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G8. Casarini e Caruso incontrarono i black bloc

LO si legge nell'ordinanza di rinvio a giudizio della procura di Cosenza contro la "Rete del Sud ribelle"

di Ettore Colombo

I portavoce dei Disobbedienti Luca Casarini e Francesco Caruso incontrarono alcuni “esponenti anarchici dei Black bloc”, anche “svedesi, poco prima della mezzanotte” del 16 luglio del 2001, quattro giorni prima delle manifestazioni contro il G8 che degenerarono in scontri di piazza. E’ quanto si sostiene nell’inchiesta della procura di Cosenza sulla ‘Rete del Sud Ribelle’, la cui fase istruttoria si è chiusa per tredici indagati. L’avviso di chiusura indagini, depositato dal pm Domenico Fiordalisi il 18 febbraio scorso, è stato notificato oggi a Casarini. Il portavoce dei Disobbedienti del nord-est è accusato di cospirazione politica contro lo stato mediante associazione sovversiva e propaganda sovversiva in quanto partecipò con “migliaia di persone” ad attività di sovversione degli organi costituzionali dello stato a Genova. “Partecipava alla pianificazione di reati” contro lo stato, recita il testo dell’avviso di chiusura indagini. E inoltre, sostiene l’accusa, partecipò insieme a Caruso alla costruzione di “grandi scudi di plexiglass nei sotterranei dello stadio Carlini” di Genova, la struttura nella quale alloggiavano i Disobbedienti durante i giorni del G8. L’avviso di chiusura indagini contesta a Casarini di aver guidato, insieme a “napoletani e calabresi”, il corteo del Carlini che si scontrò contro le forze dell’ordine tra via Tolemaide, corso Torino e poi Piazza Alimonda. La partecipazione di Casarini determinò un “allargamento del sodalizio e ne potenziò l’offensività”, sostiene il pm. Casarini è l’unica persona del nord-est ad essere indagato in un’inchiesta incentrata sulla Rete del Sud Ribelle, organizzazione che, secondo l’accusa, pianificò reati contro lo stato non solo a Genova, ma anche a Napoli, in occasione del Global Forum del 17 marzo 2001. Casarini è accusato solo per i fatti relativi a Genova. Dal giorno della notifica della chiusura della fase istruttoria, Casarini e gli altri 12 indagati hanno venti giorni di tempo per decidere se depositare memorie o farsi ascoltare dal pm. Segue il rinvio a giudizio da parte del giudice per l’udienza preliminare.


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