Forum mondiale Turismo accessibile

Barcellona insegna: l’accessibilità migliora la vita di tutti

Il mondo del turismo inclusivo si riunisce a Torino dal 5 al 7 ottobre per il Forum mondiale Destinations for all, «una straordinaria occasione per conoscere ed esplorare i migliori esempi di accessibilità nell’accoglienza: un approccio che contribuisce all’economia e al benessere delle comunità». Intervista ad Ivor Ambrose, co-fondatore e amministratore delegato di Enat, la rete europea che unisce le organizzazioni leader nel settore

di Daria Capitani

Dal 5 al 7 ottobre, a Torino si scrive il futuro del turismo accessibile. Un evento internazionale di altissimo profilo (il terzo dal 2014 dopo Montréal e Bruxelles) riunirà per la prima volta in Italia professionisti, istituzioni e operatori da tutto il mondo per confrontarsi su soluzioni concrete per un turismo realmente inclusivo. «È un tema su cui oggi è fondamentale interrogarsi perché l’Europa sta invecchiando e con l’età crescono fragilità e disabilità», spiega Ivor Ambrose, co-fondatore e amministratore delegato di Enat, la rete europea per il turismo accessibile, associazione senza scopo di lucro fondata nel 2008 a Bruxelles. Lo abbiamo intervistato in vista del Forum mondiale del turismo accessibile, che vede il network alla regia insieme alla Consulta per le persone in difficoltà e all’IsITT – Istituto italiano per il turismo per tutti.

In Europa vivono 101 milioni di persone con disabilità, sette milioni soltanto in Italia. A questi si aggiunge il 25% della popolazione over65, un terzo della quale presenta esigenze fisiche o sensoriali. Secondo le proiezioni, nel 2050, gli over65 supereranno il 35% della popolazione. Nonostante i numeri (li ha messi in fila su VITA il direttore della Consulta per le persone in difficoltà Giovanni Ferrero), il turismo accessibile resta spesso un tema marginale. Perché?

I dati mostrano molti fenomeni interessanti. A guardarli, vien da chiedersi se il mercato segua le tendenze della crescita della popolazione e dell’invecchiamento oppure no. Sappiamo da tanti anni che l’Italia ha il più alto tasso di popolazione anziana d’Europa. Si tratta di una questione cruciale sotto molti aspetti, primo fra tutti la cosiddetta economia senior. Mi chiedo quante volte ancora dovremo lanciare lo stesso messaggio a mercati e tour operator per ricordare loro che l’Europa sta invecchiando, anzi, che tutto il mondo sta invecchiando. Questo genera una graduale insorgenza di disabilità, fragilità o problemi di salute che ci impongono di pensare in modo serio all’accessibilità, alla progettazione universale e alle strategie che possiamo adottare per rendere il turismo adatto a tutti. I dati ci mostrano quello che sta accadendo, ma da soli non possono fare nulla. Dobbiamo trasmetterli ai politici, agli operatori, alle imprese, alle organizzazioni e alle istituzioni educative perché riguardano una fetta consistente di popolazione, non soltanto le persone con disabilità. È una questione che ha a che fare anche con l’istruzione che ricevono le nuove generazioni.

Perché?

Penso che ci siano lacune significative a tutti i livelli di istruzione. Quando terminano il ciclo di scuola dell’obbligo, siamo sicuri che i nostri giovani abbiano acquisito nozioni su inclusione, disabilità e accessibilità? Temo che in molti casi la risposta sarebbe no. Studenti che oggi aspirano a diventare architetti e ingegneri, hanno la consapevolezza che occorre progettare per l’intera popolazione e non soltanto per chi come loro è giovane, possibilmente forte e sano? Progettare per tutta la popolazione significa progettare per uno spettro molto ampio di età e abilità. Per questo la rete di Enat – European Network for Accessible Tourism entra nelle università, nei college e nei centri di formazione professionale per fornire competenze e informazioni su quanto sia importante l’accessibilità e su come lavorare per adottare soluzioni inclusive nel design del paesaggio come in quello degli oggetti di uso quotidiano. Non basta seguire regolamenti e leggi che indichino la rotta, occorre comprendere perché lo stiamo facendo.

Quando terminano il ciclo di scuola dell’obbligo, siamo sicuri che i nostri giovani abbiano acquisito nozioni su inclusione, disabilità e accessibilità?

Ivor Ambrose, co-fondatore e amministratore delegato di Enat

Come si costruisce questa consapevolezza?

