Attivismo civico & Terzo settore

Un Monti di tasse

La delega fiscale del Governo rinuncia a ridurre il prelievo

di Franco Bomprezzi

Il governo mette nuovamente mano al fisco e il consiglio dei ministri vara il decreto sulle semplificazioni fiscali. In primo piano l’Imu, che si pagherà in tre rate. Fra le novità c’è comunque anche la stabilizzazione del cinque per mille.

“Imu e catasto, stretta sulla casa” è il titolo che apre il CORRIERE DELLA SERA di oggi che poi dedica due pagine abbastanza confuse alle decisioni del governo, concentrandosi quasi esclusivamente sulle misure relative alla casa. L’unico pezzo riepilogativo è a pagina 3, di Mario Sensini. “C’è l’Irap, salta il fondo taglia-tasse. Rendite catastali, prezzi di mercato”. Scrive Sensini: “Addio alle tre aliquote Irpef del 20, 30 e 40% e all’abolizione dell’Irap, via libera alla riforma del catasto, al riordino delle detrazioni fiscali, alla nuova tassazione dei redditi per gli imprenditori e alla carbon tax, mentre all’ultimo minuto, nella riunione del Consiglio dei ministri, è saltata la creazione del fondo per ridurre le tasse alimentato dalla lotta all’evasione. Il governo Monti presenta la sua delega per la riforma del fisco, che dovrà essere attuata entro nove mesi dall’approvazione del disegno di legge, e rispetto a quella del precedente governo Berlusconi l’unico punto in comune è la garanzia di invarianza del gettito fiscale. Dall’attuazione della delega, chiarisce l’articolo 18 del provvedimento approvato ieri dal governo, «non possono derivare nuovi oneri per il bilancio dello Stato», mentre Palazzo Chigi, con una nota, sottolinea come dalla delega «non deriverà un aumento della pressione fiscale». Per qualcuno le tasse caleranno, per altri aumenteranno, ma nel complesso il carico fiscale sui redditi delle persone fisiche, delle imprese, e quello sulla casa resterà sostanzialmente invariato”. E in una scheda a centro pagina si legge: “ Arriva il riordino delle cosiddette spese fiscali, ovvero delle centinaia e centinaia di sgravi, detrazioni, deduzioni, sconti e franchigie fiscali previste dall’ordinamento tributario e che valgono, ogni anno, 254 miliardi di euro. La delega attribuisce al governo il potere di introdurre norme dirette «a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali che appaiono, in tutto o in parte, ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali ed economiche, o che costituiscono una duplicazione». Saranno mantenuti gli sgravi considerati prioritari, e che riguardano la famiglia, la salute, la ricerca, la tutela del patrimonio culturale, dell’ambiente e delle categorie più svantaggiate. Il governo è orientato verso una revisione molto selettiva, anche perché gran parte delle «spese fiscali» sono di fatto «intangibili», come rileva la relazione tecnica alla delega. Tra queste le detrazioni dall’Irpef per i redditi da pensione o da lavoro dipendente, che valgono da sole 37 miliardi di euro e quelle per i carichi di famiglia (11,3 miliardi). Hanno molta più probabilità di essere alleggeriti, invece, gli sconti fiscali a favore delle imprese, che oggi costano 24 miliardi di euro”. Nessun cenno al 5 per mille.

LA REPUBBLICA prende la riforma fiscale dal lato negativo: “Salta il fondo taglia-tasse” è il titolo. All’interno molte pagine d’analisi: “Monti blocca il fondo taglia-tasse case vicine ai valori di mercato tracciabilità elettronica anti-evasori”. La delega prevede anche un taglio alle agevolazioni fiscali «ingiustificate o superate», ma saranno salvate quelle per Welfare, ambiente e cultura. Arriveranno green tax per preservare l’ambiente e investire in tecnologie verdi, cambieranno le imposte di autonomi e imprese, si pagherà l’Imu in tre rate e le detrazioni saranno calcolate una sola volta per nucleo familiare (mentre nel caso di coniugi separati, pagherà chi abita la casa). LA REPUBBLICA non menziona il 5 per mille, ma spiega nel retroscena che “Il professore chiede un patto ai leader. «Basta scontri almeno fino a luglio»” e che nel consiglio dei ministri, ci sarebbe stata una lite fra Passera e Fornero, chiusa poi un segno di pace. Monti ha deciso di rinviare il fondo taglia tesse per non «alimentare la mistica del tesoretto» scrive Francesco Bei. Secondo Monti «l’unica vera ricetta per la crescita sta nelle potenzialità ancora inespresse del mercato unico europeo. Se lo spread avesse continuato a scendere avremmo liberato qualche risorsa per alleviare la recessione, ma così come facciamo».

