Economia & Impresa sociale 

Il buco nelle scarpe di sua maestà Elisabetta

di Redazione

La fotografia che meglio descrive l’attuale situazione è quella della Regina Elisabetta che sabato 4 settembre, in Scozia, mostrava un vistoso ed imbarazzante buco nella scarpa. Ma siamo davvero alla frutta? Cosa ci attende?
In America la speranza di un recupero veloce dalla crisi sta svanendo e la prospettiva è di una ripresa lenta che gli economisti chiamano “nuova normalità”. La ragione è il perdurare della stagnazione dei salari e della disoccupazione. Il programma di recupero adottato sinora, tassi pari allo zero, incentivi fiscali su acquisto automezzi e case, si è mostrato inefficace. La recessione continua ad avanzare con il suo carico di fallimenti, pignoramenti, perdita di posti di lavoro e chiusure di fabbriche. I numeri non lasciano presagire nulla di buono: il debito americano è arrivato a 13.300 miliardi di dollari, gli ordinativi sono ridiscesi al minimo ed in agosto sono stati persi ancora 54mila posti di lavoro. La aziende sono piene di cassa solo perché hanno ridotto il costo del lavoro aumentando così i profitti.
Anche la banca d’affari Morgan Stanley prevede che ci saranno inadempienze da parte dei governi sui debiti, diventati enormi ed ingestibili, e gli investitori in titoli di Stato si troveranno ad affrontare problemi per la difficoltà ad ottenere aumenti delle tasse. Un pericoloso disfattismo sta prendendo piede tra gli addetti economici. Il ricercatore e professore della New York University Nouriel Roubini al seminario Ambrosetti a Cernobbio ha detto che gli Usa sono a corto di proiettili. Il recente editoriale del Wall Street Journal titolava «La fine dell’ottimismo americano», spiegando lo stallo in cui si trova l’economia e paventando anni di degrado economico mentre gli unici contenti sono le banche di Wall Street.
Il presidente della Federal Reserve Bernanke ha detto che le prospettive economiche sono «insolitamente incerte» e l’incontro degli alti funzionari della Banca Centrale del 10 agosto è stato tra i più controversi degli ultimi anni. Sette funzionari su 17 hanno espresso riserve sulla gestione delle attività ma soprattutto sulla controversa decisione se stampare moneta. Bernanke per ora ha dato un calcio alla lattina rimandando le risposte al futuro.

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
Le sofferenze bancarie sono arrivate a 70 miliardi di euro, + 2,9% su giugno.


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