Andando a vedere i luoghi nel mondo in cui le città, le infrastrutture, la mobilità sono pensate per tutti. Per questo Enap si impegna a individuare e raccontare buone pratiche, esempi in cui le persone possano identificarsi e riconoscersi. Il Summit mondiale di Torino sarà uno spazio in cui esplorare alcune delle ultime innovazioni che riguardano il turismo inclusivo e i metodi con cui le aziende si attivano per soddisfare le esigenze di tutti i loro clienti.

Che cosa si intende per turismo accessibile oggi?

Negli ultimi 20 anni sono stati realizzati numerosi progetti e programmi, a cui però non sempre si è riusciti a dare continuità, anche dal punto di vista economico. Ora le cose sono cambiate: recentemente sono stati introdotti programmi nazionali, politiche e strategie su ampia scala per lavorare sull’accessibilità. Un traguardo raggiunto grazie alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Inoltre, molti più finanziamenti dell’Unione Europea sono stati messi a disposizione degli Stati membri per aumentare l’accessibilità nell’ambiente, nell’istruzione, sui posti di lavoro, nei trasporti. E una parte di questi finanziamenti è destinata anche al turismo. Siamo passati da un approccio frammentato a una visione di insieme che alcuni governi stanno prendendo molto sul serio. Mi riferisco ai Paesi del Mediterraneo meridionale in cui c’è una maggiore attenzione al turismo (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia, Turchia), ma anche a Regno Unito, Germania e Francia: tutti possono fare di meglio, ma è sotto gli occhi di tutti una tendenza generale al miglioramento dell’accessibilità, che contribuisce anche alla sostenibilità delle destinazioni da un punto di vista sociale, ambientale ed economico.

Ivor Ambrose, co-fondatore e amministratore delegato di Enat.

Ci può fare un esempio di modello di accessibilità a cui le mete turistiche dovrebbero puntare?

La città di Barcellona investe sull’accessibilità sin dai Giochi Olimpici 1992, infatti gode di un’ottima reputazione. Punto di partenza è il sistema dei trasporti, accessibile a tutti, dalla rete metropolitana alle linee di autobus. Teatri, musei, biblioteche hanno lavorato così duramente per garantire l’accessibilità che si potrebbe considerarla il motivo principale per cui visitare Barcellona. Forse il problema più grande oggi è riuscire a garantire gli stessi standard in epoca di overtourism.

Quali prospettive porterà la rete Enat al Summit?

Porteremo ancora una volta una selezione di esempi eccezionali a livello mondiale: storie e approcci grazie ai quali il turismo accessibile contribuisce all’economia e al benessere delle comunità, portando persone da altre parti del mondo a raggiungere nuove destinazioni. Avremo contributi da più di 30 Paesi: saranno presenti relatori dall’Australia, dalla Thailandia, dalla Cina e dal Sud America. Per l’Enat questo è anche un momento prezioso in cui i membri possono incontrarsi di persona e imparare gli uni dagli altri.

Teatri, musei, biblioteche hanno lavorato così duramente per garantire l’accessibilità che si potrebbe considerarla il motivo principale per cui visitare Barcellona

Ivor Ambrose, co-fondatore e amministratore delegato di Enat.

Cosa auspicate possa emergere dal Forum mondiale del Turismo accessibile di Torino?

Una continuità con il primissimo vertice del 2014 a Montréal, da cui nacque una dichiarazione di intenti realizzata in collaborazione con l’organizzazione turistica delle Nazioni Unite. Quella dichiarazione portò a un secondo vertice a Bruxelles, in cui si decise di implementare l’impegno per il turismo accessibile. Un paio di anni fa, a San Marino, da una conferenza internazionale è emerso un piano d’azione verso il 2030. Quello che ci auguriamo per questo Summit è una conferma dei passi da compiere a tutti i livelli (politico, imprenditoriale e tra le organizzazioni che si impegnano per la disabilità e l’invecchiamento) per far sì che non ci sia più bisogno di parlare di turismo accessibile ma semplicemente di turismo. Le mete possono diventare dei luoghi migliori non soltanto per i turisti ma anche per le comunità che le abitano.

Per partecipare al Summit, occorre registrarsi qui. Sono previste diverse opzioni tariffarie flessibili e accessibili, con agevolazioni per i caregiver. Per chi si iscrive entro il 24 settembre, il biglietto di ingresso alle tre giornate è di 270 euro anziché 300. Il programma completo è disponibile a questo link.

In apertura, la Galleria di Diana alla Reggia di Venaria, una delle mete culturali più visitate in Piemonte. La fotografia è stata fornita dai promotori del Forum mondiale del Turismo accessibile a Torino

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.