Giornata contro la povertà

Facciamo festa con i senza dimora: la povertà ha bisogno anche di relazione

Tante iniziative in tutta Italia organizzate in occasione della "Notte dei senza dimora" che accompagna la “Giornata mondiale di lotta alla povertà”. Un momento di sensibilizzazione e denuncia, ma anche di festa. Piero Magri, presidente di Terre di Mezzo: «Vogliamo accendere una luce su chi vive senza una dimora e accorciare le distanze tra chi una casa ce l’ha e chi invece non l’ha ancora. Non dimenticherò mai quella donna che mi disse "grazie, perché nessuno ha mai voglia di fare festa con noi»

di Emiliano Moccia

«Da tre mesi mi sono separato da mia moglie. Non andavamo più d’accordo, ci sono stati un po’ di problemi e mi ha messo alla porta. Avevo perso anche il lavoro. Sono stato accolto nel dormitorio comunale, ma non riesco a rispettare tutte quelle regole, per esempio gli orari fissi per entrare o per uscire. Ho deciso di fermarmi qui, così sono vicino a dove abitavo e posso vedere i miei figli piccoli». Alberto (nome di fantasia) ha 33 anni e da diverse settimane vive in strada, all’interno di un piccolo parcheggio comunale alle spalle del Centro di Igiene dell’Asl di Foggia. All’inizio i vicini si erano allarmati della sua presenza, ma adesso si sono abituati e tollerano anche il mini-rifugio che si è costruito con materiale di fortuna. Alberto è uno dei circa 96mila senza dimora che – almeno secondo l’ultima rilevazione Istat del 2021 – popolano strade, stazioni, ruderi abbandonati, sottopassi delle città italiane.

Per loro, dal lontano 1999, l’associazione Insieme nelle Terre di Mezzo onlus organizza “La Notte dei senza dimora”. Lo fa in prossimità della Giornata mondiale di lotta alla povertà voluta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, che ricorre il 17 ottobre di ogni anno. L’iniziativa nel tempo da Milano si è estesa in tutta Italia, grazie al coinvolgimento della fio.Psd – Federazione italiana organismi persone senza dimora. La finalità è sempre la stessa: «L’idea è quella di accendere una luce su chi vive senza una dimora, attirando l’attenzione della cittadinanza. Allo stesso vogliamo accorciare le distanze tra chi una casa ce l’ha e chi invece non ce l’ha per i motivi più diversi: perché è lontano dal proprio Paese, perché ha perso il lavoro, perché si è separato… Al termine di tutto, dobbiamo chiederci cosa possiamo fare assieme per uscire da queste situazioni» spiega Piero Magri, presidente di Insieme nelle Terre di Mezzo.

Se dobbiamo continuare ad organizzare eventi per attirare l’attenzione sulla situazione dei senza dimora, vuol dire che la nostra società che si dichiara civilizzata, ha ancora qualche criticità da risolvere

Piero Magri, presidente di Insieme nelle Terre di Mezzo

Il suo bilancio, rispetto a quanto fatto finora? «Se “purtroppo” siamo arrivati alla venticinquesima edizione della “Notte dei senza dimora” vuol dire che ci sono ancora tante persone che non hanno una casa o che vivono in grave emarginazione. Se dobbiamo continuare ad organizzare eventi per attirare l’attenzione sulla loro situazione, vuol dire che la nostra società che si dichiara civilizzata, ha ancora qualche criticità da risolvere».

Un momento della Notte dei senza dimora dello scorso anno (foto di Isabella Balena)

L’importanza della casa

Il tema dell’abitare continua ad essere al centro dell’attività di sensibilizzazione e di riflessione. «Quello della casa, se pensiamo ad una città come Milano, è un problema che riguarda tante persone. I senza dimora, ma anche lavoratori, studenti universitari, famiglie che fanno fatica a trovare un appartamento a prezzi accessibili. Ma il problema dell’abitare è simile in tutte le città. Ce lo ricorda anche il recente report dell’Istat, che dice che in Italia ci sono quasi 6milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta e che fra di loro uno su tre è straniero» evidenza Magri.

«Rispetto a 25 anni fa possiamo senz’altro dire che questo è uno dei cambiamenti maggiori, visto che sono aumentati i migranti che per una serie di motivi si ritrovano senza documenti o i profughi a cui è stato dato il diniego: per loro è difficilissimo avere una casa. Le istituzioni hanno messo in campo tanti interventi per migliorare i servizi destinati ai senza dimora, qualche amministrazione comunale ne ha realizzati di più e qualcun’altra di meno, ma questo appuntamento ci permette di fare anche un’altra riflessione: qual è la visione di città che stiamo costruendo? Forse, dobbiamo iniziare a rovesciare la prospettiva: l’investimento va fatto nelle persone, più che nelle strutture» prosegue Magri. La ragione è presto detta: «Saranno le stesse persone, valorizzate e coinvolte, che potranno poi aiutare ad inventare e “modellizzare” delle strutture che si possano adattare in una società che fa del rispetto dei diritti il proprio asso portante. Mi aspetterei dalle istituzioni politiche che vanno in questa direzione».

