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Attivismo civico & Terzo settore

Giocarsi la vita per la Tav

Sconcerto e rabbia dopo l'incidente ad Abbà in Val di Susa

di Franco Bomprezzi

In coma dopo essere caduto da un traliccio ad alta tensione: la vicenda drammatica di Luca Abbà, leader del movimento No Tav, divide l’opinione pubblica e anche i commenti dei giornali in edicola.

Fotonotizia in prima e ampi servizi all’interno, sul CORRIERE DELLA SERA, per la vicenda in val di Susa. Sempre in prima parte il commento di Marco Imarisio, “Le parole mancate” che prosegue a pagina 50, e così si conclude: “La sua generosità rischia di rivelarsi inutile. Anche se nessuno ha mai avuto il coraggio, o l’onestà, di andarglielo a dire”. Un sacrificio assurdo, per una battaglia che sembra tecnicamente persa. “«Se salite tocco i fili». Il leader No Tav cade e va in coma” è l’apertura di cronaca a pagina 6. Scrive Giusi Fasano: “Luca è arrivato dalla montagna, ha tirato dritto davanti alla baita e ha raggiungo il traliccio. È salito di corsa fino al livello «proibito», pericoloso perché ci sono i fili dell’alta tensione. Un poliziotto rocciatore ha provato a seguirlo portando con sé le corde di sicurezza. «Sono pronto e disponibile ad appendermi ai fili della corrente se non la smettete, ok?» ha urlato lui dall’alto mentre era al telefonino con una radio privata a raccontare la sua impresa sul traliccio. «Volevo solo darti le corde» ha replicato l’agente. «E allora lasciale lì». Così è stato. Il rocciatore è sceso lasciando le corde e la situazione, a quel punto, sembrava tranquilla. Il poliziotto che stava filmando la scena ha staccato la telecamera dal traliccio e ha cominciato a riprendere i colleghi e gli altri No Tav. Fra i ragazzi della baita c’era anche Paolo, amico di Luca. «Diglielo tu che scenda, è pericoloso» gli ha chiesto un funzionario della Digos. «Appena finisce di parlare al telefono lo faccio», ha risposto lui. Non ce n’è stato il tempo. Luca ha chiuso la chiamata con la radio, ha messo via il telefonino e ha fatto un movimento strano, forse per togliersi lo zainetto. Con il gomito ha sfiorato i fili dell’alta tensione e la scarica l’ha buttato giù”. Ma chi è Luca Abbà? Scrive Marco Imarisio nella stessa pagina: “È uno dei capi del movimento No Tav, si scrive adesso, ma ognuno di essi ha le sue caratteristiche, e quella di Abbà è sempre stata la durezza, che lo ha portato a sentirsi rappresentato dalla frangia più dura e incontrollabile del movimento, quella che viene riferita a una generica galassia anarchica. Inutile rovistare nella sua fedina penale, dove ci sono tracce di una condanna per gli scontri di Venaus avvenuti nel 2005 e una assoluzione per quelli di Genova alla Fiera delle tecnologia, archeologia dei primi no global: ha sempre rivendicato la sua partecipazione agli scontri No Tav, ne è un convinto fautore, anche se all’ultima assemblea aveva speso parole concilianti, lasciando aperta la strada per una battaglia legale contro gli espropri”. Intanto cresce la tensione nel movimento. Titolo che apre pagina 8: “Volevamo la pace, ora le cose cambiano”, e in basso: “L’allarme degli 007: resisteranno a oltranza”. E il sondaggio becero di Libero (“Se l’è meritata?” ha chiesto il giornale diretto da Belpietro ai suoi lettori) ha provocato ieri incidenti a Milano. Scrive Mariolina Iossa a pagina 9: “in serata il Cdr di Libero ha denunciato che a Milano «un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo partito da piazza San Babila ed ha iniziato a bersagliare con petardi e fumogeni la sede di viale Majno» ed «è stata danneggiata una telecamera e il citofono del palazzo ed è stato imbrattato il portone con la scritta “Giornalisti terroristi”». «Forse la domanda è stata posta in maniera troppo decisa e sintetica e mi dispiace per quello che è successo» spiega Belpietro. «Ma lo scopo era porre l’attenzione su queste proteste estreme che comportano un rischio evidente. Il simbolo col teschio sui cavi dell’alta tensione dovrebbe bastare come deterrente. E chi applaudiva, dovrebbe chiedersi se non è in parte responsabile»”. 

