Media, Arte, Cultura

Pallate sulla Protezione Civile

Polemica fra Alemanno e Gabrielli mentre l'Italia è gelata

di Franco Bomprezzi

Ora si prendono a pallate (virtuali) di neve: tutti contro tutti nell’Italia attraversata e travolta dal gelo e dalle precipitazioni ampiamente previste. Cronache, interviste e commenti abbondano sui giornali, e sullo sfondo resta un Paese metaforicamente ibernato.

“Gelo e caos, richiamo del ministro” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA che annuncia una lunga intervista al ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, a pagina 5. «I sindaci sono i primi responsabili Basta polemiche, pensiamo a lavorare» afferma il ministro parlando con Fiorenza Sarzanini. Un passaggio: “Alemanno lamenta di aver ricevuto informazioni sbagliate. «Non spetta a me giudicare se non sono riusciti a far funzionare il coordinamento. Io, per quanto riguarda la mia competenza che è nazionale, posso dire che gli “allerta” della Protezione civile sono stati numerosi e anche la prefettura ha tempestivamente informato il ministero dell’Interno». C’è chi ritiene che dietro questo scontro ci sia il progetto di trasferire la Protezione civile sotto il controllo del Viminale. «Io non faccio giochi sotterranei in un senso o nell’altro e per questo ho ritenuto indispensabile tenermi fuori dalla questione. La decisione spetta al presidente del Consiglio Mario Monti e io accetterò la sua scelta, qualunque essa sia». Vuol dire che non ne avete parlato? «Se ne è parlato, ma ci siamo riservati una ulteriore riflessione»”. Il punto politico dunque sembra essere la disputa attorno alla Protezione Civile, nell’era post Bertolaso. A pagina 2 parla Alemanno, che così risponde alle domande di Ernesto Menicucci: “Cosa imputa a Gabrielli? «Non si può limitare a fare il passacarte. Vorrei una Protezione civile che intervenga, ci guidi e ci corregga anche se serve. Come faceva Bertolaso. Lui magari era anche troppo presente, ma ci metteva la faccia. La Protezione civile deve tornare al ministero dell’Interno per essere molto più incisiva». Sbagliò il governo Berlusconi, nel 2011, a depotenziarla dopo gli scandali per le Grandi Opere? «Sì, fu un errore. Forse prima era troppo invadente, ma così si è buttato il bambino con l’acqua sporca». Protezione civile, meteo, governo. È uno scaricabarile? «Capisco che lo si pensi, ma non siamo stati noi ad iniziare la polemica. Prima il centrosinistra coi suoi soliti attacchi strumentali, poi molti giornali e infine Gabrielli. Doveva essere lui, funzionario pubblico, a stare più tranquillo. Io ho il dovere di spiegare ai cittadini cosa accade»”. E Margherita De Bac, nell’apertura di pagina 2, così sintetizza la querelle: “Certo è che la polemica non si chiuderà qui, anche perché sicuramente si trasferirà in Parlamento. Su Twitter il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha annunciato un «atto parlamentare per chiedere di verificare comportamenti e responsabilità della Protezione civile nella gestione dell’emergenza, soprattutto a Roma». Il collega di partito Maurizio Gasparri è d’accordo: «Chiederemo chiarimenti sui limiti palesi dell’attività della Protezione. Per fortuna il sindaco venerdì aveva fatto chiudere le scuole». Un tentativo di coprire le spalle ad Alemanno, secondo Leoluca Orlando, Idv: «Gravissimo che l’amministrazione non avesse pronto un piano». Per Renzo Lusetti, Udc, «Alemanno stavolta ha passato il segno». E il senatore Pd Ignazio Marino: «È evidente che non è stato fatto ciò che si doveva fare in una situazione oltretutto ben gestibile e considerata normale altrove». «Alemanno si vergogni e non cerchi scuse», insiste la Lega”. E al di là della caciara politica, la paura è che si possa entrare in crisi energetica. A pagina 6 Giovanna Cavalli: “Una gelida domenica di gente isolata, al buio, bloccata, lasciata a se stessa. Con i consumi di gas che schizzano a 440 milioni di metri cubi al giorno. Troppi. Un picco eccezionale, in concomitanza con il calo delle forniture dalla Russia, che mette «in allerta» il ministero per lo Sviluppo economico, che valuta ulteriori misure. «Ci prepariamo a momenti difficili» dice il presidente dell’Eni, Paolo Scaroni. Escludendo tagli per i cittadini «ma solo alle imprese che hanno un contratto agevolato che prevede interruzioni». Restano invece ancora 59 mila le case senza luce nel Centrosud, 51 mila nel Lazio, nonostante l’impegno dei 1.050 uomini dell’Enel”.

