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Iraq: Prodi, armi sì, ma con l’Onu

In una lettera al Corriere della sera il manifesto di Prodi per l'Iraq

di Redazione

”L’uso della forza e’ consentito soltanto se e’ indispensabile per portare pace e giustizia ed e’ approvato dalla comunita’ internazionale”. E’ questo il senso della lunga lettera con cui Romano Prodi sul CORRIERE DELLA SERA espone il manifesto dell’Ulivo sulla guerra in Iraq e sui casi in cui l’intervento militare puo’ essere considerato legittimo. ”Se l’Ulivo oggi si trovasse al governo – spiega il presidente della Commissione Ue – non ho esitazione a dire che la scelta sarebbe di porre fine all’intervento. Ma nelle condizioni di anarchia e di disordine determinate dal collasso dello Stato iracheno, ci troviamo di fronte alla necessita’ della presenza a fini umanitari della comunita’ internazionale. Sotto l’autorita’ dell’Onu, a Baghdad e Nassiriya bisognerebbe coinvolgere tutti i Paesi, con uno sforzo particolare per mobilitare quelli islamici”. Prodi comincia sottolineando gli avvenimenti che hanno contrassegnato le ultime settimane: ”I terribili attentati di Madrid, le elezioni spagnole con il successo del Partito socialista, le manifestazioni in Italia per la pace e contro il terrorismo con la contestazione al segretario dei Democratici di Sinistra, Piero Fassino. Il tutto sullo sfondo di un Iraq e di un Medio Oriente segnati, giorno dopo giorno, dalla violenza e dalla morte”. E dopo aver ricordato cosa dice l’art.11 della Costituzione Prodi sottolinea il punto di partenza che ha portato agli interventi a protezione delle popolazioni di Kosovo, Timor Est, Albania, Somalia, Kuwait, Afghanistan e Macedonia: ”In ognuno di questi casi salvo uno, l’approvazione della comunita’ internazionale aveva assunto la forma di una formale autorizzazione da parte dell’Onu, alla quale si erano aggiunte, per l’Albania e Timor Est, le richieste di intervento avanzate dai due governi nazionali. In un caso, quello del Kosovo, di fronte al veto opposto al Consiglio di sicurezza dell’Onu dalla Russia, amica tradizionale della Serbia, e in considerazione dell’area geografica delle operazioni, l’intervento fu approvato dalla Nato con il particolare sostegno di un’Unione Europea impegnata a far prevalere in tutto il continente il rispetto dei diritti umani”. Il presidente non si tira indietro e ricorda anche i due casi in cui – a suo giudizio – la comunita’ internazionale si e’ macchiata della colpa della passivita’: in Bosnia (dove si intervenne solo dopo il massacro di Srebrenica) e in Ruanda (dove non si evito’ il genocidio). ”I medesimi principi che ci portano ad approvare l’uso della forza deciso per l’Afghanistan – dice Prodi – ci inducono, invece, a considerare tanto ingiustificata quanto illegittima la recentissima guerra in Iraq, quella che, sotto forma di occupazione, vediamo ancora in corso in questi giorni. Mentre ne’ la necessita’ di distruggere armi di distruzione di massa, ne’ la volonta’ di abbattere il regime di Saddam potevano essere considerate come valide giustificazioni, la mancata approvazione dell’Onu o di qualsiasi altro organismo internazionale toglieva legittimita’ all’intervento. Perche’ di guerra, e non di operazione di pace, si e’ trattato e si tratta. Una guerra che non avrebbe dovuto essere iniziata e contro la quale si sono espressi tutti i popoli europei, quali che fossero gli orientamenti dei loro governi”.

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