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Politica & Istituzioni

Pensioni, la prova del fuoco

Anticipazioni sulle proposte della Fornero, rigidi i sindacati

di Franco Bomprezzi

Le pensioni sono il terreno di potenziale conflitto in questi giorni di attesa dei “pacchetti” del governo Monti, che arriveranno ufficialmente lunedì 5 dicembre. Oggi i giornali dedicano al tema molte pagine, cercando di anticipare i contenuti di provvedimenti destinati a incidere profondamente nel futuro lavorativo degli italiani.

“Pensioni, contributivo per tutti”, apre il CORRIERE DELLA SERA in prima pagina, dando per definita la proposta di riforma che il ministro Fornero porterà in Consiglio dei Ministri lunedì, piatto forte della manovra che verrà varata il 5 dal presidente Monti. Due pagine di approfondimento, la 2 e la 3, dedicate all’analisi nel dettaglio della riforma del sistema previdenziale. La misura principale è quella che introduce il sistema Contributivo per tutti. «È la misura che porterà a compimento la riforma Dini del 1995, dalla quale restarono esclusi coloro che avevano, a quella data, più di 18 anni di servizio e che mantennero il vantaggioso metodo di calcolo retributivo (2% dello stipendio per ogni anno di servizio, quindi pensione dell’80% dopo 40 anni). Dal prossimo anno i versamenti di questi lavoratori saranno calcolati ai fini della pensione col meno vantaggioso metodo contributivo (l’assegno tiene conto di quanto effettivamente versato e della speranza di vita media al momento del pensionamento), come succede per tutti quelli che hanno cominciato a lavorare dopo il ’95 o per coloro che a quella data avevano meno di 18 anni di servizio, i cui versamenti dal ’96 in poi vengono calcolati col contributivo. Si tratta di un provvedimento che Fornero vuole soprattutto per ragioni di equità, cioè affinché tutti i lavoratori siano tendenzialmente trattati allo stesso modo. In realtà non riguarderà tutti. La riforma, per esempio, non potrà essere imposta alle casse dei professionisti, che sono autonome per legge, ma il governo spingerà al massimo per ottenere che anche queste si adeguino», spiega nell’analisi Enrico Marro. L’editoriale è di Gianpiero della Zuanna, docente di demografia a Padova, che titola: “Il lavoro e la vita”, e fa un’analisi antropologica, e demografica, dell’impatto che avrà questo innalzamento dell’età pensionabile sulle persone, e sulla qualità del loro lavoro. Scelta curiosa del CORRIERE, che porta un po’ di umanità tra cifre e tabelle. «Malgrado le scoperte della medicina e il miglioramento degli stili di vita, non esiste l’elisir di giovinezza, e con l’età le capacità fisiche e mentali inesorabilmente declinano. Quindi, con l’aumentare del numero dei lavoratori maturi, dovrebbero anche moltiplicarsi le forme di lavoro flessibile, garantendo un’uscita soft dal mondo produttivo». I calcoli sì, ma guardiamo anche alle persone, insomma.

«Pensioni, ecco la riforma», il titolo di apertura della prima pagina de LA REPUBBLICA. Occhiello: «Stretta su anzianità e donne, contributivo per tutti. L’aumento dell’Iva destinato allo sviluppo. Draghi: bilancio unico  nell’eurozona». Sommario: «No dei sindacati. Monti convoca le parti sociali. Fornero: reddito minimo garantito». A pagina 2 Roberto Mania illustra il contenuto del piano: «La riforma-Fornero è pronta. Il neo ministro del Lavoro ha annunciato ieri a Bruxelles che lunedì il Consiglio dei ministri dovrebbe varare un pacchetto organico di interventi sulla previdenza. Ci sarà l’estensione a tutti del sistema contributivo nella forma pro-rata per il calcolo della pensione e l’accelerazione dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne dipendenti del privato, che dovrebbe passare già dal 2012 da 60 a 63 anni per poi agganciarsi a quella degli uomini già nel 2018 e non più nel 2026. Aumenteranno di un paio di punti percentuali i contributi a carico dei lavoratori autonomi attualmente intorno al 20-21 per cento. Ci sarà il blocco – anche se i dettagli devono ancora essere definiti – dell’adeguamento degli assegni (con l’esclusione di quelli al minimo) alla dinamica dell’inflazione dal quale arriveranno quasi 5 miliardi di euro». Il ministro punta «al superamento delle pensioni di anzianità, ma questo è anche il capitolo non ancora chiuso. C’è l’opposizione di tutti i sindacati e di una parte del Pd, mentre il Pdl e l’Udc potrebbero essere a favore. La soluzione più hard, sulla quale si sono concentrati i tecnici del governo, è quella di prevedere per tutti un’unica soglia di età contributiva a 41-43 anni per andare in pensione, con l’esclusione di coloro che hanno raggiunto 63 anni senza avere però quella anzianità contributiva: a loro verrebbe concesso di lasciare il lavoro, ma con una penalizzazione. In questo modo l’età di uscita tenderebbe a coincidere con quella della pensione di vecchiaia».