LA REPUBBLICA, che apre su “Consulenze d’oro per due miliardi”, dedica la fotonotizia alla Val di Susa: “Folgorato sul traliccio: in coma leader anti-Tav”. I servizi alle pagine 2, 3 e 4. Si parte con la cronaca della mattinata, con la caduta e le reazioni, la polizia che diffonde il video per dimostrare la sua estraneità, i servizi segreti che proprio ieri al Parlamento spiegano che «in Valsusa agisce un articolato fronte di lotta, capace di unire diverse anime dell’antagonismo italiano, spesso divise e, soprattutto, determinate a resistere a oltranza contro la grande opera». Di fianco un ritratto di Luca Abbà: anarchico, coltivatore diretto, orgoglioso delle sue radici e della sua realtà. «Da quando è un ragazzo fa di tutto per essere contro, per mettersi in prima fila, per fare il duro», dice Antonio Ferrentino, per anni sindaco e presidente della Comunità montana. In ospedale è assistito dai genitori (entrambi sordomuti), dalla sorella e dalla compagna. Sotto, in strada, gli amici. Punk pieni di piercing e “Cattolici per la difesa della Valle” che alle nove di sera hanno iniziato a pregare per Luca. Sul fronte politico ieri la contestazione è dilagata da Milano e Bologna, a Roma. A Milano 500 persone si sono riunite 8e hanno lanciato petardi contro la redazione di Libero), a Roma dove per 15 minuti hanno bloccato il traffico ferroviario della stazione Termini. Chiude una pagina che riassume i punti critici della Tav: costi, ambiente, lavori lunghissimi. Infine il commento di Carlo Galli (“Il dovere della politica”). Come il governo tecnico affronterà questa questione che si articola su più livelli (internazionale, nazionale, locale)?

IL GIORNALE titola a tutta pagina “Solo un cretinetti” (sic!) con sotto la foto di Luca Abbà appeso al traliccio dell’alta tensione. Recita il sommario «Un leader No Tav in fin di vita: ha fatto il bullo ed è caduto dal traliccio. Ma il movimento accusa la polizia». L’editoriale è del direttore Alessandro Sallusti  che scrive «il popolo dei no Tav, infiltrato da no global e forse terroristi (lo sostiene una relazione del ministero degli Interni) sta cercando di esportare la rivolta fuori dalla val di Susa. Da Bologna a Roma, via Milano, ieri è stato tutto un bloccare stazioni, autostrade, lanciare fumogeni e petardoni. Spaventare, intimidire, questa è la loro tattica. Cercano l’incidente, e se non arriva per la capacità e la pazienza dei nostri poliziotti sono pure disposti ad autoprodurlo pur di innescare la scintilla della rivolta». All’interno Gian Marco Chiocci invece firma “L’allarme dell’intelligence: gruppi eversivi si infiltrano per fare la lotta armata”, «la relazione degli 007: no global e anarchici vogliono lo scontro».

