Territori
Dialogo costante e un Fondo ad hoc: in Lombardia il Pd propone una legge quadro per il Terzo settore
Presentata a Milano una proposta di legge regionale per valorizzare e sostenere gli enti non profit, superando la logica dei bandi per arrivare a una pianificazione di lungo periodo. «È un punto di partenza da arricchire con il confronto con i protagonisti», spiega Davide Casati, primo firmatario del testo. Ma tutto passa da un necessario cambio di paradigma: «Abbiamo le capacità per risolvere i problemi, ma basta sfruttarci perché "costiamo poco"», l'appello di Valeria Negrini, portavoce del Forum Terzo settore Lombardia
Meno rose camune e ambrogini d’oro e più dialogo e condivisione di politiche con le istituzioni. È quello che chiedono, a gran voce, gli enti del Terzo settore, stanchi dei discorsi, densi di retorica ma quasi sempre incapaci di portare a un intervento strutturale, fatti sul loro valore sociale da politici e amministratori. È per questo che il gruppo consiliare del Partito democratico di Regione Lombardia ha presentato una proposta di legge ad hoc, con l’obiettivo di valorizzare, sostenere e promuovere il Terzo settore.
«Non è un modo di mettere delle bandierine», ha specificato in sede di presentazione al pubblico il capogruppo dem in Consiglio regionale, Pierfrancesco Majorino, ma un tentativo di riconoscere in maniera strutturale la centralità del privato sociale cercando di superare la logica dei bandi e dei progetti che impedisce una programmazione di lungo periodo e finisce spesso per condannare i lavoratori del Terzo settore al precariato. La proposta di legge, che conta 30 articoli, non è ancora arrivata sui banchi della commissione Sostenibilità sociale, casa e famiglia ed è molto probabile che, quando sarà il momento, il testo sarà soggetto a diversi cambiamenti. Come ha spiegato il primo firmatario della pdl, il consigliere Davide Casati, «è un punto di partenza» da approfondire e migliorare con il dialogo costante con gli enti del Terzo settore, così da arrivare alla discussione con un testo che sia il più possibile rispondente alle loro esigenze.
Gli obiettivi: uno luogo di confronto permanente
e un Fondo per l’innovazione sociale
L’impegno del Pd parte da una considerazione di carattere pratico: «In due anni e mezzo di legislatura non si è mai parlato di Terzo settore in Consiglio regionale», eccezione fatta per tre minuti e mezzo per un in occasione di un ordine del giorno molto specifico sulle cooperative sociali, ha sottolineato Casati. Di qui la domanda: come possiamo capire quali sono i bisogni degli attori coinvolti se non c’è neanche uno spazio di discussione? Tra gli obiettivi della pdl c’è proprio quello di creare questo spazio, un luogo istituzionale stabile di confronto tra enti del Terzo settore, Consiglio e giunta regionale. Il senso, ha spiegato Majorino, è un’assunzione di responsabilità da parte del settore pubblico, che troppo spesso finisce per «sfruttare» il privato sociale per non farsi carico di questo o quell’intervento nella società. «Ci auguriamo che questo testo depositato e presentato oggi, che potrà essere arricchito, migliorato, integrato, sia un’occasione per mettere al centro dell’agenda politica regionale il Terzo settore», ha aggiunto Casati.
Tra gli altri obiettivi, la valorizzazione del Terzo settore come componente essenziale del sistema sociale lombardo, riconoscendone il ruolo costituzionale e promuovendo strumenti sia normativi che amministrativi in grado di rafforzarne l’azione, ivi compresi modelli di amministrazione condivisa tra enti pubblici ed enti del Terzo settore; il superamento dellla contrapposizione pubblico-privato riconoscendo a livello lombardo la specificità del Terzo settore, introducendo per gli enti non profit criteri di premialità che tengano conto non solo della dimensione economica ma anche del loro impatto sociale nei futuri affidamenti, accreditamenti e contrattualizzazioni regionali; la promozione dell’inclusione lavorativa di persone svantaggiate nei servizi gestiti dalla Regione, favorendo l’inserimento occupazione tramite cooperative e imprese sociali; un riordino della normativa vigente, in modo da andare incontro alle richieste di snellimento burocratico sollevate dagli enti non profit; infine, soprattutto, l’istituzione di un Fondo regionale per l’innovazione sociale, volto a sostenere progetti ad alto impatto sociale e favorire nuove forme di collaborazioni tra pubblico, privato e cittadini.
Un dialogo paritario
La discussione in commissione dovrebbe iniziare nel 2026, quando anche la giunta dovrebbe aver presentato una propria proposta di legge sul tema. Intanto, gli attori del Terzo settore applaudono l’iniziativa del Pd. «A volte l’impressione che attraversa le nostre realtà è che la politica dei partiti non sempre si metta in ascolto e abbia anzi la presunzione di sapere cosa è utile e cosa serve agli altri», ha sottolineato Valeria Negrini, portavoce del Forum Terzo settore Lombardia. «Il Terzo settore ha le capacità di mettere assieme azioni diverse per risolvere i problemi e noi abbiamo l’ambizione di poter interloquire con le istituzioni», a patto, però, che questo avvenga in una dimensione costruttiva e paritaria. «Il tentativo, da parte di alcuni amministratori pubblici, di dire: “Uso il Terzo settore perché costa meno” è umiliante, non ne possiamo più», ha aggiunto.
Una primo suggerimento di modifica al testo presentato dal Pd è arrivato da Attilio D’Adda, che ha bocciato il nome «consulta» dato allo spazio di confronto permanente tra Terzo settore e Regione. «È un termine che non mi piace. Io non voglio essere consultato», ha detto, «ma farmi ascoltare per arrivare a delle conclusioni concrete». Don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi, ha invece sottolineato due indicazioni di metodo: «Questo intervento rischia di essere inefficace se non ci si mette nella logica di crescere sì tutti assieme, ma andando al passo del più lento e non del più veloce», ha detto, per poi puntare il dito contro la troppa burocrazia: «Ci stiamo morendo dietro, è soffocante. Si tratta spesso di norme dettate dalla paura, che finiscono di metterci i bastoni tra le ruote. Ma voi dovete considerarci non come delinquenti fino a prova contraria, ma aiutarci e bastonare chi sbaglia».
In apertura: la presentazione della proposta di legge a Milano (via Gruppo consiliare Lombardia Partito democratico)
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