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Attivismo civico & Terzo settore

Impantanati dal governo amico

L'accusa Vittorio Agnoletto, ex portavoce

di Redazione

Al collo ha ancora la bandiera della pace (vedi www.vittorioagnoletto.it). Del suo passato (dal 2001 al 2004 è stato portavoce della delegazione italiana del Wsf), ma soprattutto del suo presente da militante (con uno scranno al parlamento europeo nel gruppo della Sinistra unitaria europea) non ha nulla da rimpiangere. Alla Giornata di mobilitazione globale del 26 gennaio ha partecipato in prima persona, ma Vittorio Agnoletto è il primo a riconoscere l’eclissi del Movimento.
Vita: Sui media questo è stato un Wsf desaparecido. Chi ha sbagliato?
Vittorio Agnoletto: Il 26 è stato un giorno importante, che simbolicamente ha legato assieme gli attivisti di tutto il mondo. Dall’Australia all’America latina. Ma non voglio sottrarmi alla domanda. In Italia, come è accaduto in Brasile con Lula, stiamo scontando la sindrome del governo amico.
Vita: Di cosa si tratta, vista dall’interno?
Agnoletto: Nel Movimento coesistono due atteggiamenti opposti, ma entrambi subalterni. Il primo è quello di chi ritiene che per ogni iniziativa occorra considerare l’impatto che può avere sul governo. Una sorta di sudditanza preventiva. Poi ci sono quelli che non puntano ad altro che allo scontro con la maggioranza di centrosinistra.
Vita: Risultato?
Agnoletto: Il Movimento ha perso autonomia e di fatto da tempo è ostaggio della politica.
Vita: Detto da uno che in politica rischia di non essere credibile?
Agnoletto: E perché? Io non ho dimenticato i temi dell’Aids e dell’accesso ai farmaci per cui mi sono sempre battuto e continuo a battermi. E quando c’è stato da attaccare questo governo, come sulla nomina di De Gennaro, non mi sono tirato indietro.
Vita: Con quali associazioni sta lavorando oggi?
Agnoletto: Attac, Terre des Hommes, la Fiom e Msf per fare qualche nome.


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