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Supported housing, quando la casa è una cura

Gli psichiatri dell'Ospedale Sacco di Milano hanno presentato un progetto rivolto a pazienti con gravi disagi psichici

di Redazione

«La casa è il nido». «È protezione». «Rappresenta la rinascita». «Dà pace». Angela, Roberto, Stefano, Manuela: le loro parole sono la conferma più importante del valore del progetto che l’Ospedale Sacco, grazie al supporto finanziario dell’assessorato alla Salute del Comune di Milano, sta portando avanti in ambito psichiatrico. Si chiama Supported Housing ed è rivolto a pazienti con gravi disagi psichici (depressioni e psicosi schizofreniche) che in alcuni casi hanno già trascorso un periodo in comunità terapeutiche.

L’obiettivo è favorire la riconquista dell’autonomia nel proprio contesto abitativo e sociale. Di questo tema si è parlato oggi nel corso di una conferenza libera (tutti i presenti possono prendere la parola e indirizzare la discussione) a Villa Scheibler a Milano, alla presenza degli assessori alla Casa della Regione Lombardia e alla Salute del Comune di Milano, rispettivamente Domenico Zambetti e Giampaolo Landi di Chiavenna. Un momento di condivisione delle proprie esperienze che ha nello strumento dei video il suo principale mezzo di comunicazione. «Si tratta di pazienti – spiega il direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ospedale Sacco Teodoro Maranesi –, alcuni dei quali con un periodo di cura in comunità terapeutiche alle spalle, che non sono in grado di affrontare la vita di tutti i giorni. Due sono le strade seguite solitamente in questi casi: o vengono mantenuti in strutture terapeutiche oppure vengono ricondotti a casa tout court. Entrambe si rivelano soluzioni non ottimali per un gran numero di pazienti. La “via di mezzo” che abbiamo individuato è rappresentata da un reinserimento graduale. In altre parole, il paziente è seguito da un educatore (in contatto costante con l’equipe psichiatrica) che lo affianca all’interno della sua realtà, dentro la sua stessa casa».

I vantaggi? Numerosi e diversi. Li spiega ancora il dottor Maranesi: «Per quanto condotta con la massima attenzione alle esigenze dei pazienti, una comunità psichiatrica rimane tale. Alcuni benefici, in termini psicologici, che la propria casa può apportare non sono raggiungibili in contesti alternativi. La presenza di una figura di fiducia come quella dei nostri educatori permette al paziente di non sentirsi abbandonato e gli garantisce un supporto emotivo e pratico in tutte le situazioni quotidiane. Proprio per questo, ed è il tratto maggiormente distintivo del nostro modo di operare, adottiamo un modello flessibile e personalizzato. Non seguiamo un protocollo unico per ogni paziente, ma un approccio diverso a seconda delle diverse esigenze e criticità. Seguire un paziente significa anche fargli semplicemente compagnia in alcuni frangenti della giornata, pungolarne gli interessi, condividere i pasti o supportarlo nelle piccole incombenze quotidiane. Non cerchiamo di indicare una strada ma tentiamo di assecondare la loro direzione».

Attualmente sono venti le persone seguite nell’ambito del progetto Supported Housing da parte dello staff dell’Ospedale Sacco che si avvale anche del supporto di un’efficente rete di organizzazioni di volontariato. Secondo il dottor Claudio Pagani, responsabile del progetto Supported Housing del Sacco, dei «30mila pazienti in carico alle varie strutture comunitarie terapeutiche milanesi, un numero elevato potrebbe essere seguito con progetti simili. Si permetterebbe, tra le altre cose, di alleggerire notevolmente le spese creando la possibilità di assistere un maggior numero di persone. Ergo: migliori risultati e minori spese per il sistema pubblico». «Un altro esempio del nostro tentativo costante di prendersi cura delle persone anziché semplicemente curarle – sottolinea il direttore generale del Sacco Alberto Scanni –. Il Supported Housing favorisce e rende più rapido il percorso di ritorno alla vita». La presenza dell’assessore regionale alla Casa Zambetti, da sempre sensibile al tema del disagio sociale, testimonia l’attenzione e lo sforzo che anche la Regione Lombardia sta mettendo in campo: «La casa è il bisogno primario di ogni persona in quanto tale – ha dichiarato l’assessore nel corso del suo intervento –. Il progetto dell’Ospedale Sacco non solo dà dignità, ma conferisce a chi ha dei forti disagi un’opportunità preziosa di miglioramento».


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