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Cooperazione & Relazioni internazionali

Ferrara, pienone all’incontro sul pianeta rom

Presenti esponenti delle comunità rom italiana, rumena e serba. Un evento inserito nella seconda edizione del festival della rivista Internazionale nella città romagnola, che si è svolto lo scorso weekend

di Daniele Biella

Parlare del pianeta rom dando la parola a loro, i rom. E’ quanto è successo domenica pomeriggio al teatro comunale di Ferrara, nell’ambito del “weekend con i giornalisti di tutto il mondo” promosso per il secondo anno consecutivo dal settimanale Internazionale, un happening che ha portato nel capoluogo romagnolo migliaia di persone per assistere agli incontri in programma su tutti i temi di più stretta attualità mondiale (come lotta al terrorismo, fine del petrolio, turismo responsabile, diritti umani, i conflitti in corso e quelli dimenticati).

“Il problema è economico, non etnico. Non veniamo in Italia per nomadismo, piuttosto perchè siamo in cerca di lavoro. Basti pensare che un docente universitario guadagna non più di 500 euro al mese, fate voi le proporzioni”. Con queste parole ha descritto le condizioni di migliaia di suoi conterranei Delia Grigore, rom rumena, docente, filologa e presidente di Amare Rromentza, una della associazioni di difesa dei diritti rom più in vista della Romania. “Prima perseguitati per più di 50 anni, fino al 1856, poi trattati come schiavi fino alla prima guerra mondiale, perseguitati con il genocidio della seconda guerra, infine assimilati ai rumeni nei 60 anni di comunismo: ecco da dove veniamo”, aggiunge Grigore, presente all’incontro “Cronache dal pianeta rom”, con almeno un migliaio di persone stipate nel teatro comunale cittadino.

Oltre a lei, erano presenti il poeta e scrittore rom serbo Alija Krasnici, il docente e musicista rom italiano Alexian Santino Spinelli e il giornalista Gad Lerner, nelle vesti di moderatore. “Sono nato in Kosovo, e la mia infanzia è un ricordo di persecuzioni continue. Ora vivo in Serbia, e i tempi sono cambiati: è lo stesso Stato che crea programmi di inserimento scolastico e di integrazione con la comunità locale”, ha raccontato al pubblico Krasnici, “integrazione che non significa assimilazione. Anche per questo molti dei miei libri sono dedicati ai bambini e narrano la storia e la cultura romanì, per non dimenticarla”.

“Una cultura che è parte integrante di quella italiana”, ha ricordato poi Spinelli, oggi uno dei rom italiani più attivi nel difendere i diritti del popolo romanì (“che integra rom, sinti, camminanti e altri due ceppi, i quali hanno al loro interno centinaia di piccoli gruppi con caratteristiche diverse, il cui elemento comune è la lingua, il romanì appunto”, spiega Spinelli) contro gli attacchi degli ultimi mesi del governo (e di buona parte della popolazione) italiana. “Anziché ricondurre chi sbaglia alle sue responsabilità come singola persona, quando si parla di rom si generalizza indiscriminatamente, addebitando a tutto il popolo romanì colpe che non gli appartengono”.

“Ridiamo valore alla conoscenza, che toglie la paura e dà rispetto”, ha aggiunto Gad Lerner, “ e proseguiamo sulla strada dell’integrazione non forzata. Un integrazione nella quale giocano un ruolo di primo piano le associazioni di volontariato, con il loro costante interessamento alla persona come tale, con il suo disagio e le necessità, togliendo di mezzo ogni pregiudizio”.

 


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