Idee Politiche giovanili
Non chiamiamoli più Neet
Lo storytelling sui giovani tende sempre più spesso a ridurre le complessità individuali e sociali ad etichette, se non a categorie stigmatizzanti. L'acronimo Neet - nato per accendere un faro di attenzione sui tanti ragazzi che si sono in qualche modo "bloccati" nel loro percorso verso l'età adulta - di fatto ha contribuito anche ad alimentare un'etichetta che di questi giovani vede solo il negativo: non studiano e non lavorano. E se provassimo invece ad abbandonare pratiche e definizioni che imprigionano i giovani? Il Comune di Milano ci sta provando, anche scegliendo di non usare più la parola Neet. Ecco perché
Le definizioni accademiche, pur utili per descrivere fenomeni sociali complessi, tendono a semplificare. Quando entrano nel linguaggio comune – attraverso media, esperti, opinionisti e commentatori – rischiano di cristallizzare visioni parziali, soprattutto quando si riferiscono alle giovani generazioni.
L’acronimo Neet (Not in Education, Employment or Training), introdotto come indicatore per misurare il tasso di giovani tra i 18 e i 24 anni che si trovano fuori dai percorsi educativi, formativi e lavorativi, è emblematico: una tripla negazione che descrive esclusivamente dove queste persone non sono e dove quindi non potremo incontrarle.
Le ricerche sociali e le esperienze sul campo – tra cui il recente volume “Neet: i 7 volti di una generazione in attesa” (Franco Angeli) – evidenziano come dietro questa etichetta si celino storie e traiettorie molto diverse. Molti giovani definiti Neet sono in realtà attivi, impegnati in percorsi personali anche complessi. Tutte e tutti loro, poi, sono persone in transizione verso l’età adulta, portatrici – assieme ad una certa dose di disorientamento – di visioni, valori, aspettative, bisogni e desideri. Per ciascuna, quindi, c’è almeno un “perché” che spiega come mai si sia trovata momentaneamente fuori dai percorsi preordinati. C’è chi sta combattendo una battaglia per la propria salute mentale, chi affronta compiti di cura familiare, chi ha deciso di prendersi una pausa per riflettere sul proprio percorso di vita o per fare altre esperienze. E c’è anche chi, dopo varie esperienze negative, rimane bloccato e rinuncia a cercare una strada.
Indagare queste ragioni e queste storie, mettersi in ascolto, riconoscerne la legittimità in un mondo contrassegnato da incertezza e complessità, è il primo passo che il mondo adulto e le istituzioni possono e devono fare. Rileggere insieme ai protagonisti i fallimenti e cambi di rotta come tappe fondative e potenzialmente cariche di apprendimento è la strada giusta per accompagnare la loro transizione verso l’età adulta.

Gli indicatori e i dati sono indispensabili per monitorare i fenomeni e per misurare gli impatti delle politiche: occorre però ricordare sempre che queste definizioni rappresentano delle fotografie istantanee, che catturano persone giovani in un preciso momento della loro vita. E la fotografia, si sa, è diversa dal film: non restituisce il percorso né il potenziale evolutivo delle persone. Se poi invece della fotografia si guarda al suo negativo, il rischio di distorsione e stigmatizzazione aumenta.
Gli indicatori e i dati sono indispensabili per monitorare i fenomeni e per misurare gli impatti delle politiche: occorre però ricordare sempre che queste definizioni rappresentano delle fotografie istantanee, che catturano persone giovani in un preciso momento della loro vita. E la fotografia, si sa, è diversa dal film: non restituisce il percorso né il potenziale evolutivo delle persone
Giulia Tosoni
Per queste ragioni a Milano, nell’ambito delle politiche giovanili, abbiamo scelto da tempo di provare ad abbandonare l’acronimo Neet, senza per questo perdere interesse né attenzione per le statistiche ufficiali, le ricerche e le indagini che comprensibilmente continueranno a farne uso. Si tratta di una scelta di approccio generale, di metodo e di comunicazione istituzionale che abbiamo provato a declinare nel documento Spazi di futuro, reti di possibilità redatto con Codici a esito del percorso di co-programmazione della Rete cittadina per l’orientamento, a cui hanno preso parte oltre 50 enti pubblici, privati e del Terzo settore. Il documento declina ipotesi, direttrici di lavoro, raccomandazioni e focus tematici che abbiamo iniziato a sviluppare più concretamente con la successiva coprogettazione insieme a Icei e ai 12 enti partner.
Vogliamo dare vita a una policy cittadina rivolta a tutte le persone in transizione verso l’età adulta (e quindi, anche, in disorientamento), che metta a disposizione forme di accompagnamento con diversi gradi di intensità e che sia fondata sul coinvolgimento attivo delle persone giovani in tutte le sue fasi, dalla governance al design di servizi e attività. In particolare, prevediamo di attivare una funzione riflessiva, culturale e divulgativa, costruita con realtà giovanili, per portare visioni, valori e aspettative delle nuove generazioni al mondo adulto (famiglie, scuole, università, imprese).

Un sistema di alleanze nei quartieri, composto da realtà locali e operatori di comunità con funzione di “antenne” segnalanti, già sperimentato con successo, verrà ulteriormente potenziato. A disposizione dei percorsi di accompagnamento a maggiore intensità c’è una équipe integrata – composta da orientatori esperti (case manager) del Comune e del Terzo settore – che disporrà di “doti di crescita”: risorse economiche per attivare esperienze coerenti con il progetto personale, definito con i destinatari. Infine, sarà cruciale ampliare e consolidare le collaborazioni con agenzie educative formali, informali e non formali, con altri servizi pubblici e con il mondo produttivo, per offrire una pluralità di esperienze accessibili.
Vogliamo costruire un ecosistema in cui i giovani possano muoversi liberamente alla ricerca della propria “scintilla”, trovando adulti significativi capaci di accompagnare. Un contesto in cui anche gli errori e le cadute siano riconosciuti come parte del percorso, dove si possa imparare ad “aggiustare la rotta”: una competenza fondamentale per navigare nel mondo della complessità.
Giulia Tosoni è direttrice della Direzione promozione giovanile e transizione scuola-lavoro del Comune di Milano. In apertura, foto di Josef Maxson, Unsplash
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