Proteggere i minori
«Aiutatemi», così l’1.96.96 continua a salvare vite
L'ennesima segnalazione di Telefono Azzurro alle forze dell'ordine sottrae due adolescenti al calvario di un abuso sessuale familiare. È accaduto nei pressi di Monreale, uno dei luoghi più belli della Sicilia. Il fondatore, Ernesto Caffo: «Troppo spesso la violenza si consuma nel silenzio, e la mancanza di ascolto rende invisibile la sofferenza per questo è essenziale che istituzioni, famiglie, scuola e comunità sappiano cogliere i segnali di disagio e offrano ai bambini la possibilità di essere ascoltati, creduti e protetti»
La storia è arrivata drammaticamente alle cronache, nei giorni scorsi: una coppia siciliana è stata arrestata, a fine agosto, perché accusata di ripetuti abusi sessuali sui figli minorenni della donna.
A denunciare il caso, uno dei due minori, una ragazzina giovanissima, pre-adolescente si potrebbe dire una bambina. Lo ha fatto inviando ripetuti, disperati messaggi, alla sede palermitana di Telefono Azzurro, usando la messaggistica digitale perché i telefoni erano controllati.
Il call center dell’associazione, come ricostruisce l’edizione palermitana di Repubblica di ieri, ha immediatamente allertato le forze dell’ordine che sono intervenute dopo poche ore, traducendo in carcere la coppia e trasferendo i minori in una comunità.
Un dolore che stride con la bellezza dell’intorno
Una storia che stride con la bellezza di Monreale (Palermo), teatro dei fatti, con la sua bellezza tutta sicula e la sua straordinaria cattedrale, meta ininterrotta di turismo: il paesino dove vivevano i fratelli è a pochi chilometri.
Dopo che i fatti hanno avuto l’epilogo pubblico, è accaduto l’altro ieri con ampi resoconti nelle cronache isolane, la storica realtà di tutela e promozione dell’infanzia e dell’adolescenza è intervenuta con una nota, ma non tanto per prendersene il merito, quanto per segnalare come le caratteristiche stesse della vicenda siano esemplificative di ciò che è necessario fare per evitare gli abusi.
«Torna con forza», scrivono dalla sede nazionale dell’organizzazione fondata dal professor Ernesto Caffo, «l’evidenza di quanto sia fondamentale garantire a bambini e adolescenti un luogo sicuro dove poter parlare e chiedere aiuto».

Spiega lo stesso fondatore e oggi presidente che «l’intervento tempestivo degli operatori di Telefono Azzurro, che hanno raccolto la segnalazione e attivato immediatamente la rete di protezione, ha permesso di avviare le procedure necessarie per mettere in salvo i minori coinvolti».
Solo con l’ascolto si può intervenire
Spiegano i volontari di Telefono Azzurro a VITA che, «ogni giorno, dietro una chiamata, si nasconde una storia di paura, ma anche la possibilità di essere creduti e di iniziare un percorso di tutela. È attraverso l’ascolto che si può riconoscere il dolore e interrompere il silenzio che circonda la violenza».
Conclude lo stesso Caffo che «troppo spesso la violenza si consuma nel silenzio, e la mancanza di ascolto rende invisibile la sofferenza. Per questo è essenziale che istituzioni, famiglie, scuola e comunità sappiano cogliere i segnali di disagio e offrano ai bambini la possibilità di essere ascoltati, creduti e protetti».
La linea di ascolto 19696 e la linea di emergenza 114 di Telefono Azzurro, attivi 24 ore su 24, disponibili anche in l’app, come avevamo scritto nell’agosto scorso, rappresentano per bambini e adolescenti vittime di violenza, un punto di riferimento capace di offrire ascolto, protezione e intervento tempestivo.
La foto di apertura è di uding lh su Unsplash
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