Giuseppe Maino
Ho voluto una fondazione per far meglio la banca sociale
«Un progetto se non arriva al bisogno sociale delle persone non solo è incompleto ma spesso è inutile», così Giuseppe Maino, presidente del principale gruppo bancario cooperativo Bcc Iccrea, di Bcc Milano dal 2002. E, dalla sua costituzione a inizio 2025, presidente della Fondazione Bcc Milano. «Vogliamo essere partner delle persone, delle istituzioni e delle associazioni a cui ci rivolgiamo e farlo con continuità in un circolo virtuoso di sostegno sociale ed economico»
di Alessio Nisi
Nel numero di ottobre dedicato ai filantropi, VITA magazine, disponibile qui, ha voluto raccontare alcuni protagonisti di questo vasto movimento che investe o eroga in Italia almeno 2 miliardi di euro ogni anno.
La filantropia? Dovrebbe affiancare lo Stato in iniziative tese al sociale in un ruolo complementare, ma ha finito per supplire alle mancanze delle istituzioni. La scelta di creare una fondazione che prendesse il testimone dell’attività sociale e «valoriale» delle banche di credito cooperativo. Il filo rosso di questo passaggio? I progetti di supporto al territorio, per gli anziani, i giovani, per lo sport, per la salute e la ricerca. Su tutto l’uomo, l’imprenditore e la scelta di progettare per gli altri, con continuità. Perché «un progetto se non arriva al bisogno sociale delle persone non solo è incompleto ma spesso è inutile».
Così Giuseppe Maino, classe 1952, originario di Carugate (Mi), ingegnere civile, sposato, 3 figli, presidente del principale gruppo bancario cooperativo Bcc Iccrea, di Bcc Milano dal 2002. Dalla sua costituzione a inizio 2025, è presidente della Fondazione Bcc Milano. Per Maino «il bene del territorio è un qualcosa che non può limitarsi ad un unico intervento: sono i bisogni della gente che indirizzano l’agire sia della banca, che della fondazione».
Presidente, perché la filantropia è così importante in Italia?
Purtroppo in Italia, per mancanza di programmazione o di fondi, la filantropia ha finito per avere un ruolo di supplenza, più che di complemento. Penso al sostegno alle associazioni e a quelle piccole realtà del territorio, spesso neanche riconosciute dallo Stato, ma che svolgono un’azione sociale importante.
Il credito cooperativo è una realtà sociale per natura. Perché
costituire una fondazione?
Storicamente le banche di credito cooperativo (e in particolare Bcc
Milano) hanno sempre associato due funzioni all’interno del
territorio. Vale a dire la funzione economica e la funzione sociale sullo
stessa area di intervento della banca. Abbiamo pensato che sdoppiare
le due funzioni in entità separate facesse sì che ognuna di esse
portasse avanti la propria mission nel modo migliore, con un grande
beneficio per la banca da un lato ma anche per la parte valoriale dall’altra.
I progetti sociali che avete ereditato dalla banca rappresentano passato e futuro dell’ente. Quali sono i più rilevanti?

Fra i tanti, penso a La rinuncia al dono. È un progetto che da 8 anni svolgiamo in collaborazione con i nostri 27mila soci. Li abbiamo convinti a rinunciare al regalo di Natale e a mettere insieme l’equivalente economico per fare un grande progetto sociale. In questi anni abbiamo destinato la somma all’ospedale Papa Giovanni XXIII, ma anche alla Lega italiana contro il tumori. Abbiamo acquistato un’unità mobile per la donazione del sangue. L’ultimo? Abbiamo sostenuto l’ampliamento dei locali della comunità di recupero Kayros di don Burgio.
E con il Terzo settore come va?
Vogliamo essere partner delle persone, delle istituzioni e delle associazioni a cui ci rivolgiamo e farlo con continuità in un circolo virtuoso di sostegno sociale ed economico.
Scopri i numeri della filantropia e i 100 profili di chi investe nel bene comune su VITA magazine di ottobre ‘‘Nella testa dei filantropi”
In apertura e nel testo foto da Fondazione BCC Milano
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