Leggi e norme

Fondo per i caregiver, quanti soldi servono?

La legge di Bilancio 2026 istituisce un fondo collegato alla legge che verrà e che dovrà riconoscere e dare supporti ai caregiver familiari. Sono 7 milioni in Italia, e le risorse stanziate sono 1,15 milioni per il 2026 e 207 milioni per il 2027. Come leggere queste cifre? «Questo riconoscimento non può e non deve rimanere un atto simbolico: le cifre previste dal testo raccontano più di un segnale che di un effettivo sostegno, anche per il 2027», commenta Vincenzo Falabella, presidente Fish. «Le sole risorse statali non basteranno, occorre ripensare il modello di finanziamento»

di Sara De Carli

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Nel grande cantiere della Legge di Bilancio 2026 ha trovato spazio anche il tema del riconoscimento dei caregiver familiari, una delle questioni sociali più delicate e attese degli ultimi anni. L’art. 53 istituisce un Fondo dedicato e agganciato alle future iniziative legislative a sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare: in sostanza alla legge nazionale per il riconoscimento del caregiver familiare, che ancora non c’è.

La novità, in materia, è che la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli ha annunciato che il tanto atteso testo governativo ᭸ frutto del confronto e della sintesi fatta dal tavolo interministeriale ad hoc ᭸ è pronto ed è stato presentato al Dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri». 

In Legge di Bilancio, per il nuovo fondo che dovrà finanziare le misure previste dalla futura legge prevede 1,15 milioni di euro per l’anno 2026 e 207 milioni di euro annui a decorrere dal 2027. La cifra per il 2026 è oggettivamente risibile, ma sul piano tecnico e procedurale si spiega con il fatto che pure scommettendo sul fatto che una legge che ancora non è nemmeno stata depositata in Parlamento completi il suo iter in meno di dodici mesi, un po’ di tempo ci vorrà e quindi la copertura necessaria per il primo anno sarà nettamente inferiore a quella che servirà a regime. Che invece il tempo ai caregiver manchi e che questa legge la stanno aspettando da almeno un decennio, è altrettanto vero. 

La cifra per il 2026, 1,15 milioni, è così bassa da essere quasi simbolica rispetto all’ampiezza del fenomeno. Il fondo operativo “vero” parte dal 2027, e pure allora con 207 milioni l’anno, appare decisamente insufficiente

Vincenzo Falabella, presidente Fish

«Le cifre previste dal testo raccontano più di un segnale che di un effettivo sostegno. Nonostante l’apparente passo avanti, la realtà è ben più complessa», commenta Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie – Fish.

Anno 2026, quei 1,15 milioni sono per realizzare la piattaforma Inps

«La cifra per il 2026, 1,15 milioni, è così bassa da essere quasi simbolica rispetto all’ampiezza del fenomeno. Il fondo operativo “vero” parte dal 2027, e pure allora con 207 milioni l’anno, appare decisamente insufficiente se pensiamo che in Italia si stimano oltre 7 milioni di persone che svolgono il ruolo di caregiver familiare. E soprattutto: queste risorse servono per attivare interventi legislativi, non ancora per l’erogazione diretta di sostegni o benefit al caregiver. Il che significa che la misura concreta di chi assiste, quotidianamente, resta ancora rinviata». 

In sintesi, per Falabella «la Legge di Bilancio inserisce finalmente il tema dei caregiver familiari nella cornice legislativa nazionale, ma lo fa partendo da cifre modeste e con un orizzonte operativo distante. Il riconoscimento c’è, ma il sostegno resta fragile».

A questo punto Falabella entra nel merito dei numeri, «che vanno analizzati con attenzione per evitare equivoci e false aspettative», spiega. Il primo stanziamento, quello per il 2026, «non sarà destinato direttamente alle famiglie. Si tratta di risorse che serviranno all’Inps per realizzare la piattaforma informatica attraverso la quale, a partire dal 2027, si potranno inoltrare le domande per accedere ai benefici previsti».

