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Attenti alle trappole: no allo statuto anonimo, sì al personalizzato.

Una governance più efficace, strumenti di crescita patrimoniale e descrizione della propria identità. Questi i pilastri. Da adattare.

di Redazione

Molti cooperatori sociali sono convinti che le loro imprese potranno sempre uscire indenni da provvedimenti improvvisi e restrittivi che investono il mondo della cooperazione. Un?illusione alimentata in tempi recenti dalla norma che ha introdotto un regime fiscale transitorio per le cooperative (il decreto legge 63/02), da cui sono però state escluse quelle sociali, e dalla riforma del diritto societario, dove si riconosce per le cooperative sociali di diritto il trattamento spettante alle cooperative a mutualità prevalente. Ma si tratta di un?illusione piuttosto pericolosa. Vi sono in Europa esempi che ci portano a pensare che non sia bene ritenere scontato che ad alcune cooperative sia riservato un perenne trattamento fiscale di maggior favore. In Germania, ad esempio, già quindici anni fa è stata tolta l?intassabilità degli utili a riserva indivisibile (ad eccezione delle cooperative agricole con il 99% della prevalenza), mentre in Spagna nel 1999 è stato applicato il principio della gradualità volto a valutare i livelli di mutualità e prevalenza interni alla cooperativa. La riforma del diritto societario richiama oggi tutte le cooperative, anche le sociali, ad adeguare i propri statuti. Tre sono i temi sui quali è opportuno impegnarsi in modo particolare. Il primo concerne la sfida di una governance più trasparente e più elevata; il secondo, la capacità di utilizzare nuovi strumenti per migliorare la cronica, estrema difficoltà nella crescita patrimoniale e più in generale economica. La terza sfida da affrontare è quella della valorizzazione del carattere peculiare delle cooperative. Lo statuto di una cooperativa non deve rappresentare un modellino sterile e anonimo: ciascun statuto dovrà invece contenere quegli elementi che caratterizzano l?impresa in modo univoco. Nel redigerlo si dovrà cioè avere l?ambizione di raggiungere due obiettivi fondamentali: il rafforzamento imprenditoriale e la valorizzazione dell?identità cooperativa. Esplicitare nello statuto il ristorno, ad esempio, contribuirà ad accrescere la capacità di remunerazione dei soci valorizzandone il ruolo. Non meno importante è l?indicazione del modo con cui la cooperativa sociale espleta la cosiddetta mutualità esterna. Questi principi devono essere dibattuti e sviscerati all?interno degli organi della Federazione così come negli organi delle cooperative. È davvero importante che le cooperative sappiano associare alla fatica di ogni giorno la capacità di leggere le linee di tendenza, ma questo rappresenta un senso di responsabilità che non si esaurirà certo il 31 dicembre prossimo, quando scadranno i termini per l?attuazione del decreto legislativo in questione, ma che dovrà andare oltre e proseguire nel tempo. Con la riscrittura degli statuti le singole cooperative entrano nel vivo della riforma: la prossima si giocherà a livello europeo, dove si riprodurrà lo stesso percorso compiuto in Italia. La raccomandazione basilare che ritengo doverosa è che bisogna essere concreti: guardando in basso e vicino, ma anche in alto e lontano. di Vincenzo Mannino segretario generale Confcooperative


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