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Attivismo civico & Terzo settore

Il cammino verso una società più aperta

La tornata elettorale che ci apprestiamo a vivere il 13 e 14 aprile non si presenta sotto buoni auspici per il cittadino-consumatore.

di Giuseppe Frangi

La tornata elettorale che ci apprestiamo a vivere il 13 e 14 aprile non si presenta sotto buoni auspici per il cittadino-consumatore. Il sistema elettorale vigente infatti è un sistema che da una parte blinda il potere dei partiti e dall?altro non riesce neppure a garantire stabilità, come la repentina conclusione di questa legislatura ha dimostrato. Quindi, se dobbiamo parlare in qualità di cittadini-consumatori, la prima istanza che dovremmo vedere presente nei programmi e poi ovviamente realizzata è una nuova legge elettorale. I cittadini hanno bisogno di garanzie: e questa sulla chiarezza e affidabilità del meccanismo elettorale è alla base di tutte.
Non c?è dubbio che negli ultimi mesi il consumerismo in Italia abbia dimostrato una grande crescita in quanto a peso specifico e autorevolezza. Oggi, possiamo dirlo, è entrato pienamente in una stagione di maturità e si è dotato di strumenti destinati a crescerne l?influenza (la class action su tutti). Proprio per questo oggi il consumerismo corre un doppio rischio. Da una parte potrebbe indurre alcuni (già si nota qualche movimento in questa direzione) a tentare l?avventura politica direttamente. Una scelta che sarebbe sciagurata, perché com?è accaduto nelle elezioni scorse, non verrebbe assolutamente capita dagli elettori. I consumatori non hanno bisogno di formazioni su misura, che obbediscono solo a un?istanza corporativa, cioè ultimamente contro natura (il consumerismo è antitetico a qualsiasi concezione corporativa!). Invece il compito è quello di garantirsi che le proprie istanze siano rappresentate all?interno dei partiti, senza porsi preclusioni di schieramenti. Nel dna del consumerismo c?è una visione larga della democrazia, dove i soggetti sociali sono chiamati a trovare una loro adeguata rappresentazione nei soggetti delegati all?attività politica, cioè i partiti. È in questo meccanismo che si misura la capacità propositiva e quindi la vitalità dei soggetti sociali. Il consumerismo in questo ha un compito doppiamente delicato. Perché deve innanzitutto proporre se stesso e le proprie istanze. E poi deve essere garante perché questo meccanismo valga per tutte le variegate forze che costituiscono l?articolazione dell?attivismo sociale oggi in Italia. Il nostro Paese ha bisogno di veder crescere una cittadinanza sempre più attiva, consapevole e protagonista. Perché questo accada è necessario che le regole vengano rispettate, che gli apparati facciano un passo indietro, che la sussidiarietà non resti solo una bella parola. Il mondo che ruota intorno a questo giornale si aspetta da un consumerismo maturo la capacità di garantire e difendere un modello di società aperta. Siamo certi che non saremo delusi.


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