 “Chi tocca muore” è il titolo di apertura de IL MANIFESTO dedicato alla Val di Susa. “Dopo l’imponente corteo No Tav di sabato, finisce in tragedia la protesta pacifica di uno dei leader del movimento, salito su un traliccio e incalzato dalla polizia. Cade folgorato e ora è in gravi condizioni. Un «incidente» annunciato”. Due le pagine dedicate al tema oltre all’editoriale firmato da Marco Revelli “Come se niente fosse” in cui si legge «(…) Sabato, una valle intera – un popolo  – molte decine di migliaia di persone, anziani, giovani, donne, bambini, contadini, operai, piccoli imprenditori, commercianti, “popolazione”, riempiono le strade, i campi circostanti, le rotaie e i borghi  per dire no alla Tav. Pacificamente, con volti sorridenti e idee chiare in testa. Lunedì mattina – come se niente fosse – una colonna di uomini armati marcia, secondo programma, sull’area simbolo di Clarea (…) Non servono molti discorsi per cogliere l’intreccio di arroganza, di stupidità, di sordità burocratica e di sostanziale disinteresse per i fondamenti della democrazia che muove un potere insensibile a qualunque argomentazione razionale e a ogni criterio di prudenza (…)». Le due pagine interne (la 4 e la 5) si aprono con il titolo “Se questo è un terrorista”. In alto alla pagina nella fascia grigia “Luca Abbà – Finisce in tragedia la protesta pacifica di uno dei leader del movimento No Tav, salito su un traliccio e inseguito dalle forze dell’ordine”, nel sommario si ricorda che “Il giovane, proprietario di uno dei terreni espropriati, è ricoverato in gravissime condizioni e in coma farmacologico al Cto di Torino. Un «incidente» annunciato da giorni nel clima allarmistico contro «il pericolo anarco-insurrezionalista»”. A pagina 5 in un box viene riportata la testimonianza di “Un professore «dalla parte del torto» ha visto tutto” come viene presentato dall’occhiello «Un poliziotto l’ha incalzato sul traliccio, Luca è salito più su» è la frase del testimone scelta come titolo. 

Alla vicenda Tav IL SOLE 24 ORE dedica uno dei commenti anonimi di pagina 18. “La tragedia No Tav: ora basta violenza”: «Di fronte al dramma resta solo lo spazio per la pietà. E dovrebbe valere anche da parte di chi protesta. Non si può portare l’antagonismo fino al rischio della vita. Non si può portare l’antagonismo fino a bloccare un Paese. Anche la protesta vale se mantiene la sua articolazione entro un livello “fisiologico”. Un conto è il dissenso pacifico e non violento, un conto è il vandalismo gratuito, per esempio, di chi l’altra notte ha sfasciato le carrozze del treno Torino-Milano dopo avere partecipato alle manifestazioni contro l’alta velocità. E ancora: come si fa a ragionare di futuro “sostenibile” e di democrazia con chi minaccia un giudice come il procuratore capo Giancarlo Caselli, impedendogli di parlare in pubblico e dandogli del fascista solo perché persegue chi ha commesso reati nei tafferugli valsusini? Le infrastrutture sono necessarie al Paese. E la nuova linea ferroviaria Torino-Lione è strategica per i collegamenti europei. I sindaci della Valsusa chiedano la sospensione non delle opere, ma della violenza».

Apertura di AVVENIRE per la questione Ici – Imu, mentre ai fatti della Val di Susa è dedicato il taglio centrale “L’escalation dei No Tav”. All’incidente e alle proteste è dedicato l’Altro editoriale del direttore Marco Tarquinio “Alla larga”. Scrive il direttore di AVVENIRE in prima pagina: « ?La tragedia è bianca, come una scarica da cinquantamila volt. Come un letto d’ospedale. Come il volto di un giovane uomo folgorato e in coma farmacologico. Come quel che resta di un una raffica di baldanzose parole di protesta gridate al cielo e fin dentro una radio. La tragedia è rossa come il fantasma di un antagonismo militante e aggressivo che riprende corpo e ritrova occasioni e teatri di battaglia. Come un Frecciarossa bloccato e danneggiato a settecento chilometri dalla Val Susa. Come ogni polemica che più cresce più si fa insensata, e annebbia vista e mente, e produce rabbia, e stilla veleni. (…)» e continua «(…) non è possibile che ciò che è stato negoziato e compreso e realizzato sul versante francese delle Alpi sia irrealizzabile a casa nostra. Ma non può proprio continuare l’arruolamento, contro i cantieri dell’alta velocità, della peggiore manovalanza immaginabile nell’Italia di oggi. Non può riaffiorare l’intollerabile tentativo di intimidire, e marchiare, magistrati e uomini delle istituzioni. Nessuno può illudersi di riuscire a vincere una battaglia condotta con le armi di un passato sconfitto e risolto. Alla larga dai tralicci e dalle tentazioni dell’alta tensione. Alla larga». Ai fatti di ieri è dedicata pagina 5 che si apre con il titolo “Leader no Tav cade da traliccio, è grave”

