Scuola
Fra i “consiglieri” di Valditara mancano solo i genitori
Le nuove regole emanate a giugno per definire i componenti del Consiglio superiore della pubblica istruzione - Cspi prevedono che sia il ministro stesso e non più il Fonags a scegliere i tre rappresentanti delle associazioni di genitori, di cui uno deve rappresentare le istanze del mondo della disabilità. Su 39 componenti, sono gli unici che ancora mancano all'appello
Corsa contro il tempo per la nomina dei componenti delle associazioni dei genitori nel Consiglio superiore della pubblica istruzione – Cspi. A tre settimane dal suono della campanella non sono stati ancora individuati i rappresentanti che faranno parte dell’organismo che svolge compiti di supporto tecnico-scientifico al ministero dell’Istruzione e del Merito. Un ritardo tanto più sorprendente se si considera che a fine giugno il Governo aveva varato il decreto legge 90/2025, giustificando fra l’altro l’urgenza dell’intervento proprio con la necessità di assicurare l’integrazione dei membri del Consiglio prima dell’avvio dell’anno scolastico 2025/2026.
Il decreto, in particolare, ha previsto che il “parlamentino” sia allargato per la prima volta a tre membri delle associazioni dei genitori, di cui uno in rappresentanza delle organizzazioni attive nell’ambito delle tematiche sulla disabilità. Durante la conversione in legge (n. 109/2025) è stata poi introdotta una novità non da poco: la componente genitoriale non sarà più individuata dalle stesse associazioni ma solo proposta da queste al ministro, al quale spetterà la scelta definitiva. Una modifica che per un verso sta suscitando dubbi (e in alcuni casi malumori) nel Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola – Fonags e per l’altro è all’origine dell’attuale stallo. In base a quali criteri saranno proposti i nomi delle organizzazioni? Ci sarà alternanza in seno al Consiglio? Chi proporrà la componente per la disabilità? L’eterna questione della rappresentatività del Terzo settore, insomma.
Cspi e Fonags, chi sono e che cosa fanno
Il Consiglio superiore della pubblica istruzione è l’organo «di garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale dell’istruzione» e, si legge sul sito istituzionale, esprime «pareri facoltativi esclusivamente sugli indirizzi in materia di definizione delle politiche del personale della scuola, sulle direttive del ministro e sugli obiettivi, indirizzi e standard del sistema di istruzione e, infine, sull’organizzazione generale dell’istruzione».
Il “parlamentino” conta 39 componenti di cui 18 elettivi (a maggio 2024 si sono svolte le votazioni del personale docente, dirigente, amministrativo, tecnico e ausiliario di ogni ordine e grado di scuola) e 21 di nomina ministeriale (15 esperti del mondo della cultura, delle arti e delle professioni dei quali tre designati dalla Conferenza Stato-Regioni, tre dal Cnel, tre in rappresentanza delle scuole non statali e, appunto, tre esponenti di associazioni di genitori). Mancano all’appello, come ricordato, solo questi ultimi.
In base alla novella legislativa, chi dovrebbe proporre i nomi al ministro è il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola – Fonags. Si tratta di un organo di rappresentanza che ha sede presso il ministero e che prevede la consultazione delle famiglie sulle problematiche scolastiche. Le associazioni che ne fanno parte dal 2020 sono: Associazione italiana genitori-Age, Associazione di genitori, parenti, amiche e amici delle persone LGBT+-Agedo, Associazione genitori scuole cattoliche-Agesc, Articolo 26, Coordinamento delle associazioni familiari adottive e affidatarie in rete-Care, Coordinamento democratico genitori-Cgd, Associazione famiglia e scuola-Faes, Famiglie Arcobaleno, Generazione Famiglia, Movimento italiano genitori-Moige. Un ampio ventaglio di sensibilità e orientamenti, come si vede. Il punto è che il Forum genitoriale viene consultato di rado, anzi troppo di rado. «Veniamo evocati spesso ma convocati quasi mai, come è successo per esempio in occasione del progetto sperimentale sull’educazione affettiva che il ministro ha lanciato nel 2024 e che affidava anche al Fonags il ruolo di valutatore dell’esperienza», sottolinea Angela Nava Mambretti, presidente del Coordinamento democratico genitori-Cgd. Eppure non mancherebbero i motivi per farlo. Basti pensare al disegno di legge in discussione sul consenso informato, un testo che, come ricordato dal Presidente del Forum delle Associazioni Familiari Adriano Bordignon, tocca un tema decisivo: il coinvolgimento consapevole e responsabile delle famiglie nei percorsi educativi scolastici «soprattutto quando si affrontano argomenti sensibili come l’educazione alla sessualità o attività extracurricolari con soggetti esterni».
