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Politica & Istituzioni

Manovra, casa e pensioni nel mirino

I primi conti: per le famiglie tempi durissimi

di Franco Bomprezzi

E venne il giorno della presentazione alle Camere: Mario Monti ha illustrato le misure anticrisi, Imbarazzo bipartisan di Pd e Pdl, opposizione di Lega e Idv, ma soprattutto dei sindacati. A far discutere e preoccupare sono soprattutto le decisioni sulle pensioni e sulla nuova tassazione che sostituisce l’Ici. I mercati e la Borsa reagiscono positivamente, lo spread con i bund tedeschi crolla, ma l’opinione pubblica è perplessa e si cominciano a fare i conti per capire quanto in concreto la manovra peserà sul bilancio delle famiglie.

“Manovra, ecco quanto pagheremo” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA che dedica le prime 25 pagine alle misure decise dal governo Monti. Fulminante Giannelli con la sua vignetta: “Sgominata casa nostra” sobbalza un signore nel salotto di casa, commentando con la moglie i titoli dei giornali. E non a caso le due “guide” del quotidiano di via Solferino sono annunciate in prima: “In pensione sei anni dopo” e “Ici e catasto: così i calcoli”. A riprova che adesso ciò che interessa è capire, nel concreto, che cosa succederà dopo l’approvazione del decreto “salva Italia”. La sintesi politica è affidata a Massimo Franco, nella nota a pagina 3: “Silvio Berlusconi, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini sono decisi a dire « sì » a unamanovra impopolare quanto obbligata. Pdl e Pd chiedono modifiche per placare un po’ i propri elettorati sui versanti opposti dell’Ici sulla prima casa e sulle pensioni. Si rendono conto che i contraccolpi saranno così radicali da provocare tensioni sociali crescenti: lo sciopero prontamente indetto dai sindacati è un gesto atteso; e l’Idv è tentata di imitare la « linea leghista » , avvertendo che se non cambia nulla voterà contro. Per questo, la maggioranza trasversale che sorregge il governo dei tecnici suggerisce, anzi dà per scontata una richiesta di fiducia da parte di Monti”. Da pagina 10 gli approfondimenti tecnici sulle misure. Da segnalare un fenomeno prevedibile: “Fuga per le anzianità, corsa al ritiro per 300 mila”. Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo si divertono a pagina 15 a fare le pulci sulla questione dei tagli: “Dai partiti alle regioni i tagli ancora da fare”. Interessante l’intervista di Andrea Senesi a Roberto Formigoni, a pagina 20: “Le Regioni finalmente ascoltate. Prima il 60% dei tagli colpiva noi”. Eccone due battute: “Presidente Formigoni, mezza Italia protesta e lei plaude al governo? «Abbiamo “salvato” la sanità e forse il trasporto pubblico locale. Le pare poco? Certo, avremmo preferito un’accisa sulle sigarette piuttosto che l’addizionale regionale Irpef, ma tutto sommato abbiamo centrato l’obiettivo. Sui trasporti, invece, l’esito è ancora incerto, ma la buona notizia è che dovrebbero saltare i cinque miliardi di tagli ai trasferimenti previsti per il comparto Regioni. In attesa di vedere le carte finali, rimane il giudizio positivo». Sta dicendo che Monti è meglio di Tremonti? «Non banalizziamo, non riduciamo le cose a una questione personale. Dico, questo sì, che questo governo ha saputo ascoltare le nostre ragioni. Nelle precedenti Finanziarie il 60% dei tagli gravava sulle Regioni e sugli enti locali. Da questo punto di vista non possiamo non notare la differenza»”.

Anche su LA REPUBBLICA la manovra detta l’apertura. “Monti in aula: l’Italia non fallirà”. Così rassicurati, i lettori possono addentrarsi nella selva delle decisioni economiche che il quotidiano diretto da Ezio Mauro schematizza in diverse pagine, dopo un commento di Ettore Livini che sottolinea, fra l’altro, come «l’Ocse abbia certificato ieri che l’Italia è uno dei paesi più avanzati con la maggiore disuguaglianza dei redditi». Il titolo del resto non lascia dubbi: “Addizionali, casa, Iva, benzina su ogni famiglia tasse e rincari peseranno per oltre 600 euro”. Di fianco eloquenti infografiche: chi ha un reddito di 30mila euro pagherà 480 euro, chi di 50mila 790 mentre chi ha 150mila sborserà 2699 euro (nel caso abbia anche una seconda casa). Per quanto riguarda le pensioni, la riforma spiega pagina 10, colpirà di più la classe del 1952, mentre per le case le salassate saranno soprattutto le seconde (come spiega pagina 12). «I sacrifici erano inevitabili». La manovra non poteva che essere durissima, ma almeno per quanto riguarda la lotta all’evasione fiscale si poteva «fare di più e meglio»: è il parere di Vincenzo Visco, ex titolare dell’Economia: «si rischia di far passare un messaggio devastante: i pensionati possono essere massacrati, ma gli evasori non si toccano». Fra i commenti, quello di Alberto Bisin (professore alla New York University). “Tagliare tasse e spesa”, si intitola: «sarebbe stato desiderabile che il governo Monti segnalasse sin da ora un netto e deciso cambiamento di rotta. L’inasprimento del carico fiscale non è infatti una via d’uscita dalla crisi per l’Italia, se non nel brevissimo periodo». Per di più «la spesa pubblica è assolutamente inefficiente». Paghiamo molto, insomma, per servizi minimi.

