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Fundraising, la strada per l’autonomia del non profit

Parla il presidente Stefano Zamagni

di Benedetta Verrini

«Il terzo settore non può più permettersi di operare con
i soli fondi pubblici», spiega Stefano Zamagni. Le Linee Guida sulle raccolte fondi servono proprio a questo: «Per conquistare una maggiore indipendenza finanziaria»
«Queste Linee Guida hanno una grandissima valenza strategica». Il professor Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le onlus, non nasconde la soddisfazione nel presentare l’uscita delle Linee Guida per le raccolte fondi. Quando illustra il documento, ricorda che rappresenta «il terzo elemento di un trittico, che collega fra loro sostegno a distanza, bilanci sociali e raccolte fondi e che punta a far accrescere la credibilità del terzo aettore. E là dove c’è credibilità, arrivano anche i fondi».
Vita: In Italia c’è un problema di credibilità per il non profit?
Stefano Zamagni: Nell’affrontare questo progetto siamo partiti da una domanda. Per quale motivo in Italia i rendimenti delle raccolte fondi sono più bassi rispetto a Germania e Gran Bretagna, per non parlare degli Stati Uniti?
Vita: E quale risposta vi siete dati?
Zamagni: Non certo quella che gli italiani siano meno generosi. Nel nostro Paese ci sono meno donazioni perché c’è meno fiducia. In latino la parola fiducia, fides, significa “corda”. Non abbiamo abbastanza “corda” perché non è mai stata tesa o perché si è spezzata.
Vita: Le Linee Guida puntano a ricostituirla?
Zamagni: Sì. Sono uno strumento prezioso e molto pratico per realizzare gli obiettivi di trasparenza ed efficacia. Quando le organizzazioni non profit le adotteranno, esprimeranno al massimo grado la capacità di dimostrare che i fondi raccolti vengono utilizzati proprio per gli scopi dichiarati. Riguardo a questo, vorrei sottolineare un altro passaggio fondamentale.
Vita: Quale?
Zamagni: Queste Linee Guida, più che mai, hanno un significato che va molto al di là dell’immediato. Non sono un documento meramente burocratico e non è certo così che dovranno essere utilizzate dalle organizzazioni. Stiamo invece parlando di un sistema di trasparenza e comunicazione che coinvolge direttamente il pubblico, chiama in causa i donatori e inaugura una nuova stagione in cui la società civile dovrà più che mai essere protagonista delle azioni di sviluppo e di solidarietà. La ricostituzione della credibilità con i donatori, poi, porterà un ulteriore sviluppo.
Vita: Ovvero le risorse?
Zamagni: Esattamente. Il terzo settore non può più permettersi di operare con i soli fondi pubblici. Deve cercare le risorse nella società, tra i donatori privati. Solo così potrà conquistare quella dimensione di autonomia e indipendenza finanziaria che è fondamentale per esistere e realizzare progetti. Diminuire il “cordone economico” con il pubblico è il primo passo di un percorso di indipendenza del settore che si articolerà, nel futuro, con la riforma legislativa del Libro I del Codice civile e con l’istituzione di una Borsa sociale, che giunga a rappresentare il “polmone finanziario” del non profit, così come la Borsa lo è per il profit.
Vita: Verificherete l’applicazione di queste Linee Guida?
Zamagni: Abbiamo già effettuato una prima sperimentazione, di circa otto mesi. Ci siamo prefissati un monitoraggio complessivo entro il 31 dicembre 2011.


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