«No Tav giù dal traliccio» è il titolo di apertura della prima pagina de LA STAMPA. A pagina 6 troviamo un ritratto di Luca Abbà: «”Luca di Cels”, l’anarchico noto anche all’estero». Scrive Claudio Iugeri, inviato a Chiomonte: « è un leader nell’ambiente anarchico torinese. Tutti lo conoscono come “Luca di Cels”, dal nome della frazione dove abita, poco distante dalla “Baita Clarea” diventata il ritrovo dei No Tav vicino al cantiere. Niente moglie, niente figli. Ieri mattina, era atteso davanti ai giudici della terza sezione del tribunale di Torino, dove era imputato di violenze e lesioni a pubblico ufficiale. Storia del dicembre 2009, con svariati antagonisti scesi in strada a protestare bruciando cassonetti contro lo sgombero di una “casa occupata” nella zona Nord della città. “Il rinvio a giudizio di Abbà è una vergogna, lo scriva pure. Il mio cliente non ha partecipato agli atti di violenza né alle lesioni elencati nei capi d’imputazione” sostiene l’avvocato Claudio Novaro». Le reazioni del movimento sono descritte da Maurizio Tropeano, inviato a Bussoleno: «La protesta infiamma le piazze» è il titolo a pagina 9. «”Assassini, assassini”. Rabbia, dolore e determinazione fanno il giro d’Italia perché la rete di opposizione sociale e antagonista che i comitati hanno tessuto con pazienza in questi mesi ha risposto alla richiesta di aiuto dei valligiani. E quell’accusa alle forze dell’ordine risuona in tante piazze italiane, da Milano a Bologna, da Roma a Napoli, da Vicenza all’Aquila. Il web moltiplica gli appelli e diventa esso stesso terreno di protesta. I siti istituzionali di polizia e carabinieri sono inaccessibili dopo un attacco dei pirati informatici di Anonymous, lanciato in solidarietà ai manifestanti No Tav».

E inoltre sui giornali di oggi:

IMU, CHIESA E NON PROFIT

CORRIERE DELLA SERA – Le rassicurazioni del premier Monti intervenuto in modo irrituale in commissione industria vengono commentate e approfondite alle pagine 10 e 11. Ecco la valutazione di Massimo Franco nella sua Nota: “le polemiche di parte cattolica e di settori del Pdl, del Pd e della Lega sul destino soprattutto delle attività non commerciali del Vaticano, hanno costretto Monti a spiegarsi meglio. E il capo del governo l’ha fatto in modo esauriente, visto che la commissione del Senato ha votato all’unanimità il suo emendamento. Secondo Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, non ci sono sorprese. Monti ha spiegato che tutto ciò che è commerciale deve pagare l’Imu, «e non si tratta solo della Chiesa». In realtà, rimane qualche zona d’ombra su quali scuole e attività «non profit» saranno esentate e quali no. Il criterio degli istituti che garantiscono accesso a tutti e dunque svolgono un ruolo sociale anche per conto dello Stato dovrebbe garantire qualche certezza in più; e far rientrare le diffidenze e gli attacchi, alimentati dagli ordini religiosi che gestiscono alcune strutture educative. Ma l’intenzione di colpire l’evasione fiscale che si fa scudo di queste etichette per non pagare le tasse è dichiarata. «Il non profit è un’attività troppo seria e importante», ha avvertito Monti, «perché possiamo permetterci in suo nome comportamenti non in linea, sottraendo risorse attraverso esenzioni fiscali indebite»”. E a pagina 11: “Monti «salva» il non profit. I vescovi: chiarimento utile”. Scrive Marco Galluzzo: “Monti è arrivato in commissione accompagnato dal presidente del Senato, Renato Schifani, e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Ha evitato di rispondere ad altre domande, precisando che la sua visita rispondeva proprio all’esigenza di precisare su quella parte del decreto liberalizzazioni che riguarda la Chiesa e gli enti non profit.
In primo luogo, ha detto, occorre «riconoscere che proprio le attività non commerciali svolte dalle organizzazioni non profit assumono un ruolo centrale anche in termini di coesione sociale e rispondono direttamente ai principi costituzionali di solidarietà e di sussidiarietà, cardini essenziali dell’ordinamento giuridico italiano». Di conseguenza «non è intenzione del governo disconoscere il patrimonio che connota il settore, ma proprio per evitare critiche ingiustificate, da un lato, e interpretazioni riduttive, dall’altro, si ritiene necessario definire con assoluto rigore, trasparenza e linearità l’esatto confine tra attività commerciali e attività non commerciali». Se così avverrà, Monti ha aggiunto che la procedura di infrazione da parte dell’Ue, che è stata «informalmente» messa a conoscenza dei contenuti della norma, dovrebbe rientrare. A patto che «gli enti non commerciali» che beneficiano dell’esenzione Imu siano «individuati attraverso un doppio criterio, soggettivo e oggettivo: il primo è la natura e il fine non lucrativo perseguito dagli stessi enti; il secondo è lo svolgimento da parte dell’ente di attività al di fuori del regime della libera concorrenza»”.