IL GIORNALE apre a tutta pagina col titolone “Il Dio spread è sazio”. L’editorIale del direttore Alessandro Sallusti recita «lo spread ringrazia, il governo Monti ma soprattutto noi che paghiamo dazio. Il famigerato divario tra i tassi di interesse dei nostri titoli di Stato e quelli tedeschi è tornato sotto quota 400 e questo è un bene. Il sacrificio, non volontario, dei nostri soldi sull’altare del dio finanza ha prodotto qualche effetto. Si poteva fare prima, in altro modo, se solo il governo Berlusconi avesse avuto la stessa benevolenza da parte del Quirinale, della sinistra, dei sindacati e dei mass media. La macelleria tutta tasse di Monti è più protetta della reliquia di Padre Pio». All’interno due analisi contrapposte. Francesco Forte firma “Irpef, contanti e pensioni: è una manovra liberale”. La risposta è di Nicola Porro “Infieriscono sulla casa e difendono la spesa”. Annamaria Bernardini de Pace invece firma “La lezioncina severa del Prof narciso” in cui scrive «considera i cittadini come studenti indisciplinati da rieducare con continui pistolotti, a volte rassicuranti a volte roboanti».

“Si salva chi può” con questo titolo si apre l’edizione odierna de IL MANIFESTO che sceglie come fotografia di apertura un ritratto di Mario Monti. “Scende lo spread, vola la Borsa di Milano, ma il decreto «salva-Italia», illustrato da Monti a Camera e Senato, non convince i sindacati, il Paese e neanche il Vaticano. Irpef, pensioni e Ici sulla prima casa le misure più contestate. La politica per bere la medicina amara chiede lo schermo del voto di fiducia” riassume il sommario che rinvia alle pagine dalla 2 alla 7, nelle quali la manovra viene passata al setaccio. Vauro nella sua vignetta disegna due pensionati seduti su una panchina, il primo dice «Parlando di noi la Fornero ha pianto», fulminante la risposta del secondo «Se me lo potessi permettere le comprerei un pacchetto di Cleenex!». L’editoriale è invece affidato a Galapagos che nell’articolo intitolato “Nessuna equità” osserva, fin dalle prime righe: «Un governo tecnico – anche se composto da persone per bene e con uno stile non cialtronesco al quale ci aveva abituato Berlusconi – non è mai un governo indipendente, ma è schiavo dei divieti delle forze politiche che devono garantirne la maggioranza parlamentare. Il governo Monti non fa eccezione (…)». In pratica, «Monti aveva promesso “efficienza, equità e sviluppo” e aveva garantito di dare il via a un sistema fiscale che avrebbe oppresso un po’ meno i redditi più bassi, aumentando la tassazione sui consumi e quella sul patrimonio. Era un’ottima premessa (…)» ma continua Galapagos «(…) Di tutto questo nel decreto non c’è traccia» e via ad elencare i colpi dati alla previdenza e l’aumento dell’Iva che «renderà più cari i consumi di massa» e poi il ritorno dell’Ici «(…) Insomma, tutti saranno chiamati a pagare, anche se, ovviamente, un po’ di meno in cifra assoluta, ma non certo in proporzione al reddito, i possessori di case modeste», ma soprattutto, osserva Galapagos «(…) la patrimoniale è scomparsa: Berlusconi si è opposto e il governo tecnico di Monti non può fare a meno dei voti del Pdl (…)». Nelle pagine interne, dalla 2 alla 5, a piè di pagina si trovano piccoli box che approfondiscono alcuni aspetti della manovra e si inizia ovviamente dalle pensioni “un vero pianto” per poi passare al box su “Idraulico non tracciabile” e su “Ici è Imu, enti locali a fette”, tutti ricchi di dati e numeri.  A pagina 3, in apertura un ampio articolo “Mazziare i poveri gridando «equità»” si osserva come “Da qualsiasi parte la si guardi, queste «riforme strutturali» aggravano le disuguaglianze. Dalla casa all’Iva (+ 2% da settembre), e soprattutto alle pensioni”. A metà articolo si affonda osservando che «(…) il “guanto di velluto” con i patrimoni “consistenti” si vede anche nel trattamento riservato ai capitali “scudati” da Tremonti e Berlusconi. (…) L’ “equità” stiamo dicendo, presuppone, il riconoscimento delle differenze che si hanno davanti. Altrimenti diventa solo “equità attuariale”, un criterio contabile (…)». Alle pagine 4 e 5 oltre all’analisi dal punto di vista politico “Pd in trappola, può solo dire sì” (titola l’apertura di pagina 5) c’è un affondo sulle reazioni sindacali e un’intervista alla segretaria generale dei pensionati Cgil Carla Cantone che osserva «Manovra iniqua da cambiare Colpiti i più deboli» per la Cantone, infatti, «Il capitolo più grave è quello che riguarda le pensioni, Il blocco della rivalutazione è vergognoso come lo è lo sfondamento della soglia dei 40 anni di contributi. Gli esentati dalla tagliola del blocco della rivalutazione della pensione in rapporto all’inflazione sono le persone che non superano gli 800 euro al mese (…)» e tra le controproposte vi è quella di «Tassare i capitali scudati non dell’1,5% ma almeno del 5%; aumentare l’aliquota di chi ha un reddito alto, sopra i 75mila euro, ma evidentemente Monti ha deciso di fare un regalo a Berlusconi; un vera patrimoniale e non limitarsi alla facciata, agli yacht e ai macchinoni (…)».

