Dall'Europa all'Italia

In vigore la nuova legge sull’intelligenza artificiale: le sfide per il Terzo settore

Con la legge 32/2025 l’Italia recepisce i principi dell’AI Act europeo. La norma entra in vigore il 10 ottobre. Tante le novità che impattano sul Terzo settore, dalla gestione dei dati alle possibilità che si aprono nei servizi e nella raccolta fondi. Una guida ragionata a firma del Chief Digital Officer di Dynamo Camp

di Mattia Dell'Era

Il 10 ottobre entra ufficialmente in vigore la legge 132/2025, la prima normativa nazionale sull’intelligenza artificiale. Si tratta di un passaggio cruciale: per la prima volta l’Italia recepisce i principi dell’AI Act europeo (Regolamento UE 2024/1689) e li traduce in un quadro regolatorio nazionale. 

Gli impatti per il Terzo Settore – dalle organizzazioni di assistenza sanitaria alle associazioni di persone con disabilità e malattie rare – sono rilevanti e meritano un’analisi attenta. Questa legge non rappresenta soltanto un insieme di regole tecniche, ma un cambiamento di scenario che tocca la gestione dei diritti, l’erogazione dei servizi e, soprattutto, le relazioni di fiducia con le comunità.

I valori da tenere al centro

La legge è strutturata in 28 articoli che richiamano i principi del regolamento europeo, puntualizzandoli per il contesto italiano. Il Governo sottolinea che l’Italia vuole essere «il primo Paese dell’UE a dotarsi di un quadro nazionale coerente con l’AI Act». Le parole chiave sono antropocentrismo, trasparenza, sicurezza, responsabilità e rispetto dei diritti fondamentali e delle libertà previste dalla Costituzione italiana. La legge in più passaggi dichiara che l’IA deve essere al servizio dell’essere umano: decisioni automatiche non possono sostituire il giudizio umano. 

Tre i principi cardine:

  • Centralità della persona: l’AI non può sostituire il giudizio umano, soprattutto in ambiti delicati come sanità, lavoro, giustizia e pubblica amministrazione. La relazione resta il fulcro.
  • Equità e inclusione: non discriminazione, parità di genere e attenzione alle persone con disabilità sono principi imprescindibili. Ogni tecnologia deve nascere accessibile, senza creare nuove barriere.
  • Trasparenza e responsabilità: chi adotta l’AI deve dichiararlo chiaramente, spiegarne il funzionamento e garantire sempre un controllo umano. Per il Terzo settore questo equivale a preservare la fiducia, vero capitale sociale delle organizzazioni.

La nuova normativa apre spazi di innovazione che possono tradursi in benefici tangibili. In ambito sanitario, per esempio, i progetti AI sono riconosciuti come di pubblico interesse. Questo potrebbe accelerare diagnosi precoci e lo sviluppo di terapie per le malattie rare, a patto che siano rispettate regole rigorose sulla gestione dei dati e sulla sicurezza. Allo stesso modo, l’accento posto sull’autonomia delle persone con disabilità spinge la ricerca e la diffusione di strumenti inclusivi, dagli ausili intelligenti alle interfacce cervello-macchina.

Accanto alle opportunità, però, la legge porta con sé anche criticità da monitorare. La gestione dei dati è forse la più delicata: l’uso di dati pseudonimizzati senza un consenso esplicito può compromettere la fiducia dei cittadini, rendendo indispensabile una comunicazione chiara e comprensibile. Sul fronte del lavoro, l’obbligo di informare i dipendenti quando viene impiegata l’AI è positivo, ma senza linee guida pratiche risulta difficile contestare decisioni scorrette. Infine, molto dipenderà dai decreti attuativi e dal coordinamento tra le autorità coinvolte. Una governance frammentata rischia di rallentare i processi e lasciare in secondo piano la tutela dei diritti.

Cosa può fare il Terzo settore, da domani

Il Terzo settore ha la possibilità di giocare un ruolo proattivo nella fase di attuazione. È fondamentale coinvolgere le associazioni di pazienti, caregiver e persone con disabilità nei tavoli decisionali, per garantire che le regole rispecchino i bisogni reali. È altrettanto importante garantire trasparenza sull’uso dei dati, offrendo informative chiare, possibilità di opt-out e privilegiando l’uso di dati sintetici quando sufficiente. 

Formare operatori e volontari diventa una priorità, così come sperimentare soluzioni in contesti controllati, accompagnando ogni progetto con una valutazione etica e inclusiva. Infine, le organizzazioni dovranno tutelare i lavoratori più fragili attraverso policy interne, audit sugli algoritmi e strumenti di segnalazione efficaci.

L’esperienza di Dynamo Camp

A Dynamo Camp stiamo affrontando il tema con un approccio strutturato, per agire in modo consapevole e responsabile. Abbiamo iniziato a costruire una policy interna sull’uso etico dell’intelligenza artificiale, che oggi è già implementata nei processi di comunicazione, fundraising e gestione interna. Questo ci consente di utilizzare l’AI come supporto alle attività quotidiane, migliorando l’efficienza e la capacità di relazione con sostenitori e comunità.

L’introduzione di strumenti di AI anche nelle attività più vicine ai programmi di Terapia Ricreativa e svago educativi rivolti ai bambini e alle famiglie, rappresenterà un secondo step: lì sarà necessario un percorso ancora più attento, che metta al centro la relazione educativa e la tutela dei minori.

Il nostro obiettivo non è mai sostituire le persone. Ad esempio, nella scrittura dei progetti e documenti complessi, l’AI è un supporto ma la concezione e ideazione richiede sempre in primis la capacità di pensiero delle persone. Analogamente, nei programmi, l’obiettivo sarà un supporto per, ma aumentare l’autonomia dei bambini, favorire la partecipazione delle famiglie e migliorare la qualità dell’esperienza, sempre con il supporto dello Staff Dynamo. È un percorso in evoluzione che vogliamo condividere con altre realtà del Terzo settore, convinti che solo insieme si possano costruire modelli di utilizzo responsabile e inclusivo.

La legge 132 rappresenta un’occasione storica per ridefinire il rapporto tra tecnologia e sociale. Se il Terzo settore saprà portare esempi concreti, dati aperti e una cultura della responsabilità, l’intelligenza artificiale potrà davvero diventare uno strumento per ridurre le disuguaglianze, rafforzare le comunità e consolidare la fiducia reciproca.

Mattia Dell’Era è Chief Digital Officer di Dynamo Camp. Foto di Igor Omilaev su Unsplash

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