Cos’è accoglienza

Como, Bologna, Cesena, Napoli, Torino, Foggia, Venezia, Milano, Palermo sono solo alcune delle città in cui Comuni, enti ed organizzazioni del Terzo settore si sono attivati per promuovere appuntamenti finalizzati ad illuminare la “Notte dei senza dimora”, denunciando le criticità e allo stesso tempo diffondendo le buone pratiche di accoglienza e inclusione.

«Il fenomeno c’è e molte volte è drammatico. Anzi, lo è sempre di più se guardiamo al numero di persone che muoiono in strada, che negli ultimi anni cresce. Basti pensare che dall’inizio dell’anno ad oggi si contano già oltre 320 morti fra i senza dimora», ricorda Alessandro Carta, presidente della fio.Psd. La federazione riunisce oltre 160 soci in 17 regioni e ogni giorno, attraverso l’impegno di volontari ed operatori offrono, sostiene i senza dimora attraverso accoglienza notturna, mense, segretariato sociale, accompagnamento ai servizi territoriali e percorsi di reinserimento.

Per noi le risposte sono fondamentalmente legate a politiche che ripartano dal diritto all’abitare, dentro una modularità in cui alcuni servizi di emergenza saranno sempre necessari ma non possono essere l’unica chiave di lettura con cui rispondiamo al fenomeno

Alessandro Carta, presidente fio.Psd

«Mettere i cittadini e le comunità a conoscenza delle condizioni di chi vive in grave marginalità ed esclusione si unisce alla volontà di far sì che si riacquisti anche da parte delle istituzioni la consapevolezza di come questo tipo di fenomeno chieda politiche strutturali e non emergenziali, come spesso avviene. Per noi le risposte sono fondamentalmente legate a politiche che ripartano dal diritto all’abitare, dentro una modularità in cui alcuni servizi di emergenza saranno sempre necessari ma non possono essere l’unica chiave di lettura con cui rispondiamo al fenomeno» prosegue Carta. «Dalla presa in carico della persona fino all’abitare, che viene visto come un punto di arrivo, i segnali di questo movimento anche in termini di programmazione ci sono stati. È necessario però ripartire dall’aggiornamento delle Linee di Indirizzo Nazionali per il contrasto alla grave emarginazione adulta e alla condizione di senza dimora, con un nuovo rilancio dell’appropriatezza dei servizi, delle risposte che servono».

Un momento della cena distribuito nel corso di una edizione della Notte dei senza dimora a Milano

Come cambia il profilo di chi si rivolge ai servizi

Del resto, anche il profilo di chi si rivolge ai servizi è mutato nel corso degli anni. «In strada ci si arriva non casualmente, non per colpa, non per scelta: la strada spesso è un esito di una serie fragilità e della compresenza di elementi che si rincorrono nel tempo, come problemi di salute mentale, dipendenza, biografie provenienti da famiglie vulnerabili, vite che a volte partono già con una predisposizione di indebolimento. Ma ci sono anche degli inciampi che oggi rischiano di essere molto più traumatici, perché perdere il lavoro e ritrovarlo diventa più complesso rispetto a tanti anni fa. Lo stesso vale per chi perde la casa. Se l’inciampo c’è e può esserci, resta il problema di come si riparte da questo inciampo. E spesso dalla fase critica si esce con molta più difficoltà».

Ci sono anche degli inciampi che oggi rischiano di essere molto più traumatici, perché perdere il lavoro e ritrovarlo diventa più complesso rispetto a tanti anni fa. Lo stesso vale per chi perde la casa. Se l’inciampo c’è e può esserci, resta il problema di come si riparte dopo questo inciampo

Alessandro Carta, presidente fio.Psd

Cercasi 10mila volontari per il censimento dei senza dimora

La “Giornata mondiale di lotta alla povertà”, infine, offre lo spunto per approfondire un’altra campagna in cui è impegnata la fio.Psd, che sta reclutando 10mila volontari. «A breve, avremo una nuova rilevazione nazionale promossa dall’Istat, anche se limitata a 14 città metropolitane, che offrirà l’occasione per capire quanti e chi sono le persone senza dimora nel nostro Paese. Ad oggi, purtroppo, come dato non adeguato abbiamo il conteggio dell’Istat relativo al 2021 della popolazione senza dimora iscritta nei registri anagrafici, attarverso le residenze fittizie. Ma il numero delle 96.197 persone iscritte va filtrato, perché non fotografa la vera condizione di chi vive in strada, in quanto nel rilevamento non rientrano alcune persone tipicamente senza dimora, ma anche chi non ha problema di casa ma solo una questione anagrafica da completare».

Le città, intanto, si preparano a vivere la “Notte senza dimora”. Milano, in particolare, vivrà il suo 25esimo anniversario sabato 18 ottobre in piazza Sant’Eustorgio, che si trasformerà in una grande comunità in cui fare festa, mangiare insieme, stringere relazioni, giocare, cantare e ballare. «Non mi dimenticherò mai la frase di una donna senza dimora che ringraziandoci ci disse una volta che nessuno aveva voglia di fare festa con loro» conclude Magri. «Noi, invece, vogliamo fare festa, coinvolgere le associazioni, sentirci comunità, restituire un po’ di calore e di attenzione a chi vive in strada». Clicca qui per conoscere le varie iniziative in programma.

Foto nell’articolo fornite dall’associazione Insieme nelle Terre di Mezzo

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