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Cooperazione & Relazioni internazionali

Repressione dura all’apertura del Foro Sociale Cileno

Dall'inviato Cristiano Morsolin, la drammatica cronaca in presa diretta della giornata di apertura del Foro Sociale Cileno, tenutosi in concomitanza con il vertice Apec

di Redazione

Santiago, 19 novembre 2004 di Cristiano Morsolin L?elicottero dei carabineros sorvola il centro di Santiago, i blindati e i mezzi antisommossa continuano a girare per il centrale viale Providencia, rimane l?odore acre dei lacrimogeni, dopo un?ora di guerriglia urbana repressa selvaggiamente dalle forze dell?esercito. Alle 13 le forze blindate della policía hanno interrotto il concerto di apertura del foro sociale cileno che si era aperto alle 11 del mattino con una festosa marcia dei movimenti altromondisti, degli ecologisti e della classe operaia, dei militanti dell?economia solidale, di Attac, di Le Monde Diplomatique (edizione cilena) e dei cattolici impegnati nel centro ecumenico Medellín (che negli anni ?70 fu all?avanguardia della Teologia della Liberazione con l?esperienza dei Cristiani per il socialismo), dei giovani pacifisti della ?Comunità Papa Giovanni XXIII? e dei caschi bianchi, dei militanti di sinistra e degli studenti organizzati in vari collettivi, ma anche del Movimento dei bambini lavoratori organizzati in MOCHINATs… Erano anni che non si vedevano 50mila manifestanti per la pace invadere pacíficamente le strade del centro nell?ambito di una marcia autorizzata dal Ministro degli interni. UN ALTRO CILE possibile è lo slogan che anima canti, grida, esprimendo l?opposizione al progetto imperiale del APEC, contro il progetto di ?guerra infinita al male? di Bush, contro il neoliberismo che impoverisce i popoli e fomenta le guerre… E? una festa della diversità che unisce i vecchi militanti di Unidad Popular del governo Allende con i Giovani universitari, attivisti per i diritti umani. E? un serpentone di colori che arriva a piazza Baquedano, poco distante dal palazzo della Moneda. E? un gran succeso per il foro sociale cileno che ha sempre scelto la non violenza e raggruppa ben 200 organizzazioni di base a livello nazionale. Mercoledi sera alla Fiera del Libro, il famoso scrittore Luis Sepúlveda aveva invitato la cittadiananza a partecipare attivamente. Quando la piazza era gremita di persone, alle 13 appunto, il lancio di qualche pietra da parte di gruppi anarchici che non fanno parte del foro sociale cileno ha sprigionato un’ incomprensibile risposta violenta dei carabineros (quasi aspettassero una scusa per intervenire) che hanno usato gli stessi metodi di repressione dell?epoca dittatoriale di Pinochet… Dopo 14 anni di transizione democratica, la democrazia è ancora oggi limitata. I blindati dei carabineros entrano ad alta velocita sparando massicciamente lacrimogeni e acqua, tentano di entrare da vari versanti ma a quel punto si organizzano vari gruppi di resistenza che usano pietre, bottiglie, pali. La forza di sicurezza del Foro sociale cileno tenta di impedire la violenza di alcuni gruppi di manifestanti, intimando ai carabineros di non intervenire perché nella piazza ci sono migliaia di anziani, bambini, giovani, madri di famiglia innocenti che stanno manifestando pacificamente per costruire un altro mondo possibile. Ma questo stato è abituato a violare i diritti umani, ha costruito questo modello neoliberista di benessere economico a partire dalla dittatura che ha annullato i diritti principali e ha privatizzato l?acqua, la salute pubblica, i trasporti pubblici, diventando un modello per FMI e Banca mondiale… Ricordo le parole di Viviana Diaz, coordinatrice della Grupo dei Familiari dei desaparecidos: ?il sistema neoliberista cileno è stato costruito con il sangue degli oppositori, di chi amava la democrazia di Allende?. Infatti anche per il Cepal, il Cile è al secondo posto per la peggiore distribuzione della ricchezza in America latina… Contro questa ingiustizia strutturale, migliaia di cittadini hanno manifestato e sono stati violentemente repressi dalla polizia.Tra i vari manifestanti c?è solidarieta… Dalle case circostanti ci lanciano limoni e sale per alleviare l?impatto dei gas, più volte mi trovo imbottigliato con vari sbarramenti dei carabineros, ad un incrocio non mi accorgo che un blindato mi passa a due metri di distanza: è uno shock, sono in compagia di Eugenia, giovane dirigente del movimento mapuche. Eugenia mi confessa: ?questa è la democrazia cilena, che criminalizza il popolo mapuche con 200 leader indigeni arrestati?. Ho visto un ferito portato via dall?ambulanza. Mi bruciano gli occhi per scrivere questo reportage, sono solo le 16 di questa giornata di fuoco… In molti mi dicono, racconta in Europa la perversità di questo sistema ingiusto e oppressore… Penso a Janet, giovane chilena della mia stessa eta, 32 anni, che era entrata in convento per servire la causa dei poveri come monaca. Ha iniziato il suo impegno sociale con i popoli mapuches del sud di Santiago e ora deve scontare 10 anni per un?accusa di terrorismo, anzi di ?minaccia terrorista?, che è assurda e ingiustificata. Penso che noi si debba lottare, facendo memoria di Victor Jara e di tutti gli altri martiri uccisi dal genocida Pinochet, ma ricordando anche i militanti di oggi come Janet. Domani iniziamo le decine di laboratori e seminari del foro sociale cileno all?Universita Humanistica Cristiana per costruire pace, democrazia, giustizia a partire dalla valorizzazione delle diversita! Sul sito www.mapuexpress.net potete trovare il documento del Coordinamento Mapuche contro l’Apec e la nostra visione interculturale per la libera autodeterminazione dei popoli, che significa la costruzione di un linguaggio comune non escludente ma includente. Da Santiago gridiamo che “Un altro mondo è possibile”!


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