I dubbi del mondo associativo
Il mondo associativo promuove la presenza di tre componenti genitoriali nel Consiglio superiore della pubblica istruzione ma esprime, seppure con sfumature diverse, perplessità sul passo indietro rispetto alla previsione iniziale, sui criteri di designazione dei membri e sulla previsione di un rappresentante del mondo della disabilità. Il testo iniziale stabiliva infatti che fosse l’organo di rappresentanza dei genitori (il Fonags) a designare i tre componenti mentre ora si limiterà a proporli al ministro. «Ci meraviglia poco. La scelta dall’alto è diffusa in tantissimi campi. Non mi sembra una forma di democrazia compiuta ma un approssimarsi abbastanza timido alle regole della democrazia rappresentativa», commenta Nava Mambretti. Il punto è come scegliere la rosa da presentare a Valditara. «Come fare a individuare le associazioni? Del resto, c’era il rischio che sorgessero dei dissapori all’interno del Fonags anche prima delle modifiche, quando cioè erano le associazioni a decidere chi dovesse entrare nel Consiglio superiore», replica Claudia Di Pasquale, presidente dell’Associazione italiana genitori-Age. Di Pasquale, che è anche coordinatrice pro tempore del Forum, aveva proposto al ministro Valditara di nominare nel Cspi inizialmente le tre associazioni storiche – Age, Agesc e Cgd – e le altre successivamente mediante sorteggio fra le componenti del Forum. «Il ministro ha ritenuto di riflettere su questa proposta ma a oggi non conosco la decisione presa», precisa.

Più delicata la questione della presenza del rappresentante espressione del mondo della disabilità, uno dei tre che devono arrivare dall’area genitoriale. «Non è che non la veda con favore. Sinceramente pensavo che si potesse dare più voce alle associazioni dei genitori visto che quelle che si occupano della disabilità hanno già un tavolo specifico al ministero attraverso l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, che si occupa della materia con più competenza di quanto possa fare lo stesso Consiglio superiore», fa notare la presidente del Coordinamento democratico genitori. Il busillis, anche in questo caso, è chi proporrà il nome del rappresentante e fra chi?
«Dal testo di legge approvato sembra che questa figura debba essere proposta dal Fonags al ministro Valditara. La mia domanda è: siamo coinvolti soltanto noi delle associazioni dei genitori in questo processo o anche altri? Penso soprattutto all’Osservatorio inclusione che, diversamente dal Fonags, conta al suo interno molte realtà che si occupano di disabilità. Ritengo fondamentale il confronto con le istituzioni su questo tema per capire la linea che intende seguire il ministero», suggerisce Anna Guerrieri, presidente del Coordinamento delle associazioni familiari adottive e affidatarie in rete-Care.
Al momento tutto sembra tacere. Le associazioni che fanno parte del Forum attendono notizie dal ministero e non hanno avuto modo nemmeno di incontrarsi per confrontarsi. Una fase di stallo che rischia di influire sulla operatività dello stesso Consiglio superiore della pubblica istruzione.
in apertura, il ministro Giuseppe Valditara. Foto Tiziano Manzoni/LaPresse
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