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Immigrati, 350 mila in attesa di italianit

Sono quelli nati in Italia da genitori starnieri. La nuova legge presto andrà alle Camere. Ma rimane aperta la questione minori...

di Maurizio Regosa

Ci vuol un bel coraggio a dire a 350mila ragazzi nati e cresciuti nel Belpaese: «Non siete italiani perché non avete sangue italiano». Coraggio e incoscienza: il numero dei minori in questa situazione cresce continuamente.

Una trasformazione che sta spingendo ad aggiornare il principio ?genealogico? per il quale si è cittadini se si nasce da genitori italiani (jus sanguinis). Proprio in queste settimane dovrebbe arrivare alla Camera un progetto di legge, elaborato nella Commissione Affari costituzionali.

Secondo tale riforma la cittadinanza potrà essere riconosciuta allo straniero residente legalmente da almeno cinque anni e con un reddito superiore a quello richiesto per ottenere il permesso di soggiorno per lungoresidenti (5.500 euro), al cittadino comunitario in Italia da almeno 3 anni, al rifugiato politico e all?apolide, all?adottato da maggiorenne (dopo una residenza di 5 anni). Nel caso di matrimonio ?misto?, si pensa di riconoscere la cittadinanza dopo 2 anni di convivenza matrimoniale in Italia (anziché gli attuali 6 mesi) oppure dopo 3 anni di convivenza matrimoniale all?estero.

Per i minori sarà introdotto uno jus soli attenuato: la cittadinanza sarà concessa allo ?straniero? nato qui, ma solo se concorrono altri requisiti (uno dei genitori residente regolare da non meno cinque anni oppure nato in Italia con residenza regolare da almeno un anno alla nascita del figlio). Sarà anche introdotto uno jus domicilii: l?acquisto della cittadinanza sarà, cioè, collegato al prolungato inserimento del nuovo cittadino nella società italiana sin dalla minore età. Questo caso riguarda i minori nati o entrati nel Belpaese entro il quinto anno di età (e regolarmente residenti) e i ragazzi che abbiano frequentato un corso d?istruzione primaria o secondaria di primo grado o secondaria superiore.

Rispetto a questo progetto di riforma Caritas, Acli, Comunità di Sant?Egidio, Fondazione Migrantes e Centro Astalli hanno espresso un parere sostanzialmente positivo, non privo però di alcune riserve: troppa enfasi al requisito della regolarità dei genitori; un improprio discrimine economico (la soglia dei 5.500 euro); poca attenzione alle coppie miste.

Le associazioni infine intravvedono una possibile discriminazione tra i figli nati qui e quelli arrivati grazie al congiungimento familiare.

In un appello ai parlamentari hanno chiesto, dunque, «che al positivo inserimento del minore nel nostro Paese, anche se nato all?estero, corrispondano adeguate modalità di attribuzione della cittadinanza».

All?appello hanno già aderito l?Azione cattolica, Coldiretti, Agesci, Jesuit Social Network e Volontari nel mondo – Focsiv.


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