IL GIORNALE apre la sua prima pagina con il titolo «Monti spacca la sinistra», occhiello: «sulle pensioni il Pd non ride più». Continua il sommario: «Bersani deve decidere: o sta con il governo anti-sindacati o sposa la piazza comunista e tradisce Napolitano». L’editoriale è del direttore Alessandro Sallusti: «Cambiano gli uomini, i governi, i contesti e le necessità, ma il problema resta sempre lo stesso. Cioè la pretesa dei sindacati di comandare in fabbrica e nel Paese. Una dittatura delle minoranze per impedire quei cambiamenti che la maggioranza chiede ed esige. Una continuazione di una lotta di classe ideologica che ha già devastato l’Italia una volta. E il Pd pare proprio incapace di spezzare il cordone ombelicale con le ali radicali. Con chi starà Bersani? Con Monti o con la Camusso? Voterà la riforma delle pensioni o scenderà in piazza per contestarla?». Scrive Sallusti: «Si diceva che il governo Monti avrebbe messo in crisi il centrodestra, aprendo la strada alla sinistra. A naso, sta succedendo l’inverso. È la sinistra che si sta avviando verso il bivio della vita. Cioè scegliere se imboccare la nuova strada, per esempio quella che indica Renzi, di un moderno partito socialdemocratico, oppure continuare su quella vecchia del post comunismo nostalgico in compagnia di neo comunisti rancorosi».

“Vado al minimo” è il titolo di apertura scelto dal MANIFESTO che va a sfondare sulla grande foto del ministro del Welfare Elsa Fornero. Il richiamo riassume: “Reddito minimo garantito a chi è senza lavoro e riforma delle pensioni: contributivo per tutti, aumento dell’età per le donne. Da Bruxelles arriva la ricetta della ministra del Welfare Elsa Fornero. Ma si teme anche il «congelamento» degli assegni per gli anziani e la cancellazione dell’articolo 18. Il Pd esulta per le misure sui precari, la Cgil no: «Non c’è equità»”. Il tema è poi trattato ampiamente alle pagine 4 e 5 che si aprono con il titolo “Pensioni ko e flexsecurity”, mentre a pagina 4 la fascia grigia in alto segnala “Sacrifici”. Il sommario riassume a grandi linee il contenuto delle misure annunciate dal ministro Fornero: “La ministra del Welfare annuncia le misure al via già lunedì: contributivo per tutti e aumento di età per le donne. Ma si teme anche il congelamento degli assegni. E apre al reddito minimo garantito”. Insomma, come si spiega nell’articolo «(…) Quel che è certo, anche perché Fornero lo ha anticipato, è che già al consiglio del ministri di lunedì si deciderà l’estensione del metodo contributivo pro-rata per tutti (…) Quanto al dialogo con le parti sociali, la ministra ha detto che “c’è la disponibilità mia e del presidente del consiglio”. “Abbiamo l’intendimento di vedere le parti sociali, ma questo dipende dal presidente del consiglio – ha aggiunto – e dai vincoli di tempo, perché noi ne abbiamo poco per queste azioni che ci sono richieste da Bruxelles e dai mercati” (…)». Sul fronte reazioni si segnala: «(…) Il Pd, con Livia Turco ha apprezzato l’uscita sul reddito minimo. (…) Cosa però abbia in mente Elsa Fornero di preciso è ancora ampiamente un mistero. La leader della Cgil Susanna Camusso ha ribadito che “la riforma annunciata è contraria all’equità”, che “i pensionati hanno già dato”, e che “il superamento della dualità tra precari e garantiti non si risolve togliendo diritti a tutti”. Quanto alle pensioni, il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, ha detto che “l’età di uscita va innalzata”: secondo l’istituto nei primi 10 mesi del 2011 l’età media di uscita è stata di 58,7 anni (nel 2010 era 58,6); i due terzi dei pensionati per anzianità nel 2010 sono usciti con 40 anni di contributi». Gli altri articoli trattano da un lato della situazione in Grecia “Sciopero generale contro la manovra. Disobbedienza civile contro le tasse”, ma anche delle fibrillazioni nei partiti italiani “Panico nei partiti lasciati all’oscuro. Fronda nel Pdl. Bersani: ci ascoltino”, nell’articolo poi si dà conto dei mal di pancia degli schieramenti “Pd con i nervi tesi. Camusso – Fassina: siamo rimasti soli. Zaia-Cota: prima la padania, poi la crisi”, riassume il sommario. Non mancano poi riferimenti a quanto si sta muovendo in Europa, dalla banca d’Inghilterra che si prepara al dopo euro e a Sarkozy che “tende la mano a Merkel”.

