Società
Giovani uomini, cosa vi sta succedendo?
I dati Usa sono impressionanti: crescono i suicidi, diminuiscono i laureati, aumenta il tasso di chi non lavora e non studia. In tantissimi soffrono di solitudine e “disconnessione civica”. In Italia la situazione non è così drammatica, ma la crisi dei ragazzi sta emergendo anche da noi
di Ivana Pais
A metà agosto, Robert Putnam, professore di Harvard noto per i suoi studi sul capitale sociale, e Richard V. Reeves, presidente dell’American Institute for Boys and Men, hanno lanciato un allarme dalle colonne del New York Times sulla crisi silenziosa che colpisce i ragazzi e i giovani uomini.
I dati statunitensi sono impressionanti. Dal 2010 i suicidi tra i ventenni maschi sono cresciuti di un terzo; solo il 41% delle lauree è conseguito da uomini e uno su dieci, nella fascia 20-24 anni, non studia né lavora. A ciò si aggiunge un impoverimento delle relazioni: un quarto degli uomini fra i 15 e i 34 anni dichiara di sentirsi solo ogni giorno, e uno su sette non ha amici intimi, contro il 3% del 1990. Inoltre, gli autori sottolineano una “disconnessione civica” e il declino della fiducia nelle istituzioni, con un calo dell’impegno civico/associazionismo fra i giovani uomini.

E in Italia? La situazione non è sovrapponibile, ma le analogie sono numerose. I livelli di suicidio giovanile sono più bassi, ma aumentano i disturbi depressivi e i pensieri suicidari, soprattutto fra i maschi. Il sistema educativo presenta dinamiche simili a quelle osservate negli Usa: tra i 25 e i 34 anni, circa il 38% delle donne è laureato, contro appena il 24% degli uomini. L’Italia mostra una fragilità strutturale nel campo dell’inattività giovanile: la quota di Neet (chi non lavora né studia), pur essendo in miglioramento, è ben oltre il dato americano, con una prevalenza di maschi soprattutto nella fascia 20-24 anni. Anche sul piano delle relazioni, in Italia quasi un giovane su cinque (18-34 anni) dichiara di sentirsi solo, con valori più alti e in crescita negli ultimi anni fra i maschi. Il Decimo rapporto Iref sull’associazionismo sociale evidenzia una generale diminuzione dei livelli di partecipazione, con un calo particolarmente marcato nell’ambito dell’attivismo politico, tradizionalmente caratterizzato da una maggiore presenza di giovani uomini; nelle altre forme di impegno, come la partecipazione critica e le azioni gratuite, le variazioni per i maschi sono più contenute.
Putnam e Reeves ricordano che, all’inizio del Novecento, l’“emergenza ragazzi” spinse l’America progressista a creare scuole, associazioni e spazi dedicati ai giovani uomini. Oggi, di fronte a problemi altrettanto gravi, servirebbe un simile slancio civico, ma le soluzioni concrete restano ancora da trovare.
Foto: ahmed-nishaath-unsplash
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