Giornata Mondiale Cure Palliative
Cure palliative: le scuole di specializzazione non decollano
Nel 2025 coperti solo 64 posti su 165. La società scientifica Sicp lancia l'allarme sullo stato della formazione specialistica italiana in cure palliative e presenta le sue richieste al governo sotto forma di proposte concrete da attuare con urgenza. «Servono decisioni di indirizzo politico e di investimento». La mancanza di personale abilitato e qualificato è aggravata dal turnover. Come rendere attrattiva questa specializzazione?
La mancanza di personale medico sanitario dedicato, formato e qualificato, competente e abilitato, alle cure palliative è anche un problema formativo. I posti della Scuole di specializzazione, di recente istituzione e attivate solo in circa la metà delle facoltà di medicina, non vengono assegnati. E anche se venissero tutti riempiti non basterebbero a coprire la richiesta di turnover, dato che quasi un palliativista su due si stima andrà in pensione nei prossimi dieci anni, aggravando così l’attuale carenza di personale. Mentre, nel mondo e così in Italia, l’aumento delle patologie croniche e l’invecchiamento della popolazione fanno impennare il bisogno di cure palliative in tutti i setting di cura e per tipologie di pazienti sempre più numerose, non solo in fase terminale.
Le scuole di specializzazione
In molti Paesi le cure palliative da tempo sono una disciplina specialistica. In Italia, le scuole di specializzazione in medicina e cure palliative sono attive sono dal 2022. Le diverse specialità in cui i palliativisti sono reclutati sono anestesia e rianimazione, ematologia, geriatria, malattie infettive, medicina interna, neurologia, oncologia, pediatria, radioterapia. In tre anni di bandi, i posti disponibili sono cresciuti rapidamente, ma a scegliere la specializzazione in medicina e cure palliative sono ancora pochissimi giovani medici. Nel 2023 i posti assegnati nelle Università italiane furono appena 37 su 170; mentre nel 2025 la copertura è salita a 64 su 165 così suddivisi per macroarea territoriale: 15 sud e isole, 20 nordest, 18 nordovest e 11 al centro. Circa il 60% dei contratti non assegnati, contro il 17% del totale considerando tutte le specializzazioni dell’ultimo concorso.
Le cause
I motivi di questa scarsa attrattività: l’assenza in quasi tutta Italia di insegnamento strutturato della materia cure palliative nel pre-laurea in Medicina e Chirurgia e le scarse equipollenze in uscita al pari delle altre specializzazioni. Ma anche la scarsa attrattività economica di alcune specialità, come le cure palliative e altre specialità “di servizio pubblico” del Servizio Sanitario Nazionale. Si pensi alla medicina d’urgenza, che registra tassi di copertura molto bassi (45% nel 2024) e le specializzazioni nei laboratori clinici (patologia, microbiologia), che si attestano su coperture inferiori al 20-30% in alcuni casi. Anche altre discipline come anatomia patologica e radioterapia mostrano tassi di copertura contenuti (in alcuni casi 47% o 18 %). Discipline meno redditizie di altre, come chirurgia plastica, dermatologia o ginecologia, tra le più scelte dai neolaureati, dove è più facile fare attività privata ambulatoriale.
Non si tratta di semplici dati amministrativi e di posti non assegnati. Dietro i numeri ci sono pazienti, famiglie e comunità che restano spesso senza un’assistenza palliativa
Gianpaolo Fortini
Un terzo di chi ne avrebbe bisogno vi ha accesso
«Non si tratta di semplici dati amministrativi e di posti non assegnati» spiega il presidente della SICP Gianpaolo Fortini «dietro i numeri ci sono pazienti, famiglie e comunità che restano spesso senza un’assistenza palliativa specialistica adeguata, soprattutto a domicilio, negli ospedali e nelle aree più periferiche. Oggi la copertura del fabbisogno di cure palliative in Italia è gravemente insufficiente: mancano ancora più della metà dei medici, mentre solo un terzo dei malati riesce ad accedere ai servizi fondamentali. Non più scelte tecniche, ma decisioni di indirizzo politico e di investimento che permettano alle cure palliative di garantire, su tutto il territorio, risposte adeguate al fabbisogno delle persone e ai diritti dei cittadini». La richiesta viene a oltre un anno dalla denuncia lanciata proprio da Sicp, secondo cui mancavano all’appello oltre la metà dei medici e i due terzi degli infermieri necessari a far fronte al bisogno e i giovani palliativisti in entrata erano troppo pochi.
