Giustizia

Carcere, le attività soffocate dalla burocrazia

Negli istituti di pena per poter svolgere attività educative, culturali e ricreative per i detenuti d'ora in avanti bisognerà presentare la domanda alla direzione del Dap e non più al direttore del carcere. I primi progetti sono già saltati. Samuele Ciambriello, portavoce della Conferenza nazionale dei garanti: «Si sta burocratizzando la vita penitenziaria. Questa circolare rischia di far stare i detenuti chiusi 20 ore al giorno in celle strapiene». E svela che, in un’altra circolare, si affronta il tema della salute attaccando i "pendolarismi ospedalieri" e ordinando ai medici penitenziari di chiamare il 118 solo in caso di pericolo di vita: «Un’invasione di campo, già oggi circa mille detenuti al giorno saltano visite ed esami in ospedale per mancanza di scorte»

di Ilaria Dioguardi

Una circolare del 21 ottobre scorso firmata da Ernesto Napolillo, direttore generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, subordina all’approvazione del Dap la realizzazione di ogni iniziativa negli istituti in cui è presente una sezione di alta sicurezza, anche se l’iniziativa non riguarda la stessa alta sicurezza. «Le procedure sono sempre più burocratizzate. Questa circolare coinvolge più della metà degli istituti di pena, e i detenuti di tutte le sezioni di quelle carceri», dice Samuele Ciambriello, portavoce della Conferenza nazionale dei garanti e garante dei detenuti della Campania. «Ad esempio, a Poggioreale sono presenti 2.157 detenuti, c’è una sezione di alta sicurezza, quindi ogni attività che si fa in quest’istituto, da oggi in poi, deve essere autorizzata dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Solo in piccole carceri, con 70-100 detenuti, ad esempio dove c’è solo la media sicurezza o in cui sono ristrette le persone tossicodipendenti, non occorre l’autorizzazione del Dap».

Ciambriello si chiede: «Se la magistratura di sorveglianza, su proposta della direzione, fa progetti di scrittura creativa, culturali, musicali, organizza i pranzi a Natale, perché poi bisogna attendere l’autorizzazione da Roma? Il direttore del carcere, il magistrato cosa diventano, amministratori di condominio? Si sta burocratizzando la vita penitenziaria».

Samuele Ciambriello, portavoce della Conferenza nazionale dei garanti e garante dei detenuti della Campania


A rischio le attività degli universitari e del Terzo settore

«Tra i 2mila detenuti in Italia che sono studenti universitari, 800 sono nell’alta sicurezza. Le direzioni delle carceri autorizzano i detenuti a partecipare ad attività organizzate con le università, ci sono dei poli universitari: con questa circolare non è più possibile, si rallenta tutto, ogni decisione è in mano agli uffici di Roma», continua Ciambriello. «Noi utilizziamo il Terzo settore, il volontariato per mantenere alto il livello di inclusione, con attività culturali e ricreative. Il rischio è di tornare indietro. Questa circolare rischia di far stare i detenuti chiusi 20 ore al giorno in celle strapiene, senza la possibilità di svolgere attività».


«Se il 75% delle persone in carcere ci ritorna è perché il carcere non ha rieducato, non ha portato all’inclusione sociale. Si limita la presenza di cooperative, associazioni, progettualità quando anche nell’alta sicurezza i detenuti hanno cambiato vita grazie al grande aiuto del teatro, delle attività culturali, scolastiche», prosegue il portavoce della Conferenza dei garanti. «Vorrei che Napolillo si preoccupasse di far attuare il diritto all’affettività. Sono passati quasi due anni dalla sentenza della Corte costituzionale, i colloqui in intimità sono permessi solo in tre istituti di pena, Padova, Terni e Perugia, e solo perché è intervenuto il magistrato di sorveglianza».

La circolare n. 0454011.U del Dap del 21 ottobre 2025, a firma Ernesto Napolillo:


10mila casi di autolesionismo e 69 suicidi

«Purtroppo, le criticità nel carcere sono tante, dovrebbero esserci più accortezza e più figure sociali. Se, dall’inizio dell’anno, si sono verificati già 10mila casi di atti di autolesionismo e più di un migliaio di casi di tentati suicidi tra i detenuti. Nel 2025 sono 69 i suicidi in carcere (dati al 31 ottobre 2025, dal dossier Morire di carcere di Ristretti orizzonti, ndr). Perché c’è questa sofferenza, questa disperazione? Perché c’è poca attività, poco trattamento».