LA REPUBBLICA apre con “Il governo sconfessa Alemanno” e dedica alle polemiche fra primo cittadino e capo della Protezione civile molto spazio. Una lite in diretta tv, spiega Corrado Zunino, avviata da Alemanno: «Oggi in Italia non esiste più la Protezione civile, sono diventati dei passacarte, e le passano male confuse», «Se Gabrielli ci viene a dire che tutto è tranquillo ed è tutta colpa nostra, è un po’ ridicolo… Stesse un po’ più calmo», «Se qualcuno deve chiedere scusa ai romani non sono certo io», «Non sono state protette le spalle di Roma capitale». Una sequenza di tg nei quali Alemanno ha querimoniosamente lamentato la mancanza di aiuto. Dal canto suo Gabrielli ha risposto che la Protezione ha diramato l’allarme immediatamente e con i giusti toni. A sottovalutare la situazione sarebbe stato il sindaco. Insomma un battibecco vero a proprio. “Ma Palazzo Chigi scarica il sindaco «Era stato allertato, non ha chiesto aiuto»”. Il comune non ha chiesto come avrebbe potuto e dovuto l’intervento della Protezione civile, si fa notare dall’entourage di Monti. Nemmeno la Polverini del resto ha chiesto una dichiarazione di emergenza. Dunque ad Alemanno la responsabilità politica e civica di quanto è accaduto: un piano neve che ha fatto acqua da tutte le parti, acqua che poi si è trasformata in ghiaccio. «Dei 250 mezzi spazzaneve magnificati dal sindaco in questi giorni, non si è avuta che qualche sporadica traccia, per altro registrata dei testimoni oculari come una Chimera da ricordare nel nulla», scrivono Bonini e Vitale. In realtà venerdì mattina le ditte private che li gestiscono erano irreperibili, altre hanno fornito meno mezzi del previsto. Né sono mancati errori grossolani: il sale ad esempio è stato gettato in strada mentre pioveva, così quando è caduta la neve era finito…Un ritrattino al veleno dedicato ad Alemanno lo cesella Alberto Statera fin dal titolo: “Gaffe, parentopoli e camerati l’epopea del sindaco alpinista sempre a caccia di colpe altrui”. «Il senso di Alemanno per la neve diciamo che più che alla “K2” è un po’ alla “barisienne”, dalla città portuale pugliese dove nacque, o alla “pariola”, il quartiere capitolino dove il papà generale dell’esercito lo condusse giovanetto a esercitarsi, tra piazza Euclide e piazza Pitagora, nelle arti del picchiatore nero, nutrito tra le mura del Liceo scientifico Righi». Del resto la sua gestione della città è stata all’insegna del fallimento e della raccomandazione («il grande consulente del sindaco è il solito Luigi Bisignani, che ha appena patteggiato per gli imbrogli della P4»), delle proposte estemporanee (buttiamo già Tor Bella Monaca) e delle colpe altrui. «Per lui la colpa è sempre di qualcun altro. E con i suoi spin doctor ha deciso di spezzare le reni al ghiaccio. Mediaticamente. Ma sapete chi sono gli ultimi suoi spin doctor, dopo l’assunzione di circa 25 addetti al suo ufficio stampa? Tenetevi forte: il più ascoltato è Luigi Crespi, quel tipo che si definisce sondaggista, che visse per un po’ alle spalle di Berlusconi e che poi finì in bancarotta. Poi c’è Iole Cisnetto, la consorte di quel Cisnetto che organizza, finanziato soprattutto dalle imprese più care a Bisignani, “Cortinaincontra”»… Intanto l’emergenza continua: già 23 vite perse per il gelo, dieci solo ieri. Ovunque ci si dà da fare specialmente per i senza tetto, ovviamente i più esposti. Ma la solidarietà non arriva dappertutto, come ricorda il ministro Riccardi in una intervista intitolata “Assurdo morire di freddo per il dramma dei senzatetto i Comuni devono fare di più”.

IL GIORNALE in prima pagina sotto l’occhiello “Polemiche inutili” propone un articolo dell’ax direttore Vittorio Feltri dal titolo “E se fosse solo colpa della neve?”. «Nevica. Ma se il governo non è più ladro come una volta, di chi è la colpa? La ricerca del reo è affannosa e tutti vi partecipano. Qualcuno è convinto di averlo trovato e lo denuncia pubblicamente. Gianni Alemanno, sindaco di Roma, è persuaso che la responsabilità sia di Franco Gabrielli, capo della Protezione civile: lui doveva prevedere e provvedere. A fare cosa? Forse a sciogliere i fiocchi prima che toccassero terra». All’interno Enza Cusmai firma “Altri 8 morti, arrivano pure i Lupi. E nei paesi isolati si beve la neve”. In taglio basso Fabrizio de Feo invece propone “Lo strano day after di Roma. Strade pulite e vedute da sogno”. Chiude Emanuela Fontana con “Alemanno seppellisce la Protezione civile: in mano ai passacarte”. 

