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Attivismo civico & Terzo settore

Lilliput, il gigante si è fatto piccolo

La partecipazione alla vita dei "nodi" è calata, le adesioni anche. Anticipazione del numero del magazine in edicola da oggi

di Gabriella Meroni

L’idea era geniale, il nome pure: Lilliput, il popolo dei nanetti sbucati da chissà dove che riesce, mettendosi insieme, ad avere ragione del gigante Gulliver, imbrigliandolo in una rete che lo rende inoffensivo. Era questo l’ideale di rete Lilliput, nata esattamente dieci anni fa alla vigilia dei movimenti no global di Seattle, e scesa in piazza con tutta la sua potenza popolare al G8 di Genova, quando con un felice passaparola riuscì a far dipingere di bianco migliaia di mani che si alzarono in corteo contro la violenza di quei giorni.
Di lì in poi, non ci fu quasi evento, appuntamento o manifestazione pacifista e “dell’altro mondo è possibile” che non vedesse Lilliput in prima fila. Inafferrabile – non ha mai avuto una struttura, un presidente, una sede – eppure influente, per anni ha dettato l’agenda dei no global di casa nostra. Poi, più o meno dal 2006, quando si svolse l’ultima assemblea nazionale, un lento declino. Nei numeri, soprattutto: dei 70 nodi del 2002 oggi se ne contano 39, di cui pochi davvero attivi. Nella visibilità: sul sito le “azioni urgenti” che invitano alla mobilitazione sono una nel 2008 (per Locri) e una nel 2009 (per Gaza). Negli aderenti: delle 700 associazioni dei tempi d’oro, oggi se ne contano appena 6.

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