IL SOLE 24 ORE – Sulla questione Imu Chiesa e non profit IL SOLE fa la cronaca dell’intervento del premier Monti in commissione industria a pagina 11 “Imu Chiesa, esenti le scuole no profit”.« I vescovi e le scuole cattoliche tirano un sospiro di sollievo. L’auspicato chiarimento sugli effetti dell’Imu per la Chiesa c’è stato. Ed è giunto dalla viva voce del premier Mario Monti che si è presentato ieri a Palazzo Madama per ribadire che l’imposta municipale verrà applicata agli istituti religiosi solo in presenza di finalità «commerciali». Parole che hanno tranquillizzato la Cei e messo d’accordo maggioranza e opposizione così da assicurare il via libera in commissione alla norma che elimina l’esenzione sugli immobili di enti ecclesiastici, onlus, partiti e sindacati». La parola chiave in un boxino è “scuola paritaria”: «Si definisce scuola paritaria una scuola gestita da enti diversi dallo Stato, da privati e da persone giuridiche appartenenti a Stati membri dell’Ue, da enti religiosi italiani o stranieri dipendenti dalla Santa Sede che abbiano ottenuto la personalità giuridica in Italia. Il riconoscimento della parità scolastica garantisce l’equiparazione dei diritti e dei doveri degli studenti, le medesime modalità di svolgimento degli esami di Stato l’assolvimento dell’obbligo di istruzione e l’abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi lo stesso valore legale di quelli rilasciati dalle scuole statali».

IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina sulle scuole cattoliche “Monti aggiusta il tiro sull’Ici. Chi reinveste non pagherà” a pagina 7 l’apertura recita: “Le cattoliche non profit non pagano”, mentre l’occhiello recita:  “Santa Ici – Monti chiarisce, «salve» le scuole dei preti che reinvestono gli utili. Sì della Cei” e il sommario chiosa “Sono confessionali ma non dovranno discriminare gli studenti e invece applicare i contratti ai prof. Il premier si precipita in commissione per blindare l’emendamento, concordato con la Ue”. Nell’articolo si nota: «(…) che il provvedimento alla fine morda il settore, soprattutto il coté cattolico, giusto il minimo indispensabile per chiudere il contenzioso europeo, lo dimostra l’immediata soddisfazione dei vescovi (…)» e più avanti si sottolinea «(…) Lo stesso Monti all’indirizzo dei senatori pronuncia una frase che sembra scritta da un politico navigato, più che da un “tecnico”: “Avete avuto occasione di misurare come ciascun legittimo interesse di categoria sia ben presente e sensibile nella discussione pubblica”. Abbiamo ascoltato tutti, sembra rivendicare. Ma certo, le voci di Oltretevere sono quelle particolarmente soddisfatte». 

