Medio Oriente

Gli ostaggi tornano a casa

Rilasciati i 20 ostaggi israeliani. I movimenti come Women Wage Peace e Standing Together continuano a chiedere soluzioni politiche, sicurezza e pace tra due Stati. Sia Netanyahu e Abu Mazen parteciperanno al vertice di Sharm el-Sheikh per rafforzare il cessate il fuoco

di Redazione

Le Brigate Qassam, ala militare di Hamas, hanno rilasciato tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita alla Croce Rossa. L’operazione è avvenuta a Gaza City e Khan Yunis. Gli ostaggi sono stati divisi in due gruppi di 7 e 13 persone. L’esercito ha confermato che non ci sono più israeliani detenuti da Hamas o altre organizzazioni combattenti palestinesi nella Striscia di Gaza. Ad aspettarli le piazze piene. 

«A Hostages Square a Tel Aviv», hanno scritto le attiviste del movimento Women Wage Peace, «migliaia di israeliani, hanno espresso ciò che noi di Women Wage Peace gridiamo da anni: pace non è resa, è coraggio, ed è responsabilità. Mentre aspettiamo tutti col fiato sospeso il rilascio degli ostaggi, questo è il momento per ricordare per cosa stiamo combattendo. Per noi di Women Wage Peace, stare al fianco delle famiglie è un obbligo morale e umano. La lotta per il ritorno di tutti gli ostaggi è legata alla lotta per un futuro diverso, di vera sicurezza, basata su accordi politici, piuttosto che su un altro ciclo di vendetta e spargimenti di sangue. Insieme ai nostri partner palestinesi di Donne del sole, continuiamo ad alzare la voce delle madri da entrambe le parti, una voce che sceglie la vita, la speranza e la responsabilità».

Come movimento Women Wage Peace era scesa in piazza fin dalla prima settimana di guerra per chiedere l’immediato ritorno degli ostaggi. «Abbiamo perso molto membri del nostro gruppo tra cui una delle nostre fondatrici, Vivian Silver, assassinata nel Kibbutz Beeri. Abbiamo manifestato e manifestiamo contro l’attuale politica bellica del governo israeliano e sosteniamo un percorso di dialogo e negoziati».

«La voce della maggioranza dalla strada è una voce che chiede pace, sicurezza», scrive invece il movimento di Standing Together, «e il nostro ruolo all’interno della società israeliana è continuare a spingere e costruire sempre più sostegno per uno Stato palestinese indipendente accanto a Israele e, sì, per la pace israelo-palestinese».

Ora sia il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu parteciperanno al vertice di pace a Sharm el-Sheikh, «per consolidare l’accordo di cessate il fuoco a Gaza e riaffermare il loro impegno a rispettarlo», ha annunciato su Facebook il portavoce della presidenza, Mohamed Ibrahim Abdel Khaleq El-Shennawy.

Anche dall’Italia arrivano i primi messaggi di sollievo: «La liberazione degli ultimi venti ostaggi ancora viventi del raid di Hamas del 7 ottobre è una notizia che porta con sé sollievo e gratitudine, pur nel ricordo delle gravissime sofferenze fisiche e psicologiche patite ingiustamente da queste persone, che rimarranno per sempre incancellabili nella loro memoria e in quella dei popoli coinvolti», scrivono le Acli. «Nel giorno in cui alcuni tornano finalmente a casa, non possiamo dimenticare coloro che non torneranno più, vittime innocenti di una spirale di violenza che continua a negare il valore sacro di ogni vita umana. Le loro famiglie possano almeno ritrovare nel pianto la dignità del ricordo e la speranza di un futuro diverso. Si chiude, con il correlativo rilascio di prigionieri palestinesi, una pagina tragicamente sanguinosa, disumana e amara; ma se ne apre una nuova, incerta e carica di interrogativi, nel già fragile equilibrio del Medio Oriente. Come Acli, continuiamo a ribadire che le ragioni della pace sono superiori a quelle della guerra, e che nessuna pace vera – non un semplice cessate il fuoco – potrà mai essere costruita se non nella verità e nella giustizia, per rispetto dei morti e per il bene dei vivi. Per questo chiediamo che le armi tacciano, in Israele e in Palestina come ovunque nel mondo, e che tornino a farsi strada la diplomazia, il dialogo e il coraggio del riconoscimento reciproco. Prima ancora, è necessario quel “disarmo dei cuori e delle parole” a cui ci richiama Papa Leone XIV e che è stato invocato dal grande popolo della pace riunito ieri nel cammino da Perugia ad Assisi. Solo da questo disarmo interiore potrà nascere un cammino di pace giusta e duratura, capace di restituire all’umanità intera la fiducia nella convivenza, nella speranza e nella dignità di ogni persona».

Credit foto: AP Photo/Oded Balilty/Associated Press/LaPresse

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it