Attivismo civico & Terzo settore

l’agenzia per le onluse la legge che verrà Un documento per delineare il futuro della norma fiscale. No al tetto, ai rendiconti, allo sport… ma sì al premio per i “piccoli” di Gabriella Meroni

5 per mille Proposta dei saggi guidati da Zamagni

di Redazione

Un 5 per mille stabile, senza tetti, con meno destinatari e soglie di sbarramento per favorire le realtà più piccole. Ecco i desiderata dell’Agenzia per le onlus, che ha prodotto il 5 settembre un documento-proposta su «una disciplina legislativa per razionalizzare e rendere stabile» il 5 per mille.
Vediamone il contenuto. Dopo aver premesso che il 5 per mille è un «miglioramento del regime fiscale», l’Agenzia affronta il nodo dei beneficiari, passati in tre anni da circa 30mila a quasi 80mila, con l’introduzione delle associazioni sportive dilettantistiche. Secondo Zamagni e soci, la legge dovrebbe comprendere solo quattro destinatari: onlus, associazioni di promozione sociale, associazioni e fondazioni riconosciute operanti nei settori previsti dall’articolo 10 della legge 460 e fondazioni nazionali di carattere culturale. Niente Comuni, niente sport. Quanto alle procedure, semplificazione massima grazie a un elenco permanente dei beneficiari (modificabile solo con i nuovi ingressi) e nessuna documentazione richiesta ad onlus e aps iscritte nei pubblici elenchi.
Sulla rendicontazione, l’Agenzia ha le idee chiare: via l’obbligo di rendicontazione separata, è sufficiente una «comunicazione sociale» delle modalità di utilizzo dei fondi, magari su un sito istituzionale a disposizione degli enti che ricevono contributi di una certa consistenza. Ovviamente, ribadisce il documento, dovrà sparire qualsiasi “tetto”, e dovranno essere accelerati i pagamenti. Per farlo, occorre sottrarre i fondi alle competenze dei singoli ministeri (Sanità, Lavoro ecc.), farli rimanere nel bilancio del ministero dell’Economia e far gestire le erogazioni all’Agenzia delle Entrate.
Ma la vera novità è al punto 6 della proposta, dove si parla di «polverizzazione» delle scelte. Come evitarla? Primo: stabilire una soglia minima («ad esempio 100 euro») al di sotto della quale il 5 per mille non si attribuisce all’ente cui è destinato, ma confluisce nel fondo delle quote non assegnate (quelle senza codice fiscale) che poi è ripartito proporzionalmente tra le associazioni che hanno ricevuto più di quella soglia (100 euro); secondo, stabilire una soglia massima (10mila euro?), al di sopra della quale i beneficiari perdono il diritto alla quota del fondo indistinto. Esempio: se l’ente A ha racimolato 40 euro, non riceve nulla; se l’ente B ha diritto a 5mila euro, prenderà i 5mila più una quota del fondo indistinto (fino a 10mila euro); se all’ente C spettano 12mila euro, prenderà solo quelli. Complicato? Non per l’Agenzia, che spera così di evitare i costi di gestione di «importi insignificanti».


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