«Pensioni e casa: istruzioni per l’uso»: continua a battere sulle proprie guide per il lettore il SOLE24ORE, che ha ormai la missione di spiegare la manovra agli italiani a partire da pagina 15 in poi. In attualità invece, a pagina 2 si illustra il “core business” della manovra, le tasse sulla casa: «Ben 11 miliardi delle maggiori entrate previste dal decreto saranno garantiti dal complesso di misure sulla casa, all’interno di una manovra lorda di 30 miliardi che poggia per buona parte sull’apporto delle misure fiscali», è la sintesi. Nel complesso, la pressione fiscale salirà nel 2013 a livelli record assoluti: 44,5% del Pil secondo le previsioni del SOLE, che calcola inoltre un 75% di aumento complessivo delle imposte sulla casa. In prima pagina spicca poi un pezzo a quattro mani di Giuliano Amato e Romano Prodi – “Caro Mario, l’Italia non molli su un governo dell’euro”, nel quale si legge un accorato appello: «Noi auspichiamo la nascita degli Stati Uniti d’Europa fra tutti i Paesi ed i popoli europei che vorranno partecipare a quest’impresa». I due sono ancora innamorati dell’euro («è possibile ed urgente rafforzare il governo della moneta unica», scrivono) ma chiedono anche un forte governo europeo, che tagli fuori gli accordi tra Stato e Stato: «Devono essere immediatamente attivate le procedure comunitarie di decisione che implicano il coinvolgimento della Commissione e del Parlamento europeo ed escludono soli accordi fra i governi»; sul debito infine chiedono la «mutualizzazione temporanea del debito degli Stati membri al di là del 60% del Pil». 

“Casse autonome nel mirino” è il titolo di apertura scelto da ITALIA OGGI che osserva nel sommario “Missione impossibile: entro tre mesi gli enti di previdenza dei professionisti dovranno garantire la sostenibilità per 50 anni”. Paolo Panerai, firma un lungo commento nella rubrica “Orsi&Tori” che inizia in prima pagina e prosegue per quasi tutta la pagina 26. Lo spunto per Panerai è la critica a Monti da un «autorevole professore della Bocconi, grande estimatore del presidente del Consiglio». Scrive Panerai che «(…) senza profonde modifiche durante l’iter parlamentare, la manovra non porterà sviluppo necessario. Proprio perché viene colpita la maggioranza degli italiani, che costituiscono lo zoccolo duro dei consumi, sia pure essenziali. Con effetti recessivi ancora peggiori quando , verosimilmente dal settembre del 2012 e non si sa fino a quando, l’Iva aumenterà ancora al 23%». E la ricetta di Panerai quale è? «Come i lettori di ItaliaOggi sanno fino alla noia, un’altra via esisteva ed esiste: il taglio del debito pubblico, drastico e immediato, con la vendita di almeno 300 miliardi, in tre anni, di asset dello Stato e degli enti pubblici. I 300 miliardi di debito tagliato generano esattamente quanto la manovra va cercando, attraverso il minor costo del debito stesso ai tassi medi attuali (…)» Insomma, oltre a rimpiangere il fatto che l’aliquota del 5% decisa dal «ministro dell’economia del governo Berlusconi» definita «indecente sul piano dell’equità: basta pensare che inglesi e tedeschi sono stati tassati al 25%» sia stata preferita a un altro provvedimento qui suggerito: cioè imporre ai detentori di quei 120 miliardi scudati l’acquisto di quote di asset pubblici per un 15% e conclude «ItaliaOggi spera ancora che il coraggio che anima il governo Monti e il suo senso di responsabilità per lo sviluppo reale del Paese, nell’equità, faccia sì che l’articolo 27  diventi l’asset vero della manovra».