Ogni anno circa 600.000 adulti e 35.000 bambini si stima abbiano bisogno di cure palliative, ma soltanto un terzo degli adulti e un quarto dei bambini riescono ad accedere a questi servizi fondamentali. «Mancano seimila professionisti tra medici e infermieri» denuncia oggi la Sicp.
Rendere attrattive le cure palliative
Le cure palliative sono particolarmente complesse e coinvolgenti. «Serve un’azione urgente e coordinata: occorrono campagne di informazione e orientamento mirate, per sensibilizzare i giovani medici e coinvolgerli nella disciplina, rapporti strutturati tra Atenei e servizi territoriali per offrire tirocini concreti, e una valorizzazione professionale che renda il percorso in cure palliative una scelta competitiva e gratificante» spiega Marta De Angelis, responsabile comunicazione della Sicp. «È necessario riconoscere le Cure Palliative come area strategica all’interno del Sistema sanitario nazionale attraverso incentivi, percorsi di carriera e politiche retributive adeguate, oltre a un monitoraggio trasparente su occupazione e abbandoni».
Le iniziative della Sicp
C’è anche il problema che, vista l’attuale scarsità di palliativisti accademici e mancando un inquadramento accademico specifico – un’area scientifico disciplinare di riferimento – per il medico palliativista, a insegnare ai giovani medici sono spesso professionisti di altre specializzazioni. «Sicp è già attivamente impegnata sul fronte della formazione e della promozione, in dialogo con diversi Atenei italiani per rafforzare la presenza delle cure palliative nei percorsi universitari», afferma Augusto Caraceni, coordinatore del corpus accademico della Sicp e direttore della scuola di specializzazione dell’Università degli studi di Milano, promotrice di alcuni eventi a carattere di macroarea territoriale. L’Università di Padova ha stabilito di offrire la partecipazione al congresso nazionale Sicp che si terrà a Riccione dal 20 al 22 novembre, a tutti i 31 professionisti che hanno appena concluso i master di I e II livello in cure palliative pediatriche. Ma non basta. Ci vuole un intervento su altra scala.
Le richieste della Sicp
La Sicp chiede con urgenza un piano nazionale per rendere la formazione in cure palliative più attrattiva e riconosciuta, con campagne di orientamento nelle facoltà e nelle scuole per professioni sanitarie, fin dal pre-laurea e percorsi di tirocinio che mettano gli specializzandi a contatto con reti territoriali efficaci.
- Una maggiore integrazione tra le università, le scuole e la rete, con campagne di orientamento e informazione nelle facoltà di Medicina e nelle scuole professionali sanitarie per far conoscere ai giovani medici il ruolo e le prospettive delle cure palliative.
- Istituire convenzioni stabili tra Atenei e servizi territoriali per garantire ai medici esperienze formative certificate e spendibili professionalmente.
- Incentivare e dare riconoscibilità al percorso professionale in cure palliative, con riforme strutturali che riconoscano le cure palliative come area strategica del Servizio sanitario nazionale e con politiche retributive e di carriera che rendano la specialità competitiva e sostenibile sul piano lavorativo e professionale.
- Monitoraggio costante e trasparente dei dati di occupazione, abbandono, attivazione di corsi, in collaborazione tra SICP, MUR, Ministero della Salute e gli Atenei.
Foto di Vitaly Gariev su Unsplash
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