Scuola & Disabilità

Continuità didattica per gli alunni con disabilità: via libera del Cnel

La proposta di legge prevede un periodo di permanenza minima nella scuola assegnata, l’anticipo delle procedure di nomina, più formazione per i docenti e la limitazione del passaggio da insegnante di sostegno a curriculare. Il promotore Vincenzo Falabella, coordinatore dell’Osservatorio Inclusione e Accessibilità: «Ogni alunno con disabilità ha diritto allo stesso docente di sostegno per l'intero ciclo scolastico (infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado)»

di Daria Capitani

Garantire in maniera chiara e certa la continuità didattica per gli allievi con disabilità. È l’obiettivo principale della proposta di legge approvata ieri dall’assemblea del Cnel, il Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro. Per Vincenzo Falabella, coordinatore dell’Osservatorio Inclusione e Accessibilità e presidente Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità – Fish, che ha lavorato a lungo al documento, «è un risultato importante, che mira a garantire stabilità, qualità e inclusione nel sistema scolastico italiano».

Un primo passo che è il frutto di un processo di confronto che si è svolto all’interno dell’Osservatorio. «La Fish si è battuta per arrivare quanto prima a una proposta di legge che potesse garantire due aspetti fondamentali: la continuità didattica da un lato e la formazione iniziale e in servizio degli insegnanti di sostegno», spiega Falabella. «Il testo ha accolto le osservazioni e le indicazioni ricevute all’interno della seconda Commissione Politiche sociali del Terzo settore». Ora la proposta di legge, dopo piccole modifiche emendative richieste dall’assemblea del Cnel, verrà depositata alla Camera: «Auspichiamo che possa essere quanto prima calendarizzata nella Commissione Cultura, in maniera tale da poter avviare nel più breve tempo possibile l’iter parlamentare per una sua approvazione».

Che cosa prevede

«L’inclusione scolastica in Italia vive un paradosso stridente: un quadro normativo tra i più avanzati al mondo convive con una realtà quotidiana che troppo spesso nega i diritti fondamentali degli alunni con disabilità». È la premessa da cui parte la riforma. Al cuore di questa contraddizione, tre nodi irrisolti: la cronica mancanza di continuità didattica sugli alunni con disabilità, la carenza di formazione specialistica dei docenti di sostegno e la carenza di formazione sulle didattiche speciali da parte degli insegnanti curriculari.

«Immaginiamo per un attimo il percorso scolastico di Marco, bambino con autismo», si legge nella relazione introduttiva: «ogni settembre è un salto nel buio. Cambi di insegnanti, nuovi approcci da comprendere, metodologie che si sovrappongono. Quello che dovrebbe essere un percorso lineare di crescita si trasforma in un estenuante lavoro di riadattamento. Questa non è inclusione, è una corsa a ostacoli che penalizza soprattutto chi ha maggior bisogno di stabilità».

Il documento punta a risolvere le criticità introducendo una serie di novità. Innanzitutto, all’articolo 2 è prevista la limitazione della possibilità di passaggio da insegnante di sostegno a insegnante curriculare, mentre l’articolo 4 prevede la definizione di una quota minima di permanenza nella scuola assegnata. «Il combinato di questi due articoli consentirà a chi dovrà svolgere il ruolo di insegnante di sostegno di permanere sul posto con l’alunno assegnato durante tutto il suo percorso di studi: tre anni nell’infanzia, cinque anni alla primaria, tre anni alla secondaria di primo grado e cinque anni alla secondaria di secondo grado», spiega Falabella.

La norma prevede anche delle misure incentivanti per i docenti di sostegno e la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato per il sostegno didattico agli alunni con disabilità. «Per le famiglie», aggiunge Falabella, «in base alla sentenza della Corte costituzionale 254 del 2000, laddove l’insegnante non dovesse garantire la crescita e il percorso educativo dell’alunno con disabilità, resta la possibilità di chiedere al dirigente scolastico un’eventuale sostituzione».

È un risultato importante, che mira a garantire stabilità, qualità e inclusione nel sistema scolastico italiano

Vincenzo Falabella, presidente Fish e coordinatore Osservatorio Inclusione e Accessibilità del Cnel

Un altro elemento riguarda l’anticipazione delle procedure di nomina per garantire un avvio regolare dell’anno scolastico: «Significa avere i docenti in classe quando la scuola inizia, cosa che oggi avviene in maniera random». Infine, l’istituzione di scuole di specializzazione per il sostegno didattico e l’inclusione scolastica, «volte a potenziare la formazione iniziale e in servizio».

Un traguardo sentito

Perché è importante questa riforma? «Perché valorizza la professionalità dei docenti e rafforza la continuità educativa, rassicurando le famiglie sul fatto che l’insegnante di sostegno, una volta entrato in contatto con il proprio figlio, può accompagnarlo fino al termine del ciclo di studi. Tutela il diritto allo studio di tutti gli studenti e garantisce agli insegnanti di sostegno, insieme agli insegnanti curriculari, una formazione specifica sulle tematiche dell’inclusione e della pedagogia speciale».

Fotografia di Luis Arias su Unsplash

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