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Sostenibilità sociale e ambientale

Kyoto: Cina, Giappone, UE, contro Piano Bush

Tutti continuano a sostenere la necessita' di procedere con l'applicazione del Trattato di Kyoto del 1997

di Redazione

Il piano presentato ieri da George W. Bush per ridurre le emissioni di gas-serra non è piaciuto al Giappone, alla Cina, e all?Unione Europea. Il ministro dell’Ambiente giapponese Hiroshi Oki ha detto di apprezzare lo sforzo per un progetto alternativo, ma non ha condiviso il contenuto della proposta: “E’ ovvio che non permetterà di raggiungere l’obbiettivo di riduzione del 7 per cento che gli Usa sottoscrissero a Kyoto”, ha spiegato. Più cauto l’approccio cinese. In una nota, il portavoce del ministero degli Esteri Kong Quan non ha fatto riferimento diretto all’annuncio di Bush, ma ha invitato i Paesi più sviluppati ad assumere un ruolo guida nelle politiche di riduzione delle emissioni di gas-serra. A Kyoto, le nazioni più industrializzate concordarono di tagliare le emissioni di biossido di carbonio mediamente del 5,2 per cento entro il 2012; gli Usa, responsabili di un quarto della produzione di ‘gas-serra’, accettarono di innalzare la quota al 7 per cento. Ma nel marzo scorso, dopo il G8 ambiente di Trieste, Washington annunciò che si sarebbe ritirata dal protocollo. Tokyo in un primo momento sembrò decisa ad allinearsi con la scelta americana, salvo poi fare marcia indietro e tornare ad appoggiare con forza i limiti decisi 5 anni fa. Ora il governo Koizumi ha garantito che andrà avanti e ratificherà il Trattato. “Il Giappone intende compiere tutti i passi necessari per assicurare l’approvazione in parlamento del protocollo”, ha spiegato Oki, “e per adottare la legislazione necessaria già nell’attuale sessione parlamentare”. Tokyo non chiude comunque la porta in faccia a Washington: “Mi farebbe piacere che gli Usa tornassero al protocollo del 1997”, ha sottolineato il ministro, “ma possiamo continuare a discutere anche se questo non dovesse accadere subito”. Da parte sua, la Cina ha assicurato che intende “rafforzare la collaborazione con tutti Paesi sulle questioni riguardanti i cambiamenti climatici”. Kong, però, ha ricordato che “sono gli Stati piu’ sviluppati ad avere l’obbligo di assumere la guida delle iniziative per la riduzione delle emissioni di cui sono i maggiori responsabili”. Nonostante emetta una quota dell’11 per cento del totale dei gas-serra, la Cina è esentata dall’applicare il protocollo fino al 2012 perché ancora non figura ufficialmente tra le grandi potenze mondiale. Proprio questo e’ uno dei motivi che Bush ha addotto per non adeguarsi a Kyoto, sostenendo che l’economia americana sarebbe troppo penalizzata rispetto ad altri Paesi. Kong ha comunque assicurato che Pechino ha compiuto uno sforzo per ridurre l’inquinamento e intende approvare il protocollo al più presto. Le proposte del presidente Bush ”sembra che non porteranno ad una riduzione delle emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra ma che consentiranno un loro significativo incremento”: ad affermarlo è la commissaria Ue all’ambiente Margot Wallstrom, che esprime dubbi sulla capacità degli Usa di rispettare gli impegni assunti con la Convenzione Onu sul cambiamento climatico e si appella a Bush perché gli Usa rientrino nel processo fissato dal Protocollo di Kyoto. ”Gli Usa hanno ratificato la convenzione Onu che richiede alle parti di mantenere ai livelli del 1990 le emissioni di gas nocivi. L’Unione europea – afferma la commissaria – ha già ridotto le sue emissioni sotto i livelli del 1990 e rispetterà il target di Kyoto di una riduzione dell’8% tra il 2008 e il 2012. Alla fine, gli sforzi fatti dagli Usa dovrebbero unirsi a quelli intrapresi in altre parti del mondo nel contesto del protocollo di Kyoto”. Se da un lato Margot Wallstrom accoglie con favore la definizione di una politica americana contro i cambiamenti climatici, dall’altra sottolinea di non ritenere il piano Bush ”un’alternativa al protocollo di Kyoto rispetto al quale l’Unione europea resta pienamente impegnata”. Dal piano Bush, Wallstrom si attende una crescita della consapevolezza in Usa della necessita’ di un’azione urgente per combattere l’effetto serra: ”Gli Usa sono i più grandi produttori di gas nocivi e in quanto tali hanno una grande responsabilità nel contribuire agli sforzi globali per combattere i cambiameni climatici”. Da parte sua, la Ue ribadisce che ”il protocollo di Kyoto è la sola efficace cornice internazionale per combattere il riscaldamento del pianeta: per questo sollecitiamo gli Usa a rientrare nel processo di Kyoto”. Secondo Wallstrom, rispettare gli impegni del protocollo ”è solo il primo passo se vogliamo prevenire le conseguenze molto gravi che il cambiamento climatico può indurre. Un’azione per combattere i cambiamenti del clima è vitale per raggiungere uno sviluppo sostenibile”. A Bush, che ritiene che l’attuazione degli accordi di Kyoto danneggi l’economia americana, la commissaria replica: ”Penso che migliorare l’ambiente attraverso progressi tecnologici possa oggi valorizzare la nostra competitività e accelerare la crescita economica. A questo punta la strategia di sviluppo sostenibile: a proteggere la nostra economia assicurando nel contempo prosperità economica”.


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