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Bielorussia al voto per rafforzare Lukashenko-Stalin

Domani a Minsk si vota per le legislative e per il referendum che potrebbe permettere al "leader maximo bielorusso", in sella dal 1994, di essere ri-rieletto

di Paolo Manzo

Alexander Lukashenko ”non è Stalin, ma è di certo il suo nipote ideologico. Nel suo tentativo di costruire una mini Unione Sovietica ha creato un regime fondato sulla paura. Milioni di persone resteranno offese se vince il referendum. Ma sfortunatamente troveranno il coraggio di lamentarsi solo nel tinello di casa”. Questo il ritratto del presidente bielorusso visto dal responsabile di uno dei partiti all’opposizione, Anatoly Lebedko del Partito civico unito, alla vigilia delle elezioni legislative, ma soprattutto del referendum voluto dal presidente, in scadenza di mandato nel 2006, per assicurarsi una rielezione e poter governare a vita. Secondo la Costituzione della repubblica di Bielorussia, infatti il capo dello Stato non puo’ restare in carica per piu’ di due mandati: se vincera’ il referendum di domani Lukashenko, eletto la prima volta nel 1994, potra’ invece candidarsi per la terza volta. Alle urne per il doppio appuntamento si recheranno domani oltre sette dei dieci milioni di abitanti della repubblica che 14 anni fa, quando e’ caduto il comunismo, si legge sul quotidiano britannico ‘Telegraph’, aveva delle buone prospettive. E, del resto, quando nel 1994 e’ stato eletto presidente ‘Bat’ka’, il piccolo padre, come si fa chiamare Lukashenko, molti bielorussi erano contenti della scelta di un uomo forte che prometteva ordine e il ritorno alle certezze del passato. Il presidente ha aumentato le pensioni, ripulito le strade, ma il malcontento e’ cresciuto negli anni, si legge sul quotidiano britannico. L’opposizione ha organizzato una serie di manifestazioni di protesta che sono state represse brutalmente dalla polizia. Nel quartier generale del Partito civico unito, uno dei due all’opposizione, sono appese al muro cinque foto in bianco e nero di personaggi critici con il governo, scomparsi o misteriosamente morti. Il leader del partito, l’ex ministro del Commercio estero Mikhail Marinich, e’ stato arrestato, mentre Lebedko, attuale presidente, ha alle spalle tre arresti e racconta di essere stato aggredito davanti a casa da uomini mascherati. Il pugno di ferro del governo di Lukaschenko non avrebbe risparmiato neppure la stampa, incarcerando o multando le voci critiche del regime.


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