«Altri sette giorni al gelo, scatta l’allerta per il gas» è il titolo in prima pagina de LA STAMPA. All’interno le prime sette pagine del primo piano sono dedicate alle polemiche sul tempo. Si parte con un «retroscena» di Guido Ruotolo sul declino della protezione civile: «Affondiamo come il Titanic», si legge nel titolo. «E adesso quale Gran Giurì restituirà l’onore perduto alla vecchia e gloriosa Protezione civile, la fu migliore Protezione civile al mondo? Scaraventata nella polvere dalle polemiche del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che l’ha paragonata a un fantasma di se stessa? Che non ha saputo prevedere l’arrivo della neve che avrebbe imbiancato e paralizzato la capitale?» si chiede Ruotolo. «Un pizzico di verità il sindaco Alemanno la dice. E’ che la Protezione civile ha cominciato un po’ a morire dal 26 febbraio dell’anno scorso. Sentite come commentò allora il prefetto Franco Gabrielli, capo del Dipartimento della Protezione civile, all’approvazione del Milleproroghe che introdusse alcune novità nella gestione della Protezione civile: “Ci stanno affondando come il Titanic. Da oggi saremo la migliore ex Protezione civile al mondo”. Mattia Feltri invece si dedica al «personaggio» Alemanno: «l’alpinista che finisce impantanato sulla cima dei sette colli». Il sindaco «sempre pronto all’azione ha ceduto al momento di dimostrare il “valore”». Ma adesso l’emergenza, che si estende a tutta Italia è il gas: «forniture a rischio. Scaroni: “Da giovedì possibili interruzioni”». Scrive Luigi Grassia: «Appena qualche giorno fa l’Unione europea aveva detto che l’allarme rosso per il metano in Italia non sarebbe suonato prima di trenta giorni, ma in un lampo il nostro orizzonte di sicurezza si è già ridotto a tre giorni soltanto. Il numero uno dell’Eni, Paolo Scaroni, avverte: “Fino a mercoledì non ci saranno problemi. Poi l’Eni potrebbe essere coinvolta nelle misure che deciderà il ministero dello Sviluppo. Ci attendiamo momenti difficili, e ci stiamo preparando”. Le misure di cui parla Scaroni sono tagli (programmati) di forniture».

E inoltre sui giornali di oggi:

SCOMMESSE
ITALIA OGGI – Approfondimento a pag 10 sull’ondata di liberalizzazioni del settore dei giochi. Secondo il pezzo “Scommesse, vale tutto. O quasi”,  l’Aams ( Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato) sta lavorando a un decreto che darà maggiore libertà ai concessionari. Si  potrà scommettere anche su fatti di cronaca, costume e sport. Fuori dal menù delle scommesse le elezioni politiche italiane e scommesse che contengono forme di discriminazioni di sesso, razza e religione.

BOLLE SU TWITTER
CORRIERE DELLA SERA – “Bolle anti clochard irrita Napoli. Quando il tweet crea imbarazzo”, a pagina 23 ampio pezzo su una pessima uscita del grande ballerino. Scrive Fulvio Bufi: “Si possono dire infinite cose interessanti con un tweet. E a volte si potrebbe anche restarsene zitti. Opzione, questa, che avrebbe potuto scegliere Roberto Bolle durante il fine settimana a Napoli, dove, tra un cinema e una cena al ristorante giapponese di un suo amico, si è trovato a passare a tarda ora davanti al Teatro San Carlo, caro all’étoile che vi si è esibito spesso negli ultimi anni. E irrefrenabile gli è venuta la voglia di cinguettare subito il suo sdegno perché sotto i portici del teatro ha visto persone che con coperte e cartoni cercavano — inutilmente — di ripararsi dal gelo. Persone senza casa, di quelle che passano la vita in strada e per le quali un tetto, fosse pure quello di un porticato, in certi momenti fa la differenza. «Basito» è stata la prima parola sfuggita dalle dita a Bolle, accompagnata nel messaggio da una foto, scattata col telefonino, della scena apparsa davanti ai suoi occhi. Poi, in rapidissima successione, altri due tweet più argomentati: «I senzatetto che si accampano e dormono sotto i portici del Teatro San Carlo, gioiello di Napoli, sono un emblema del degrado di questa città», e «Scena mai vista davanti a nessun teatro. Nè in Italia né all’estero». Bersagliato dai suoi “followers” ha prima cancellato i tweet, e poi alla fine si è scusato: “Prima con un tweet in cui dice «Mi dispiace leggere che le mie parole sono state fraintese», seguito subito da un altro: «Il mio attacco non era rivolto ai senzatetto, le persone più bisognose d’aiuto. Non è nella mia sensibilità, credo di averlo sempre dimostrato». Fino a un’ammissione: «Di certo mi sono espresso male»”.


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