Ciambriello puntualizza: «Servono circolari che portino più attività e che snelliscano la burocrazia. Ogni volta che si chiede a più persone, e sempre più “in alto”, l’autorizzazione per svolgere le attività, si annulla la praticità. Quando in un’aula universitaria, in una chiesa, in un luogo di incontro io chiedo alle persone: “Chi va in carcere deve?” La risposta è: “Pagare”. No, chi va in carcere deve cambiare. Ma oggi aiuta a cambiare? Questa è la domanda che dobbiamo porci».

Le prime cancellazioni delle attività

Il 29 ottobre scorso è stato annullato un evento che era programmato da tempo nell’ambito del progetto Kutub hurra (Libri liberi), nella casa di reclusione al circondariale di Padova, oltre che in altri istituti penitenziari. Questa cancellazione è avvenuta sulla base della circolare del Dap della settimana precedente. «L’evento si sarebbe dovuto svolgere nell’auditorium dell’istituto Due palazzi, alla presenza degli organi d’informazione e di una folta rappresentanza dei detenuti, oltre che dai rappresentanti delle associazioni “Un Ponte per” e “Lina ben Mhenni” e di una delegazione di donne tunisine e libiche giunte a Padova per l’occasione», afferma in una nota Antonio Bincoletto, garante comunale della città veneta.

«Questo annullamento ha creato sconcerto e delusione fra i detenuti e le associazioni. Quanto sta accadendo ci preoccupa e ci interroga sul futuro della ricchezza culturale che caratterizza la casa di reclusione e il circondariale di Padova, nonché sulla situazione generale degli istituti di pena in Italia». Il progetto Kutub Hurra ha permesso finora l’acquisizione da parte della biblioteca della casa di reclusione e della casa circondariale di decine di libri in arabo di contenuto laico e la creazione di gruppi di lettura, accessibili alla popolazione reclusa arabofona e non. 

L’attacco ai “pendolarismi ospedalieri” di un’altra circolare

Una circolare del 10 ottobre scorso, firmata dal capo del Dap Stefano Carmine De Michele, contiene sollecitazioni al coordinamento tra le aree professionali delle carceri, nell’ottica di una maggiore efficienza amministrativa e per la prevenzione di eventi critici. «Nella prima parte di fatto riconosce che in nessuno degli istituti di pena italiani viene consegnato all’ingresso un regolamento relativo ai propri diritti. E afferma anche che gli educatori nelle sezioni entrano poco. Di questa parte posso essere contento», spiega Ciambriello. 

Il passaggio più contestato del testo riguarda il tema della salute, al centro di continue lamentele e proteste da parte dei detenuti, soprattutto per le difficoltà e i ritardi a accedere alle visite specialistiche. Dice la circolare: «Troppo frequenti risultano i cosiddetti “pendolarismi ospedalieri” per urgenze differibili, che generano disagio, costi e rischi di sicurezza. Occorre valorizzare le risorse interne, garantendo continuità delle cure e tempestività delle risposte. Il medico penitenziario deve assumersi la responsabilità di una valutazione rigorosa, contattando direttamente il 118 solo nei casi di effettivo pericolo di vita». 

La circolare n.0435332.U del 13 ottobre 2025, a firma Stefano Carmine De Michele:

Circa mille detenuti al giorno saltano visite ed esami negli ospedali

«Credo sia un’invasione di campo dell’amministrazione penitenziaria nei confronti della sanità locale e regionale, oltre a essere un linguaggio offensivo della dignità delle persone detenute e degli operatori sanitari», sottolinea Ciambriello. «Ci lascia perplessi come garanti questo progressivo accentramento del Dap anche nelle materie non proprie e denuncio che, quotidianamente, saltano in 190 carceri italiane le visite specialistiche e i ricoveri: circa un migliaio di detenuti al giorno non vengono portati. Solo tra Poggioreale e Secondigliano 54 di loro la scorsa settimana, tra cui un talassemico, non sono stati accompagnati ad effettuare visite, esami e ricoveri per mancanza di scorte. Come si fa a ordinare di chiamare il 118 solo in caso di morte? La sanità da 16 anni è in mano alle regioni, alle singole asl».

Foto di apertura di Estella su Pexels e, nell’articolo, fornita dall’intervistato

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