Mi ha molto colpito il dato Istat appena pubblicato: il tasso di disoccupazione dei giovani dai 15 ai 24 anni è arrivato al 29,2%, il livello peggiore in assoluto, mentre quello complessivo è dell’8,7%. Nel primo semestre la cassa integrazione è aumentata a 636,1 milioni di ore, +71,2% rispetto al primo semestre 2009, ed immagino che anche qui ci siano di mezzo altre migliaia di giovani. Di fatto questa generazione sarà quella che dovrà pagare i debiti sovrani e garantire la pensione a noi. Come faranno?
Anche in America i dati sono allarmanti. Il tasso di disoccupazione è del 9,5% in diminuzione ma solo perché 650mila persone sono uscite dalla statistica in quanto hanno rinunciato a cercare lavoro e questa non è una bella notizia. In giugno i nuovi occupati sono stati 125mila e di questo passo ci vorranno sei anni per recuperare gli otto milioni di posti di lavoro persi nella depressione più grande degli ultimi decenni.
Al contrario della Banca centrale europea, la Federal Reserve americana ha tra i suoi compiti anche quello garantire la stalibilità dei prezzi e la piena occupazione. Dennis Lockart, capo della Fed di Atlanta, ha detto che «una ripresa lenta implica un prolungato periodo di disoccupazione e sarebbe difficile incentivare l’occupazione attraverso una ulteriore spesa pubblica». Ma come? E i 787 miliardi di dollari spesi dai contribuenti per salvare le banche e i 140 per pagare i bonus? E ha aggiunto che «è improbabile che vedremo un ritorno dei posti di lavoro persi nel settore manifatturiero». Certo, hanno spostato le fabbriche all’estero pagando la gente un decimo di quella che costa in America. Così il reddito del 90% degli occupati è rimasto fermo, mentre la ricchezza dell’1% è triplicata. Sono i cicli economici, ragazzo: favorire la depressione per spostare la ricchezza.
Il Misery Index continua a salire e ha raggiunto una media di circa 12, livello che non si vedeva dal 1990. Creato nel 1960 da Arthur Okun, consigliere del presidente Lyndon Johnson, somma il tasso di disoccupazione a quello di inflazione dando così un parametro del deterioramento dell’economia. Aveva ragione Larry Summer, consigliere economico di Obama, quando a febbraio diceva che questa sarà soprattutto una recessione umana. Appunto, ci siamo.
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