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Cooperazione & Relazioni internazionali

Segnali di guerra tra Nord e Sud

La partita del petrolio sempre più esplosiva

di Redazione

di Marco Marcocci

Cinquantaquattro. È questo il numero degli Stati presenti nel continente africano dopo la nascita del Sudan del Sud, avvenuta lo scorso luglio in attuazione di quanto sancito dal referendum di autodeterminazione svoltosi ad inizio anno.

Significativo fu l’esito del referendum: il 99% dei votanti manifestò la propria volontà di secessione. Così il più esteso Stato africano, teatro da sempre di tensioni e scontri tra Nord e Sud comprese due sanguinosissime guerre civili, si è scisso in due: Sudan da una parte e Sudan del Sud dall’altra.

Ora, a distanza di sette mesi dalla creazione della nuova nazione, caratterizzati da continui scontri tribali, incombe il pericolo di una guerra tra i due Sudan.

Come ha recentemente dichiarato il presidente del Sudan (del Nord) Omar al Bashir “il clima al momento è più vicino a quello di guerra che a quello di pace”. Inutile ricordare la vera causa di tanto astio: l’oro nero.

Il Sudan del Sud si estende per una superficie grande due volte e mezzo l’Italia e presenta enormi differenze rispetto al Sudan (del Nord): non ha sbocco sul mare, non è desertico, è a maggioranza cristiana e animista, è poverissimo. Al riguardo si pensi che il 90% della popolazione vive con mezzo dollaro al giorno, il tasso di mortalità materna è tra i più alti al mondo e l’analfabetismo riguarda l’84% dei residenti.

Un paese povero, dunque, ma ricco di petrolio: lo scorso anno dei quasi 500 mila barili di oro nero estratti quotidianamente in Sudan, oltre l’80% venivano prodotti al Sud. In questi primi mesi di vita del nuovo stato non si è trovato un accordo che regolasse lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi tra Sudan (del Nord) che detiene gli oleodotti, le raffinerie ed i porti. e Sud Sudan

Si stima che il petrolio costituisce il 98% delle entrate del Paese e la maggior parte di esso sarà destinato Cina, uno dei principali partner commerciali del “vecchio” Sudan che, per molti, costituisce una vera e propria colonia cinese. Ad Addis Abeba, nei giorni scorsi, si è tentata una mediazione tra i due Sudan, ma nulla di fatto. Anche l’Unione Africana è preoccupata. La separazione in due del Sudan sembra aver gettato solamente benzina sul fuoco.


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