Monti accelera: lunedì si punta a «un’approvazione-lampo» delle misure più volte annunciate, anche se sulle pensioni – nota il SOLE 24 ORE nell’articolo di pagina 5 – «il Governo deve fare i conti con il muro dei sindacati – soprattutto sul tema della difesa della soglia dei 40 anni di contributi per l’anzianità – che all’unisono sollecitano l’avvio di un confronto», confronto che invece non pare ci sarà perché «l’appuntamento di domenica si profila come una mera illustrazione delle misure da parte del Governo alle parti sociali e alle autonomie locali, non come l’avvio di una concertazione». Ma la questione pensioni non allarma solo i sindacati. In un articolo in taglio basso nella stessa pagina il SOLE nota come il nodo previdenza «spacchi» soprattutto il Pd: se infatti la «reintroduzione dell’Ici, sommata alla patrimoniale, rappresenta per il partito di Silvio Berlusconi un boccone indigesto», l’intervento sulle pensioni di anzianità va di traverso al partito di Bersani, che si spacca: «L’ala del partito più vicina alla Cgil di Susanna Camusso ha ribadito il suo noa mettere in discussione “quota 40”, intesa come età contributiva», scrive il SOLE. «La maggioranza però sembra disponibile a rivedere anche questo tabù, in cambio di misure a sostegno di disoccupati (reddito minimo) e giovani (agevolazioni per le assunzioni)».

Pensioni avanti tutta sottolinea ITALIA OGGI che scrive: «Le stretta sulle pensioni ci sarà e con ogni probabilità sarà per decreto legge.  Ciò significa che le nuove norme saranno già in vigore a partire da martedì con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ma la resistenza dei sindacati uniti, sulla base dell’insurrezione popolare, di cui se ne ha una eco sul web, è già partita. Meglio aprire un confronto, dicono i coro. Ma il premier Mario Monti dà l’impressione di non avere il tempo per concederlo». Nella stessa pagina il quotidiano pubblica l’appello di Confedilizia che  definisce la manovra  a «senso unico  che non esprime equità, ma l’incapacità  di colpire la ricchezza dove effettivamente si annida, pur giustificandola con l’esigenza di aiutare la crescita». E ancora, una manovra che : «costituisce di per sé un’espressione surrettizia dei beni nei quali hanno investito i propri risparmi le famiglie e le proprietà diffuse in genere, così garantendo l’esistenza di quel mercato della locazione che solo assicura l mobilità di lavoratori e studenti sul territorio».

AVVENIRE apre a tutta pagina con il titolo “Pensioni, il contributivo per tutti”. Il sommario recita «Passera: rischio recessione. Sarkozy: Ue sull’orlo del tracollo». Per capire la riforma ci sono delle pillole. La prima spiega «Annuncio: dal 2012 il nuovo regime parametrato a quanto si versa, ma non varrà per il passato. Convocate per domenica parti sociali e Regioni». Poi parla l’ente di previdenza sociale «l’Inps: l’età media delle uscite per anzianità ancora a 58,7 anni. Anche Confindustria vede il Pil in caduta». Spazio anche alle parole del presidente della Bce Mario Draghi in Europarlamento«sì a nuovi Trattati, ma serve subito l’unione di bilancio in Europa». Il premier francese infine che ha detto «lunedì vertice con Merkel per le proposte sul futuro dell’Unione, bisogna rifondare Shengen». All’interno un’intervista di Eugenio Fatigante a Giampaolo Galli, direttore di Confindustria che titola “Riforma necessaria per ridurre le tasse. E le imprese si terranno i loro dipendenti”.  

