Festival nazionale dell'Economia civile
Ambasciatori del bene comune: chi sta cambiando il volto del welfare in Italia
Dagli “architetti di quartiere” di Reggio Emilia al welfare partecipato del Consorzio intercomunale dei servizi socio assistenziali di Cuorgné: il Festival nazionale dell'Economia civile, in collaborazione con il Forum del Terzo settore, ha premiato le migliori esperienze di amministrazione condivisa. Storie di idee coraggiose che hanno saputo trasformare le criticità in modelli di sviluppo
Ci sono posti in cui il cambiamento sembra più vicino, perché sono le persone, e i numeri, a testimoniare che è possibile. Uno di quei posti è il Festival nazionale dell’Economia civile a Firenze: tre giorni di dialogo per conoscere e far conoscere pezzi d’Italia che stanno cambiando a partire da uno sguardo sociale.
Lo diceva Albert Einstein molto tempo fa: senza crisi non ci sono sfide, e senza sfide non ci sono progressi. Il Premio nazionale Comuni Ambasciatori di Economia civile e Amministrazione condivisa che da tre anni il comitato scientifico del Festival assegna in collaborazione con il Forum nazionale del Terzo settore e VITA, è la prova che le modalità con cui affrontiamo una crisi possono diventare motore di innovazione. Lo ha confermato ancora una volta l’edizione 2025, culminata nella premiazione di domenica 5 ottobre.
Liguria, una regione laboratorio
Il modello dell’amministrazione condivisa introdotto dall’art. 55 del Codice del Terzo settore inaugura un paradigma non fondato su logiche di mera delega o di esternalizzazione ma su una collaborazione autentica tra istituzioni pubbliche ed enti del Terzo settore. Un esempio pionieristico in questo senso arriva dalla Liguria: la regione è stata tra le prime a firmare con il Forum del Terzo settore Liguria un protocollo per l’attuazione dell’amministrazione condivisa che sta contaminando politiche e progetti sociali e sanitari.

«Siamo una delle regioni più anziane in Europa», ha detto l’assessore regionale alla Sanità Massimo Nicolò. «Avremmo potuto leggere il dato semplicemente come una criticità e invece abbiamo deciso di affrontarlo con una serie di progetti per l’invecchiamento attivo, la prevenzione e il sostegno alle fragilità». Si chiamano “Maggiordomo di quartiere” e “Custodi sociali” e sono tra i motivi che l’anno scorso hanno portato la Liguria ad aggiudicarsi il Premio Ambasciatori di Economia civile. «Attenzione però: in questo cammino non siamo soli», ha sottolineato l’assessore. «Senza il volontariato, l’associazionismo e gli enti del Terzo settore, ci troveremmo a rispondere in modo parziale a bisogni complessi».
Pallucchi: «Un passo culturale da compiere insieme»
Gli strumenti della co-programmazione e della co-progettazione sono una sfida culturale che richiede competenze, consapevolezza e modelli inediti. Uno su tutti un approccio sistemico all’economia sociale. Per la portavoce del Forum nazionale del Terzo settore Vanessa Pallucchi, «la vera sfida è quella di saper organizzare i modelli di economia basata su un approccio sociale. In Italia sono nate buone pratiche che possono generare un cambiamento: è un passo culturale che dobbiamo compiere insieme, anche alla luce della qualità e della cura del dettaglio che osserviamo nei candidati al Premio. Il Festival nazionale dell’Economia civile è un osservatorio molto importante per capire quale sia il livello di sostenibilità che siamo riusciti a raggiungere».
A Reggio Emilia gli “Architetti di quartiere”
Comune di Reggio Emilia, 2014. Bisogna partire da qui, una riorganizzazione degli organismi di decentramento amministrativo, per ricostruire la prima best practice premiata. «Un momento delicato di riassestamento è diventato il terreno fertile per un dispositivo che ha rigenerato la partecipazione attiva», ha raccontato Nicoletta Levi, dirigente del Servizio Comunicazione, Partecipazione e Innovazione sociale. «Abbiamo messo a punto un protocollo metodologico rigoroso, approvato dal consiglio comunale, per il coinvolgimento dei territori. Un codice dell’amministrazione condivisa fatto a uso del comune di Reggio Emilia per dialogare con enti di natura diversa condividendo uno scopo comune».

