Lo studio

Ecco la dieta per salvare il pianeta, e noi stessi

Cambiare il sistema globale di produzione del cibo per nutrire dieci miliardi di persone. È il messaggio del nuovo rapporto Eat-Lancet. Si tratta di passare, in tutto il mondo, a una dieta ricca di alimenti a base vegetale, senza eliminare carne e latticini. Per evitare 15 milioni di morti all'anno. Ma serve una trasformazione radicale, per esempio riducendo del 33% la produzione di carne bovina. Intanto l'Europarlamento ha espresso un voto anacronistico contro il veggy burger.

di Elisa Cozzarini

Hamburger e salsicce vegetali potrebbero sparire dagli scaffali dei supermercati di tutta l’Ue. Ma il dibattito europeo sull’hamburger senza carne arriva proprio all’indomani della pubblicazione del nuovo report della Commissione EatLancet, stilato dai migliori esperti a livello mondiale di nutrizione, clima, economia, salute, scienze sociali e agricoltura. Il messaggio è semplice: la dieta per la salute universale (Planetary health diet – Phd) è ricca di alimenti a base vegetale.

Un divieto dal futuro incerto

L’Europarlamento ha approvato un emendamento che vieta l’uso di termini che fanno riferimento alla carne, per prodotti di origine non animale.

A oggi, l’Ue vieta già l’uso di termini come “latte”, “yogurt” e “formaggio” per prodotti a base vegetale. Si trovano in vendita, semmai, bevande di soia, riso, etc. Ma perché la norma entri in vigore, deve essere approvata dalla maggioranza degli Stati Ue e il risultato è tutt’altro che scontato. I prodotti senza carne, infatti, sono diventati molto comuni nei nostri supermercati, e soprattutto in quelli tedeschi. Prima del voto, il capogruppo del Ppe Manfred Weber aveva definito la questione una «non priorità», aggiungendo che «i consumatori non sono stupidi». Tra gli italiani, non solo i partiti di centro-destra, ma anche parte di quelli del Pd hanno votato a favore dell’emendamento, riflettendo una frattura nel gruppo socialista europeo. Per Marco Contiero, direttore della Politica agricola di Greenpeace Europa, «cambiare il nome sulla scatola non impedirà il cambiamento delle scelte alimentari delle persone».

Trasformare il sistema – cibo per risolvere la crisi ambientale

«Il cibo è una questione chiave per la risoluzione della crisi climatica, della biodiversità, della salute e la  disuguaglianza, che sono correlate e interconnesse», si legge nel report Eat-Lancet, «per questo la trasformazione dei sistemi di produzione degli alimenti deve essere integrata in tutti i settori economici, di governance globale e politici». Gli esperti evidenziano che, se venisse adottata questa dieta per la salute universale, si potrebbero evitare 15 milioni di morti all’anno, il 27% dei decessi a livello globale.

Il nuovo report della Commissione EatLancet (la prestigiosa rivista scientifica), mette in connessione il sistema cibo con il clima, l’ambiente, la salute e la giustizia sociale. Propone una dieta ricca di alimenti a base vegetale, flessibile, che si adatta a culture, tradizioni e preferenze personali. Non esclude completamente la carne o i prodotti lattiero-caseari (i principali cibi responsabili di emissioni di gas serra), ma ne raccomanda un uso limitato, nelle cucine che comprendono questi alimenti: circa un bicchiere di latte al giorno, due uova e carne due volte alla settimana.

Il cibo è responsabile di un terzo delle emissioni di gas serra. Una quantità rilevante, tanto che se anche venissero eliminate completamente le fonti fossili, basterebbe a far salire la temperatura della Terra oltre 1,5°C, cioè il limite posto dall’accordo di Parigi. Ecco perché «non c’è una soluzione possibile alle crisi climatica e della biodiversità senza cambiare il sistema alimentare globale». Non si tratta solo di passare a diete più salutari, ma anche di migliorare la resa agricola ed eliminare gli sprechi.

Cibo per 9,6 miliardi di persone

Gli esperti di Eat-Lancet hanno calcolato che, con la dieta per la salute universale, si possono sfamare 9,6 miliardi di persone, con impatti modesti sui costi medi del cibo. Ma servono cambiamenti radicali su come, cosa, dove il cibo viene prodotto. Per esempio, ci vorrebbero una riduzione del 33% nella produzione di carne bovina e un aumento del 63% di frutta, vegetali e noci, rispetto ai livelli del 2020.

Il report pone l’accento anche sulla giustizia sociale. Oltre metà della popolazione mondiale non ha accesso a una dieta sana e questo porta a «conseguenze devastanti per la salute pubblica, l’equità sociale e l’ambiente». L’alimentazione del 30% della popolazione più ricca del mondo ha un impatto pari al 70% sull’uso della terra e l’emissione di gas serra. I numeri mettono in luce le profonde disuguaglianze del sistema alimentare attuale e l’urgenza di politiche per garantire l’accesso al cibo come diritto umano universale. A partire anche dalla scelta di una dieta più ricca di alimenti a base vegetale, come i veggy burger.

In apertura, foto di engin akyurt su Unsplash

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