Famiglia

Bimbo mio non t’ammalare

Manca una legge che garantisca l’assistenza sanitaria agli extracomunitari clandestini. Molti ospedali hanno assicurato gli interventi d’urgenza, ma da domani...

di Roberto Beccaria

La sanità è nella bufera. Ma non è una novità. La vera notizia è che il brutto tempo si sta abbattendo su tutti gli stranieri che, regolari o irregolari che siano, devono rivolgersi agli ospedali, sia per un caso d?urgenza, sia per un vero e proprio ricovero. Un fatto di cronaca recente ha evidenziato uno dei più gravi buchi legislativi del nostro ordinamento. L?ospedale Gaslini di Genova ha chiesto ai dipendenti di tagliare non solo i ricoveri degli extracomunitari, adulti o bambini indistintamente, ma perfino le prestazioni ambulatoriali. Perché non sempre c?è chi paga questi interventi. Se lo straniero è in regola e magari ha anche un lavoro il trattatamento è quello previsto per un italiano: iscrizione al Servizio sanitario nazionale, 750 mila lire annue, più il ticket per le singole prestazioni. Ma se l?extracomunitario non è in regola e, molto probabile, è anche indigente? È lecito rifiutargli il ricovero, solo perché nessuno può pagarlo? Per l?ospedale Gaslini sì. E nessuno interviene, forse proprio perché non c?è una chiara legislazione in merito. Non c?è una legge completa Ad oggi, esistono solo alcuni decreti legge e alcune ordinanze del ministero della Sanità che regolano l?atteggiamento dei dottori nei confronti delle madri straniere in gravidanza: a loro, secondo l?ordinanza del ministro Bindi, di recente reiterata per la seconda volta, spettano le cure necessarie, indipendentemente dal fatto che siano in regola o clandestine. Ma per quel che riguarda i loro bambini, tutto tace. E proprio su questo silenzio si è basata la circolare del Gaslini. In pratica avviene che, nonostante la convenzione di New York del 1989 (ratificata dal governo italiano nel 1991) preveda la tutela dei minori in qualsiasi caso, il nostro Paese non è ancora in grado di garantire con una legge l?attenzione specifica ai circa 30 mila bimbi stranieri irregolari presenti oggi in Italia: la decisione è di volta in volta delegata alla discrezione, o meglio al bilancio, degli ospedali. Se l?azienda sanitaria non riesce a far quadrare i costi, può in teoria rifiutare anche un ricovero urgente. La Caritas, il Naga di Milano, il Forum delle comunità straniere e molte altre associazioni da tempo combattono questa assurdità: «A tutti si deve garantire l?assistenza sanitaria», ricorda Letizia Corradini, responsabile dell?Ufficio stranieri della Caritas. «Non se ne può fare una questione di soldi, anche perché c?è un iter da seguire in caso di indigenza». In pratica il malato presenta una dichiarazione in cui afferma di non possedere nulla. Questa viene inoltrata dall?ospedale al relativo consolato, che rintraccia i parenti dell?extracomunitario e fa pagare loro la parcella. «Ma», continua Letizia Corradini, «nel 90 per cento dei casi il consolato non si muove e straccia la dichiarazione. E questo pesa sulle casse della Sanità per miliardi all?anno». Insomma, in via del tutto teorica nemmeno l?indigenza dovrebbe limitare l?assistenza medica per gli extracomunitari senza permesso di soggiorno, soprattutto se minori. Ma allora perché il ministro Bindi non ha alzato la voce sull?assurda vicenda genovese? «Non ne sappiamo nulla», confessa il dottor Achille, responsabile dell?Ufficio immigrati del ministero della Solidarietà sociale. «L?unica cosa che posso dire è che gli ospedali devono garantire il ricovero a chiunque. A maggior ragione gli interventi ambulatoriali». L?ospedale Gaslini ha provocato un pericoloso precedente. Cosa succederebbe se nessun ospedale ricoverasse più chi non è in grado di pagare? «Per adesso non ci sono ancora casi clamorosi», assicura Loretta Caponi del Forum delle comunità straniere. «A Roma gli ospedali accettano chiunque. Ma ora c?è un precedente cui ogni altro ospedale potrebbe appellarsi». Dunque non c?è una regola valida per tutti: ognuno fa ciò che vuole. E il ministro non fa una piega. Le risposte all?emergenza Chi si muove sono le associazioni di volontariato. Nella sola Milano sono cinque gli ambulatori a disposizione degli stranieri. «Ogni giorno vengono almeno 50 persone» dice Maria Vittoria, segretaria del Naga. «Noi assicuriamo un?assistenza sanitaria completa. Abbiamo professionisti che prestano gratuitamente la loro esperienza e i loro strumenti per le analisi più sofisticate. Analisi che, altrimenti, costerebbero parecchio». L?assistenza sanitaria agli stranieri, dunque, è il nuovo grattacapo del ministro Bindi: affronta una situazione paradossale in cui la madre gestante è garantita, mentre il nascituro non sa a cosa andrà incontro. E se il povero bambino nasce con una malattia? Potrebbe succedere anche che non gli venga riconosciuto il diritto a essere curato. Ecco il paradosso di una legge fatta a metà.

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