica a costruire e coltivare una solida base associativa. Sono una quarantina i gruppi territoriali che in tutta Italia sostengono i progetti di cooperazione allo sviluppo nel Sud del mondo e si mobilitano per le campagne sui temi della giustizia economica, dei diritti umani e della pace promossi dall’associazione. Nel 2008 l’ong ha dedicato il 30% del proprio budget annuale, circa 5 milioni e mezzo, alle attività di sensibilizzazione ed educazione interculturale nelle scuole in Italia. Il restante 70% ha finanziato 40 progetti di cooperazione allo sviluppo in Africa, Asia e America Latina. «L’azione territoriale e il lavoro dei gruppi sono una tappa fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi», afferma Angela Comelli , coordinatrice dei progetti della ong. I volontari non si occupano solo di fundraising e promozione delle campagne, ma sono responsabili di specifiche aree di attività. «Abbiamo un gruppo di volontari che lavora per strutturare percorsi didattici per le scuole», spiega Comelli. «Il nostro centro di educazione allo sviluppo (Cres) è nato una ventina di anni fa a Milano da soci che hanno cominciato a chiedersi cosa si poteva fare per essere di aiuto agli insegnanti nell’accoglienza degli alunni stranieri».
Nel 2008 il 50% delle entrate di Mani Tese è provenuta da privati. «Da cinque anni a questa parte cerchiamo di fare in modo che i finanziamenti che ci arrivano dal ministero degli Affari esteri e dalle grandi istituzioni non superino di molto la quota che riusciamo a trarre dalle donazioni private. Questo ci permette di muoverci con maggiore autonomia sui progetti che riteniamo importanti». Anche sul fronte della cooperazione nei Paesi del Sud del mondo Mani Tese ha fatto una scelta forte, e anomala, rispetto alle altre ong italiane: «Non mandiamo espatriati italiani», spiega Comelli, «ma affidiamo i progetti di sviluppo ai nostri partner nei Paesi in cui operiamo, di solito ong locali o associazioni. Per portare avanti questa scelta abbiamo deciso di delimitare le aree in cui operiamo scegliendo cinque Paesi in Africa, cinque in America Latina e quattro in Asia. Per affidare ad altri l’amministrazione di fondi che non sono nostri abbiamo bisogno di costruire rapporti continuativi».
Progetti per il futuro? «Nel 2009 nascerà un osservatorio sulla responsabilità sociale d’impresa in India, frutto di un progetto che abbiamo avviato lo scorso anno con la Regione Toscana e altre associazioni».
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