AVVENIRE fa la cronistoria della tassazione sula casa partendo dalla domanda: quanto costerà la prima casa? «Come nel 1992 quando l’Italia uscì dal sistema monetario la crisi economica costringe i proprietari a pagare dazio: allora fu introdotta l’Isi, poi diventata Ici e oggi Imu.  Per una casa media, 80 mq in una zona non di pregio, in una grande città,  ci sarà un aggravio di 400 euro. In parte mitigato dalla detrazione che, per la sola prima casa, sarà di 200 euro.  Una magra consolazione per i proprietari che torneranno a vedersi applicata una aliquota dello 0,4% ma con l’aggiunta di una rivalutazione del 60% delle rendite catastali». Sulle pensioni, Avvenire mette in risalto le dichiarazioni di Giuliano Cazzola del PdL : «Gli interventi sulle pensioni restano il pezzo forte della manovra e sia pure con qualche cautela di troppo cade l’ultimo muro di Berlino del welfare italiano».

“È la partita dell’Italia, non di Monti”: il direttore Mario Calabresi sceglie questo titolo per il suo editoriale su LA STAMPA di oggi, esprimendo un giudizio positivo sulla manovra e sullo “stile Monti”, anche se in coda sottolinea che «restano in sospeso altre tre questioni capitali: la lotta all’evasione fiscale, la disoccupazione giovanile e la precarietà, i servizi per le famiglie». Tra l’altro si dovrà supplire al fatto che se le donne andranno in pensione più tardi ci saranno meno nonne a casa con i nipotini, fa notare per inciso Calabresi. LA STAMPA apre un focus sul non profit a pagina 9: “L’authority per l’infanzia soffocata nella culla”, è l’eloquente titolo. «Sono poche righe secche in una manovra sterminata. Bastano per cancellare anni di lavoro» attacca il pezzo. L’Agenzia per il Terzo settore, l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie e per l’innovazione, l’Ente nazionale per il microcredito e l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza vengono soppresse, recita il provvedimento. Per l’ente che doveva occuparsi di minori è una fine inaspettata e decisamente prematura, commenta LA STAMPA: l’autorità,  a capo della quale era stato nominato Vincenzo Spadafora allora presidente di Unicef, è nata da poco più di quattro mesi dopo un iter difficoltoso iniziato nel 2009. Sembrava finalmente un traguardo, visto che il Garante per l’infanzia è una figura istituzionale già presente in diversi Paesi europei e auspicata dall’Onu.

E inoltre sui giornali di oggi:

SCOLA
LA REPUBBLICA – L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, oggi pronuncia il primo discorso alla città. “La crisi morde, cambiamo stili di vita anche i politici cattolici devono capirlo” è il titolo. Contesta il primato dell’homo oeconomicus, auspica un allargamento delle prospettive, sottolinea come anche i politici cattolici abbiano qualche responsabilità per la situazione attuale.

MILANO SMOG
CORRIERE DELLA SERA – Auto e scuole ferme per due giorni, venerdì e sabato, a Milano. A pagina 33 e nelle pagine milanesi ampi servizi sulla decisione del blocco, presa ieri dal sindaco Pisapia dopo una giornata di consultazioni. Scrivono Gianni Santucci e Armando Stella: “Era stato decisionista, la settimana scorsa, al momento di revocare all’ultimo momento la chiusura del centro storico che avrebbe provocato critiche e mugugni in città. È stato decisionista «al quadrato» ieri, il sindaco Giuliano Pisapia, e in un pomeriggio di frenetiche riunioni ha stabilito che venerdì e sabato le scuole resteranno chiuse e il traffico sarà bloccato in tutta Milano (dalle 10 alle 18). La giunta rincorre lo smog che da 22 giorni consecutivi rende l’aria irrespirabile. Il pacchetto di misure messo a punto ieri prevede anche il lavaggio straordinario delle strade e il divieto di circolazione per i diesel Euro 3 (considerati molto inquinanti) «allungato» fino al 23 dicembre. I negozi infine, per compensare in parte il rischio di riduzione dello shopping a causa del fermo-auto, tra Sant’Ambrogio e domenica potranno restare aperti fino a mezzanotte”.


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