Leggi & Norme

Zamagni: Onlus, nuove leggi e poi Authority

Intervista al presidente dell'Agenzia delle Onlus raccolta dall'Agenzia Dire. Dal sommerso, all'esigenza di strumenti nuovi. E poi la trasformazione dell'Agenzia in Authority

di Giulio Leben

C’e’ un 30% di soggetti non profit che sfugge alle rilevazioni, e l’obiettivo che vogliamo raggiungere e’ portare alla luce il non profit sommerso. Quello sperduto in piccole regioni, soprattutto in zone della campagna e della montagna, soggetti che fanno un mondo di bene, ma che non sono rilevati”.

E’ uno degli obiettivi che si pone Stefano Zamagni, da gennaio nuovo presidente dell’Agenzia nazionale per le Onlus e docente di Economia all’Universita’ di Bologna, intervistato dalla Dire su programmi e obiettivi dell”Authority’ del volontariato.

L’Agenzia per le Onlus, che opera sotto la vigilanza della presidenza del Consiglio dei ministri, e’ l’istituzione pubblica insediatasi l’8 marzo 2002 (legge 662/1996) a cui la normativa assegna il compito di vigilare, ma anche di promuovere, il Terzo settore, le Onlus e gli enti non commerciali, su tutto il territorio. Il suo primo obiettivo e’ quello di fare chiarezza sui soggetti presenti in Italia. Difficile, pero’, avere dati aggiornati. Secondo l’ultimo censimento Istat (2001), le istituzioni non profit sono 235.232, danno lavoro retribuito a circa 630 mila persone e possono contare sull’impiego di oltre 3 milioni e 300 mila volontari. In base al censimento della Fivol, la Fondazione italiana per il volontariato, il numero approssimativo di sole organizzazioni di volontariato nel 2006 e’ di 28 mila (mentre nel 1996 era di 12 mila).

Bisogna fare in modo che il prossimo censimento serva a mettere in luce il non profit nascosto del Terzo settore – spiega Zamagni – Abbiamo stretto a questo proposito un accordo con l’Istat per predisporre le cose ai fini della rivelazione censuaria 2011″. Il primo censimento, infatti, ha permesso sino ad ora di individuare solo le attivita’ istituzionali delle Onlus ma non le unita’ locali.

“Questo vuol dire- spiega il docente- che se c’e’ un’associazione che ha sede in una certa Regione o citta’ ma ha anche diramazioni in altri centri, sinora il censimento non le ha registrate, e i dati che circolano sottostimano la realta’ effettiva“.

Ma e’ urgente, per il presidente dell’Agenzia, assolvere ai compiti di vigilanza e controllo. “Abbiamo siglato un protocollo d’intesa con l’Agenzia delle entrate per migliorare le modalita’ di vigilanza- sottolinea Zamagni- l’obiettivo e’ quello di svolgere un’attivita’ ispettiva presso le Onlus, facendo in modo che vengano perseguite quelle false, che assumono il ruolo per frodare il fisco, ma di aiutare anche quelle vere, che commettono imperfezioni, nel fare dichiarazioni e chiedere registrazioni. Questa era un’esigenza molto sentita perche’ sinora c’erano invece state molte divergenze tra le due Agenzie”.

L’altro impegno e’ quello che riguarda una sorta di consulenza attraverso “l’istituzionalizzazione delle audizioni“. L’Agenzia assume quindi una “posizione di servizio” per risolvere “le difficolta’ del Terzo settore, che molti non hanno capacita’ di superare da soli”. Inoltre, la nuova ‘gestione’ dell’ente si pone lo scopo di arrivare in tempi rapidi ad una “manutenzione legislativa”. Spiega Zamagni, che e’ stato l’estensore del decreto legislativo 460/97 (piu’ conosciuto come legge Onlus): “Le leggi del Terzo settore sono diventate obsolete. Bisogna cambiare la legge su volontariato, la legge sulle stesse Onlus, e mandare a governo e Parlamento suggerimenti molto precisi e argomentati su come la normativa vigente dovrebbe cambiare, in particolare nei punti che riguardano la materia fiscale ma soprattutto civilistica”.

Si tratta di norme che sono state approvate in un un momento storico nel quale il mondo del Terzo settore “non aveva la rilevanza” che ha oggi, spiega il docente, “perche’ nel 2001 e’ stato cambiato il titolo V della carta costituzionale, con l’ingresso esplicito del principio di sussidiarieta’, ed e’ evidente che da allora i soggetti del Terzo settore hanno acquisito un’importanza, anche costituzionale, che prima non avevano. Questo spiega anche l’enorme diffusione su tutto il territorio nazionale di questi soggetti”.

Inoltre, sempre sul fronte del diritto, l’Agenzia nazionale per le Onlus ha intenzione di avviare una collaborazione con la Conferenza Stato-Regioni per arrivare “a standardizzare” le regole d’iscrizione ai registri. “In Italia ci sono circa 300 registri dei vari enti non profit, regionali, provinciali, ma anche presso le Camere di Commercio- sottolinea Zamagni- il problema non e’ tanto nel numero, quanto nel fatto che le regole e i criteri che devono essere soddisfatti per avere l’iscrizione al registro sono difformi da regione a regione”.

Ora accade che la domanda di iscrizione di una realta’ possa essere respinta in una regione e, invece, accolta in un’altra. “E’ una patente violazione del principio di equita’”, rimarca il presidente dell’Agenzia nazionale per le Onlus. Per il resto, sul fronte della promozione, c’e’ l’intenzione di portare il Terzo settore italiano nel Cesa, il Comitato economico sociale europeo: “Dobbiamo entrare come primi attori e non in seconda battuta- afferma Zamagni- dobbiamo far conoscere il modello italiano del Terzo settore, che ha specificita’ che gli altri che ora dominano in Europa, quello tedesco, inglese e francese, non hanno”. Va superato, inoltre, anche un ritardo culturale. “Siamo l’unico Paese europeo che non ha, tutt’oggi- ricorda il docente- un dottorato di ricerca dedicato specificamente a queste tematiche. L’Agenzia, a questo proposito, ha avviato un rapporto con il ministero dell’Universita’ per far si’ che questo venga realizzato“.

“Abbiamo corsi di laurea e master, non tantissimi, pero’ ci sono- spiega Zamagni- ma non abbiamo ancora un dottorato di ricerca. Altri Paesi li hanno da anni e anni, questo e’ un ritardo che non possiamo piu’ permetterci, altrimenti non riusciamo a produrre un polmone culturale capace di sostenere il mondo vitale rappresentato dal Terzo settore”. Dopo il raggiungimento, “tra un anno e mezzo al massimo”, di tutti questi propositi, Zamagni ha intenzione di avviare la trasformazione dell’Agenzia in Authority. “Questo ente- spiega il presidente- ha un budget di un milione e mezzo di euro l’anno e 12 unita’ di personale, piu’ i consiglieri: sfido uno a spiegare come possa con un milione e mezzo all’anno, comprensivo di stipendi, funzionare. La Charity Commission inglese, che sarebbe l’equivalente dell’Agenzia, ha 600 dipendenti ed un budget di 35 milioni di euro all’anno. Basterebbe questo per capire in che direzione occorre andare”.

L’Agenzia si trasformera’ quando “dimostrera’ di essere in grado di diventare un ente propositivo e capace di ottenere risultati. Solo allora- chiude Zamagni- si potra’ predisporre il terreno per farla diventare una vera e propria Authority come la Consob, l’Antitrust e le altre esistenti”.


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