Sull’agenda politica del presidente del Consiglio Mario Monti c’è una data segnata in rosso: lunedì 5 dicembre, giorno in cui il governo presenterà al Consiglio dei Ministri il pacchetto di riforme che Super Mario intende blindare inserendolo in un decreto legge – quindi immediatamente attuativo – con l’obiettivo ultimo di presentarsi al prossimo Consiglio europeo (8 e 9 dicembre) con le carte in regola. Da qui al 5 dicembre, rimangono “Settantadue ore nelle quali Monti si gioca buona parte del futuro poilitico, suo e del suo governo” scrive LA STAMPA in commento a pagina 2. E infatti Monti dovrà fare i conti con le parti sociali, ben decise a fare della concertazione una condizione sine qua non per l’adozione di riforme. “Nei tre giorni che mancano al Consiglio dei ministri di lunedì, il capo del governo da una parte tirerà le reti dai tre ministri clou (Economia, Welfare e Sviluppo economico) compattando le misure finora soltanto ipotizzate e a quel punto – una volta data forma ad un pacchetto coerente – domani informerà i leader dei partiti della sua maggioranza, con contatti formali e informali”. E per quanto riguarda imprese e sindacati? “Monti non ha mai detto di non voler incontrare” le parti sociali “prima del 5 dicembre” ricorda La Stampa, “ma è pur vero che due giorni fa, a Bruxelles aveva esternato contro certe ‘ritualità’”. E la patata bollente ricade soprattutto nelle mani del ministro del Welfare, Elsa Fornero che proprio dalla capitale Ue ha voluto rassicurare le parti sociali, tra cui “il Segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni che aveva definito “molto grave” la mancanza di una convocazione)”, dicendosi disponibile al dialogo, ma ricordando che c’è poco tempo per un confronto su “azioni che ci sono richieste da Bruxelles e dai mercati”. Sul medio termine, Monti spera in “un semaforo verde dalla Camera entro il 15 dicembre, per avviarsi verso un okay definitivo del parlamento prima di Natale” scrive La Stampa.

E inoltre sui giornali di oggi:

NON PROFIT E FISCO
IL SOLE 24 ORE – A pagina 33 in Norme e tributi interessante articolo sul convegno di ieri a Roma organizzato in partnership tra agenzia per il terzo settore e Agenzia delle Entrate, dal quale è emerso che i controlli fatti partire dal fisco inseguito al monitoraggio dei modelli Eas ha permesso alle casse pubbliche di recuperare circa 65,2 milioni di tassazione da gennaio a ottobre. Gli accertamenti sono stati 1800 (contro i 2000 del 2010) ma i furbetti a quanto pare sono stati di più: 233 milioni di redditi non dichiarati accertati nel 2011 (contro i 110 milioni dell’anno scorso), 31,5 milioni di Iva non versata (contro 22 milioni). Come mai? «L’Agenzia ha puntato su una maggiore selettività dei controlli», spiega Valentina Melis. Al convegno Zamagni ha proposto un incentivo per i contribuenti onlus che pagano regolarmente le tasse, e il numero uno del fisco Attilio Befera si è detto d’accordo. Si vedrà. L’appuntamento di ieri è stato anche l’occasione per fare il punto sul futuro dell’agenzia per il terzo settore, il cui mandato attuale scade a dicembre. Pesanti le incertezze: il budget 2012 non è ancora determinato, e si allontana la prospettiva di trasformarsi in authority.

PRINCIPE ALBERTO
ITALIA OGGI – La Fondazione Prince Albert II de Monaco creata nel 2006 da Sua Altezza per la tutela dell’ambiente ha calcolato che il matrimonio con Charlene ha prodotto ben 4mila tonnellate di Co2. Per compensare Alberto intende fare 4 progetti relativi alla metanizzazione di alcune aree del brasile, impianti idraulici e eolici in Cina e india. D’ora in poi tutti gli spostamenti aerei di Alberto saranno controbilanciati da iniziative analoghe».  


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