Sono nati così gli “Architetti di quartiere”, figure in grado di guidare una reale condivisione della decisione pubblica tra associazioni, singoli cittadini, enti di varia natura. Da qui, la sottoscrizione di accordi multiattoriali di corresponsabilità su diversi progetti: «Dal wi fi di comunità ai centri sociali divenuti Case di Quartiere, veri e propri hub per attività e servizi». Quella di Reggio Emilia è la storia di dieci anni di amministrazione condivisa su misura «sempre nel rispetto delle normative nazionali ed europee».
Un partenariato per il welfare locale
La seconda iniziativa virtuosa ci porta in Piemonte, a Cuorgnè, in provincia di Torino. Qui il Ciss 38, il Consorzio intercomunale dei servizi socio assistenziali, ha innovato il welfare locale. La direttrice del Consorzio Nicoletta Bellin ha spiegato che, «dopo numerose esperienze di co-progettazione, l’ente ha dato vista a un elenco di evidenza pubblica strutturato su tre sezioni (famiglie e minori, povertà, anziani e disabilità) in cui gli enti del Terzo settore costituiscono con il consorzio e le altre istituzioni locali un partenariato stabile». Il partenariato ricerca attivamente risorse, che vengono poi gestite consensualmente all’interno del tavolo.

Dopo l’inizio dell’operatività dell’elenco, un secondo ente (Cissac) ha approvato un analogo meccanismo e ha definito insieme al Ciss 38 un percorso di collaborazione istituzionale permanente attraverso un protocollo di intesa. Come prima sperimentazione, i due enti stanno gestendo insieme, con i rispettivi partenariati ets, un bando della Regione Piemonte sulle politiche giovanili.
La lezione delle aree marginali
La consegna del Premio Amministrazione condivisa è stata l’occasione anche per mettere una lente di ingrandimento su due esperienze di prossimità che hanno permesso di guardare alle zone marginali da un punto di vista nuovo. La promozione di nuovi strumenti di co-programmazione tra profit e non profit e di nuove forme di imprenditorialità di comunità è al centro del progetto “Aree Marginali” promosso da Federazione banche di Comunità Credito Cooperativo Campania e Calabria, BCC Mediocrati e BCC Monte Pruno, NeXt – Nuova Economia per Tutti, Università della Calabria e Università di Salerno.
«Le università e le banche, con i loro presidi sul territorio, possono supportare il contrasto allo spopolamento», ha spiegato la ricercatrice dell’Università della Calabria Stefania Chimenti. «Per attrarre e trattenere i giovani abbiamo creato un’alleanza tra imprese, artigiani, chiesa, scuole, istituzioni pubbliche e associazioni locali che sta già dando i primi frutti attraverso una mappatura delle eccellenze turistiche dei territori. Guardare con occhi nuovi il contesto di provenienza è il primo passo per far germogliare lì il proprio progetto di vita».

Menzione speciale, infine, per Bcc Campania Centro, che, coerentemente con i principi del credito cooperativo e con l’approccio dell’economia civile, ha adottato e consolidato dal 2011 una politica di gestione orientata all’inclusione sociale e finanziaria delle comunità migranti presenti sul territorio. La scelta strategica ha previsto l’istituzione di un Ufficio Migranti e la progettazione di servizi bancari dedicati, sviluppati in collaborazione con associazioni di volontariato e mediatori culturali. «Quando diciamo prossimità», ha concluso il consigliere Amabile Guzzo, «noi intendiamo bene comune. Per noi significa mettere sempre la persona al centro».
Le fotografie sono del Festival nazionale dell’Economia civile
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