AVVENIRE – Apertura dedicata a “Monti parla chiaro: non profit, no tax” e nel catenaccio si sottolinea “Niente Ici-Imu sulle attività non commerciali «Risorsa per tutta la società da riconoscere». Due le pagine che parlano del tema sottolineando con le aperture due aspetti. A pagina 6 occhi puntati sulle scuole paritarie “Dalle paritarie un sospiro di sollievo” e nel catenaccio “FIdae, Fism e Agidae: i criteri indicati dal premier sono da dodici anni la nostra guida”, mentre nel sommario si registrano le reazioni “Soddisfazione da parte dell’associazione che riunisce i gestori degli istituti cattolici paritari «Le nostre scuole rispettano da sempre le condizioni indicate da Monti. Adesso intendiamo che venga messo tutto nero su bianco». Rimane qualche perplessità per i docenti di sostegno (…)” In un grafico viene anche mostrata la spesa dello stato per alunno nelle scuole statali e in quelle paritarie con la sottolineatura del risparmio che arriva a oltre 6 milioni di euro per tutti gli ordini di scuola. Pagina 7 è invece dedicata al non profit che non pagherà l’Ici. Qui viene anche riportato un commento “Secondo noi” con il marchio del giornale a indicare che si tratta della posizione del quotidiano dei vescovi. Sotto il titolo “Chiaro e tondo” si legge: «(…) Parla Monti. E si capisce che il mondo del non profit – una grande risorsa soprattutto in questo tempo di crisi – sarà difeso e non tassato. Non c’è insomma alcuna nuova imposta sugli enti non commerciali che fanno concreta e verificabile solidarietà. E la Chiesa che è parte importante anche di questo mondo – con buona pace dei radicali che raccontano il contrario come un disco incantato e di chi si è accodato alle loro mistificazioni – non verrà tassata domani perché è già tassata oggi, come tutti, se e quando enti religiosi svolgono attività di natura commerciale (…)».

ITALIA OGGI – Emilio Gioventù firma “Ici, a Monti riesce il miracolo” che nel sommario spiega «Il premier: non pagheranno la tassa gli istituti scolastici non commerciali, tutelato il no profit». Il giornalista sottolinea che «a nome del Governo, Monti ha poi ribadito che “le attività svolte dagli enti non profit” sono “un valore e una risorsa della società italiana. Queste attività appaiono tanto più meritevoli di riconoscimento e garanzia nell’attuale congiuntura economica”».

LA STAMPA – «Ici alla Chiesa ma scuole esentate» è il titolo a pagina 10. «Monti: non pagheranno gli istituti non commerciali. La Cei esulta: “Si va nella direzione giusta”. Mario Monti ha chiarito i parametri: «eventuali avanzi non rappresentano profitto, ma sostegno all’attività didattica». Mentre il vescovo Gianni Ambrosio, presidente della commissione Cei per l’educazione specifica: «Scuole e oratori sono non profit: senza senso tassre un’attività con chiara rilevanza pubblica». Per quel che riguarda le scuole si ricorda che «tra le paritarie 9371 sono cattoliche, e hanno oltre 740mila alunni».
 
VEGETARIANI E CARNIVORI
IL MANIFESTO – Ampio spazio, le pagine 10 e 11, oltre a un richiamo in prima pagina “Questione animale – Carnivori e vegetariani, una ricetta morale”. Il tutto nasce dalla recensione di Marco Dotti al libro di Dacrema “Fumo, bevo e mangio molta carne” dopo la quale il MANIFESTO è stato subissato da lettere ed email di lettori. La parte del leone la fa l’intervento di Massimo Filippi e Annamaria Rivera “Nell’industria della carne un perno del sistema capitalistico” che è corredato anche da due email di altrettanti lettori. Uno si dice stupito di aver letto la recensione del libro di Dacrema sul MANIFESTO perché «La posizione di Dacrema e quella del suo estimatore Dotti, è una posizione di destra, che vedrei meglio ospitata dal “Foglio” di Giuliano Ferrara (…)», mentre il secondo è addirittura «sconcertato». In una colonna la risposta di Dotti dal titolo “Fino a che punto possiamo dirci innocenti?” . Scrive Dotti  a metà articolo «(…) Possiamo continuare a non mangiare carne, possiamo bandire del tutto l ‘allevamento bovino, suino, intensivo o meno che sia. Ma anche in tal caso – proprio ora, qui, mentre scriviamo o leggiamo – possiamo davvero crederci fuori dal gioco delle violenze che ci circondano e dichiararci sempre, in tutto e per tutto innocenti? (…)»


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