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Economia & Impresa sociale 

Dieci anni, e quanto ci costa

Il passaggio alla nuova moneta ha ridotto il potere d'acquisto medio del 39%

di Redazione

di Marco Marcocci

Sono passati dieci anni (era la mezzanotte del primo gennaio 2002) da quando l’euro è entrato in circolazione in monete e banconote in dodici Pesi dell’Unione Europea. Precedentemente, dal primo gennaio 1999, l’euro era una valuta legale usata dalle banche e negli scambi finanziari, ma fisicamente non esisteva.

Nel corso degli anni ai dodici Paesi storici nel dotarsi dell’euro (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna) si sono aggiunti la Slovenia (2007), Cipro e Malta (2008), Slovacchia (2009) ed esattamente un anno fa l’Estonia.

Oggi l’Eurozona è così composta da diciassette paesi ed i cittadini europei che utilizzano l’euro sono arrivati a 332 milioni, dieci anni fa erano 300 milioni.

Vi sono poi Paesi che, pur non facenti parte dell’Unione Europea utilizzano l’euro come valuta ufficiale; questi sono: Città del Vaticano, San Marino, Principato di Monaco, Andorra, Montenegro e Kosovo.

Tra banconote e monete il valore complessivo degli euro in circolazione ammonta a 887 miliardi: le banconote sono 14,4 miliardi per un valore di 864 miliardi di euro, mentre le monete in circolazione sono 97 miliardi il cui valore è di circa 23 miliardi.

L’euro costituisce la seconda moneta, dopo il dollaro USA, per le riserve mondiali di valuta: il 27% delle riserve mondiali è infatti intrattenuto in euro ed è calcolato che per le imprese l’eliminazione del rischio di cambio unitamente all’integrazione dei mercati finanziari ha comportato in questi dieci anni risparmi di 25 miliardi.

Sicuramente frugando tra i cassetti di casa scappa ancora fuori qualche vecchia moneta in lire ma è difficile arrivare a quanto stimato in Germania dove sembra che mediamente ogni cittadino tedesco abbia ancora 162 marchi e che complessivamente vi sono ancora 13,3 miliardi di marchi (pari 6,6 miliardi di euro) che non sono stati convertiti. In realtà la situazione della Germania non è dettata tanto dalla nostalgia dei tedeschi verso il marco, ma dal fatto che queste vecchie banconote sono intrattenute nell’area balcanica.

Ma, al di là di queste curiosità, i primi dieci anni di vita del tanto discusso euro, come sono andati? Bene, anzi benino, così e così, decisamente male. Queste sono tutte risposte possibili e, per giunta, tutte legittime.

Per le famiglie italiane il passaggio dalla lira all’euro è stato un salasso, la Codacons stima che gli italiani del ceto medio abbiano ridotto il proprio potere di acquisto del 39,7%.

I prezzi sono, quando è andata bene, soltanto raddoppiati e ciò lo si riscontra nella quotidianità di ognuno di noi. Qualche esempio: un tramezzino, rispetto a dieci anni fa, costa tre volte di più; un gelato, due volte e mezzo; una pizza, il doppio. E così via potremmo andare avanti all’infinito.

Se poi a tutto questo si aggiungessero le varie manovre economiche che hanno accompagnato i dieci anni di vita dell’euro, la Codacons calcola in 10.850 euro quanto una famiglia italiana di quattro persone ha rimesso con la nuova moneta.


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