Non profit

Apple, un futuro non molto tranquillo

Le prospettive della più ricca azienda del mondo

di Redazione

La presenza della Apple all’interno del Nasdaq si sta facendo sempre più ingombrante e problematica visto che da sola ha un peso che va oltre il 20% e la sua ascesa o discesa determina squilibri e terremoti sulle Borse mondiali. Il valore di un’azione dell’azienda di Cupertino è arrivato in questi giorni a 545 dollari portando la capitalizzazione totale a 510 miliardi (380 mld di euro). Un’enormità, se pensiamo che vale più di tutte le società quotate alla Borsa Italiana (350 mld di euro) o la metà di quella tedesca o addirittura il 25% del debito pubblico italiano. Apple nel 2000 valeva 25 dollari e ad oggi ha reso il 2.060% mentre Microsoft quotava 53 dollari ed ora sta a 31; la Borsa Italiana era a 50mila ed ora quota 17mila; lo stesso indice Nasdaq da 5.500 è sceso a 3mila.
Con i numeri in crescita esponenziale che hanno mandato in orbita le quotazioni, gli analisti si affrettano a spiegare che questi dati incorporano già aspettative sui nuovi prodotti in uscita quali l’iPad HP o la Apple TV. Ma per quanto tempo sarà possibile per Apple fatturare 150 mld di dollari guadagnandone 42, vendere 50 milioni di iPad o 120 milioni di iPhone con incrementi di cassa per 60 mld di dollari ogni anno in un mondo che sta andando in recessione? Pagherà dividendi o comprerà altre società visto che ha in cassa 97 mld senza un dollaro di debito?
I prodotti della Apple sono i migliori per design e utilizzo ma la supremazia è stata ottenuta anche a costo delle disumane condizioni dei lavoratori cinesi della Foxconn che fabbricano iPad e iPhone (vedi a pagina 26), come denunciato dal durissimo articolo del New York Times. Emergono così immensi utili ottenuti con manodopera a basso costo disciplinata dallo Stato in aziende che, per i margini ridottissimi, sono costrette a risparmiare su tutto a scapito della sicurezza e della salute dei lavoratori. E sì, non basta essere la prima compagnia al mondo.

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