La legge? Non prima dell’estate

A dettare i tempi sarà evidentemente  l’iter legislativo della proposta di legge nazionale appena arrivata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri: «I tempi stimati per l’approvazione oscillano tra otto e nove mesi, considerando i passaggi necessari tra la Presidenza del Consiglio, il Parlamento e le Commissioni competenti. Se tutto dovesse procedere secondo le previsioni, la legge potrebbe essere approvata tra giugno e luglio 2026, aprendo così la strada alla fase operativa», ipotizza Falabella. Se così fosse, l’Inps avrebbe i tempi tecnici per sviluppare la piattaforma digitale destinata a raccogliere le domande per l’accesso ai benefici previsti dalla futura normativa. 

Se tutto dovesse procedere secondo le previsioni, la legge potrebbe essere approvata tra giugno e luglio 2026, aprendo così la strada alla fase operativa

Il 2026 sarà quindi «un anno di costruzione e preparazione: da un lato l’iter legislativo per definire diritti, criteri e misure; dall’altro il lavoro amministrativo per rendere possibile, dal 2027, la concreta erogazione dei contributi. «Un percorso che senza dubbio segna un avanzamento politico e istituzionale importante, ma che lascia aperti interrogativi sulla reale capacità del sistema di garantire tempi rapidi, fondi adeguati e una risposta equa alle esigenze di milioni di caregiver», aggiunge però Falabella.

Anno 2027, la legge a regime: i 207 milioni bastano?

Se infatti andiamo al fondo da 207 milioni di euro previsto per il 2027, il primo vero stanziamento a favore dei caregiver familiari, vediamo un salto di scala rispetto ai 20/30 milioni l’anno finora stanziati…  Ma la domanda resta: basteranno? «Secondo le stime, in Italia ci sono circa 7 milioni di persone che ogni giorno assistono un familiare con disabilità, malattia cronica o non autosufficienza. Una platea vastissima, fatta di storie personali e sacrifici quotidiani, spesso sostenuta solo dal senso di dovere e dall’amore verso il proprio caro. Alla luce di questi dati, è evidente che le risorse previste non potranno coprire l’intero fabbisogno: anche ipotizzando contributi simbolici, il fondo rischia di esaurirsi rapidamente, lasciando molti senza sostegno». 

Alla luce dei dati, è evidente che le risorse previste anche per il 2027 non potranno coprire l’intero fabbisogno: il fondo rischia di esaurirsi rapidamente, lasciando molti senza sostegno

È evidente che il quantum necessario per sostenere la futura legge dipenderà moltissimo dal tipo di sostegni che la legge andrà a riconoscere. Di quello si sa poco o nulla per ora. Quel che è certo è che il riconoscimento formale della figura del caregiver familiare ᭸ che pure rappresenta un traguardo atteso da anni ᭸ non basta: servono anche misure concrete di sostegno.

«Questo riconoscimento non può e non deve rimanere un atto simbolico. Perché abbia un impatto reale, deve trasformarsi in una politica strutturale del caregiving, capace di integrare interventi economici, sociali e occupazionali», afferma Falabella. «Essere caregiver, infatti, significa spesso sacrificare la propria vita lavorativa e personale per assistere un familiare con disabilità o non autosufficienza, senza un reale sostegno da parte delle istituzioni. È per questo che la futura legge dovrà prevedere tutele contrattuali, incentivi previdenziali, contributi economici e servizi di sollievo, riconoscendo il valore sociale ed economico di chi ogni giorno garantisce cure e dignità ai propri cari. Solo un intervento di questa portata potrà trasformare la legge da semplice dichiarazione di intenti a riforma di civiltà, capace di restituire dignità, diritti e prospettive a milioni di cittadini che, in silenzio, rappresentano la prima rete di welfare del Paese».

