"Vince chi smette"
Como: 314 milioni di euro buttati nell’azzardo, finalmente apre uno spazio di ascolto
Un luogo in cui incontrare i giocatori d'azzardo patologico e i loro familiari e incontri per sensibilizzare sui rischi: Caritas Como lancia "Vince chi smette". Paolo Casartelli, volontario del servizio: «I dati sono spaventosi. Nel 2024 nel nostro territorio per il gioco fisico sono stati spesi 211 milioni di euro e per il gioco online 103 milioni di euro. Per lo sportello? Meglio fissare un appuntamento, ma chiunque bussi è benvenuto»
Per la Caritas diocesana di Como è una prima volta. Eppure Como e la sua provincia è tra le realtà italiane con il più alto numero di giocatori e con la maggior quantità di soldi giocati. «I dati sono spaventosi. Nel 2024, nel comune di Como, per il gioco fisico, sono stati spesi 211 milioni di euro, le vincite sono state di 150 milioni di euro. Mentre, per il gioco online, sono stati spesi 103 milioni di euro», dice Paolo Casartelli al telefono. Risponde dal Centro Pastorale Cardinal Ferrari, dove la Caritas ha appena aperto uno spazio dedicato agli incontri con chi è coinvolto nel gioco d’azzardo e con i familiari.
Raccogliendo l’invito della Caritas italiana e della Federazione italiana comunità terapeutiche – Fict la Caritas della diocesi di Como ha lanciato “Vince chi smette”, una campagna di conoscenza e sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo, con incontri e uno spazio di ascolto e consulenza. «È la prima volta che diamo vita ad un servizio specifico per il gioco d’azzardo», dice Casartelli. Lo spazio di ascolto e consulenza è aperto tutti i martedì dalle ore 14,30 alle 17,30: «per ragioni organizzative è preferibile fissare prima un appuntamento, ma in ogni caso siamo qui a disposizione di chi vuole bussare alla porta, anche senza preavviso».
Casartelli è un volontario. Pensionato, si presenta così: «Ho lavorato circa 30 anni nel SerT e per 20 ho fatto parte come educatore dell’équipe che nel SerT (ora SerD, ndr) di Como si occupa di gioco d’azzardo. Quando iniziai, tre decenni fa, i giochi legali in Italia erano quattro: la schedina settimanale, la Lotteria Italia del 6 gennaio, i quattro casinò legali autorizzati in Italia (Saint-Vincent, Sanremo, Venezia, Campione d’Italia) e il Lotto con un’estrazione alla settimana. Dal 1994 in poi, il fenomeno è gradualmente esploso, coinvolgendo una fascia sempre più ampia della popolazione».
Quasi un italiano su due gioca d’azzardo almeno una volta l’anno
Nel 2024 in Italia sono stati spesi 157 miliardi di euro nei giochi d’azzardo. Sono coinvolti il 37% dei ragazzi under 19 e il 26% delle persone over 65. Dal 2013 l’azzardo è riconosciuto come malattia perché può dar luogo a una condizione patologica di dipendenza, consistente nell’incapacità cronica di resistere all’impulso del gioco, con conseguenze anche gravemente negative sull’individuo stesso, la sua famiglia e le sue attività professionali.

«I dati parlano chiaro: è in aumento il numero di chi punta i soldi sulle vincite attraverso vari canali. Secondo delle indagini realizzate da Nomisma, in Italia quasi una persona su due fra i maggiorenni – 20,7 milioni di residenti – gioca d’azzardo almeno una volta all’anno. Circa 5 milioni di persone giocano d’azzardo in un modo che inizia a diventare problematico: spendono tanto e cominciano ad avere delle difficoltà», continua Casartelli. «E almeno – sottolineo la parola almeno – 2 milioni di persone in Italia giocano in modo patologico, cioè sono malati di azzardo».
Nel 2024 in Italia sono stati spesi 157 miliardi di euro nei giochi d’azzardo. Sono coinvolti il 37% dei ragazzi under 19 e il 26% delle persone over 65
Fare da “ponte” con il territorio
«Poco fa ho terminato due colloqui, uno con un giocatore e uno con un familiare», dice Casartelli. «Quando arriva una persona a parlare allo sportello, è fondamentale mettersi in ascolto, per carcere di capire i bisogni. Con il giocatore d’azzardo che ho incontrato, abbiamo già concordato di andare insieme al Servizio per le dipendenze di Como perché ritiene di avere bisogno di alcuni colloqui di sostegno psicologico. È importante fare anche da “ponte” con i servizi del territorio: mancano tante volte gli “anelli di collegamento”. Le persone spesso non vanno ai Servizi per le dipendenze perché si vergognano, non vogliono essere riconosciute, perché pensano che si debba pagare. Un altro elemento disincentivante è il fatto che i Servizi per le dipendenze – almeno qui a Como – sono tutti nella stessa sede: tossicodipendenti, alcoldipendenti e giocatori d’azzardo. Ma da parte di questi ultimi c’è una certa paura a recarsi nei luoghi dove ci sono i dipendenti da alcool e da sostanze, non vogliono che la gente, vedendoli entrare, pensi che anche loro abbiano quel tipo di problema».
L’importanza della relazione di fiducia
«Nel primo colloquio con la persona coinvolta possiamo anche non parlare del gioco d’azzardo. Io sto un passo indietro, non faccio domande sensibili, piuttosto cerco di costruire una relazione di fiducia. Quando questa relazione è un po’ solida, quando l’utente si fida di me e io ho cominciato a conoscere i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza, possiamo approfondire la sua situazione, prima no», prosegue Casartelli. «È importantissimo che nei primi incontri la persona si sente accolta, non si senta giudicata, si senta compresa per quello che percepisce come vizio, ma che noi sappiamo che è una malattia. E come ogni malattia è curabile, o perlomeno ci si può provare insieme».
Gli incontri, nelle scuole e non solo
La Caritas di Como è a disposizione anche per incontri di sensibilizzazione e informazione «con le scuole, le parrocchie, le associazioni, tutte le organizzazioni sociali che vogliono fare un confronto, un approfondimento, vogliono essere informati sul tema dell’azzardo in generale e, in particolare, sul nostro territorio. Ci è già arrivata la richiesta da parte di una scuola secondaria di secondo grado di Como per organizzare degli incontri informativi per gli alunni, ne faremo alcuni per le prime due classi, altri per le terze, quarte e quinte. Il problema è che l’azzardo è molto, “normalizzato”, i rischi seri della dipendenza non vengono quasi mai spiegati».
Foto di apertura di Erik Mclean su Unsplash e, nell’articolo, dell’intervistato
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