Le risorse statali non bastano e non basteranno

A questo punto, Falabella rilancia. «Se vogliamo che la norma sui caregiver familiari possa davvero tradursi in risposte certe, immediate e non più rinviabili, in grado di incidere concretamente sui bisogni quotidiani e sulle aspettative di milioni di famiglie italiane, occorre un approccio strutturale e lungimirante, che vada oltre gli stanziamenti temporanei e simbolici oggi previsti dalla Legge di Bilancio. Gli stanziamenti previsti rappresentano un segnale, ma sono ancora lontani dal garantire un sostegno stabile e adeguato».

Gli stanziamenti previsti rappresentano un segnale, ma sono ancora lontani dal garantire un sostegno stabile e adeguato. Le sole risorse statali non basteranno. Occorre ripensare il modello di finanziamento, sviluppando un’ “economia sociale della cura” capace di mettere in rete enti pubblici, privati e Terzo settore, creando sinergie stabili e sostenibili nel tempo

Certo, vuol dire che il Governo, nell’iter parlamentare, sulla legge sui caregiver deve mettere più risorse. Ma vuol dire anche altro: «Alla luce dell’aumento costante della platea dei caregiver e della crescente complessità dei bisogni legati alla non autosufficienza, appare evidente che le sole risorse statali non basteranno. Per questo, occorre ripensare il modello di finanziamento, sviluppando un’“economia sociale della cura” capace di mettere in rete enti pubblici, privati e Terzo settore, creando sinergie stabili e sostenibili nel tempo. Un fondo nazionale per i caregiver potrebbe essere alimentato non solo da risorse pubbliche, ma anche da investimenti socialmente responsabili, partnership tra pubblico e privato e strumenti di finanza d’impatto dedicati a progetti di assistenza e inclusione. Allo stesso tempo, andrebbero incentivati modelli di welfare aziendale che sostengano i dipendenti caregiver, attraverso agevolazioni fiscali, contributi previdenziali integrativi e servizi di flessibilità lavorativa. Solo così sarà possibile trasformare la cura da responsabilità individuale a impegno collettivo, riconoscendo il lavoro silenzioso dei caregiver come una vera e propria infrastruttura sociale del Paese, meritevole di tutela e valorizzazione concreta». 

Quando ad aprile, nel numero La solitudine dei caregiver, VITA ha chiesto a venti esperti un elemento assolutamente imprescindibile da mettere nella legge in costruzione, c’era tutto questo. C’era il tema della definizione della platea ᭸ solo caregiver conviventi o anche caregiver non conviventi? Solo familiari o anche amici? ᭸ c’era il tema del sostegno al reddito, c’era la flessibilità per i caregiver lavoratori, leve di defiscalizzazione per le imprese che prevedano la possibilità per i lavoratori caregiver di ricorrere ad un assistente personale quando si avvicinano al limite dei giorni di assenza previsti, la necessità di tener conto non solo dei lavoratori dipendenti ma anche degli autonomi. Roberto Speziale, presidente di Anffas, aveva esplicitamente parlato della possibilità di immaginare (proprio per garantire maggiori risorse) un fondo alimentato da un piccolo versamento solidaristico di tutti i lavoratori – tutti prima o poi saremo caregiver – sul modello del programma Home Care Premium dei dipendenti pubblici. 

«Diciamo che il 2026 sarà l’anno delle fondamenta: la legge, la piattaforma, l’impianto amministrativo. Il 2027 quello della partenza effettiva. Ma se davvero si vuole dare valore e riconoscimento a chi si prende cura di un familiare, sarà necessario potenziare le risorse e pensare in grande», conclude Falabella. «Perché il caregiving non è solo un gesto d’amore privato: è un pilastro silenzioso del welfare italiano, e senza un sostegno concreto rischia di restare invisibile anche dopo la tanto attesa legge».

Il numero di VITA magazine di aprile, titolato La solitudine dei caregiver è dedicato ai caregiver familiari: se hai un abbonamento puoi scaricare subito qui la versione digitale| Nuova finestra e leggere tutta l’intervista alla ministra Locatelli a proposito della legge in arrivo. Se vuoi chiedere una copia arretrata scrivi a abbonamenti@vita.it| Nuova finestra| Apre e-mail.

Foto Max Bender, Unsplash

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