IL GIORNALE titola a tutta pagina “Mazzata sulla casa”. L’editoriale è di Nicola Porro che sottolinea «una bomba. L’adeguamento del catasto ai valori di mercato, decisa ieri dal governo, è un’arma micidiale a disposizione dei governi per aumentare le imposte. Oggi si paga l’Imu sui valori catastali. Ma adeguandoli a quelli più alti, di mercato, non si fa altro che aumentare surretiziamente le imposte». All’interno un pezzo non firmato titola “Il governo fa marcia indietro, salta il fondo taglia tasse” «nel testo varato dal Consiglio dei ministri sparisce l’idea di ridurre l’irpef in futuro. Nessuna abolizione dell’Irap. Sforbiciata alle 600 agevolazioni socio-assistenziali». Antonio Signorini nella pagina successiva invece propone “Rendite calcolate sul prezzo di mercato e metri quadri: una mazzata sulla casa”, «l’unità di misura per conteggiare il valore commerciale di un’abitazione non sarà più il numero dei vani. Poi si terrà conto della localizzazione e della qualità dell’immobile». Più in basso Gian Battista Bozzo firma “La nuova Ici si potrà pagare in tre rate, stretta sugli sgravi”.   

Richiamo al centro della prima pagina del MANIFESTO per le misure del governo “Lavoro e casa nel mirino Più flessibilità, meno sconti”. Si legge nel richiamo che rinvia alle pagine 2 e 3 (la prima con un focus sul lavoro, articolo 18 ed esodati, e la seconda sulla riforma fiscale) «Un governo che ha il “pareggio di bilancio” come unica forza motrice fa compromessi soltanto con la destra. Monti e Fornero “aprono” alla richiesta del Pdl e di Confindustria, e si apprestano a togliere quei pochi vincoli pensati per evitare “abusi” sulle forme contrattuali precarie (…) una bozza di “legge delega” per una riforma fiscale complessiva che non tocca le aliquote Irpef né l’Irap, ma delinea una riforma del catasto fondata sul criterio dei metri quadri e del valore di mercato, con sostanziose riduzioni delle “agevolazioni” per la prima casa». A pagina 2 occhiello e titolo ricordano i due punti sui quali si incentra poi l’articolo “Ritirata la tassa per le borse di studio” e “La casa, che tesoro”. L’articolo entra nel dettaglio della riforma fiscale e conclude con un giudizio «I  compromessi a destra si fanno subito e si pagano cash; quelli con il centrosinistra sono rinviabili» Il riferimento è il rinvio del bollo per i beni scudati, per lo spesometro mentre degli sgravi fiscali «non c’è più traccia» nel comunicato diffuso al termine del consiglio dei ministri. 

Sulla delega fiscale due commenti in prima pagina su IL SOLE 24 ORE. “La coperta corta”, di Guido Gentili: «La coperta è certamente corta ma il disegno di legge delega per la riforma fiscale, oltre a prenderne atto, va anche più in là, riproiettando un quadro preoccupante di difficoltà. Le novità sono molte. A partire dalla nuova tassazione per le imprese: se ne va l’Ires ed entra in pista l’Iri, la nuova imposta sul reddito imprenditoriale che tra l’altro prevede incentivi per investire in azienda. Cambiano poi i riferimenti immobiliari per il catasto (dai vani ai metri quadri) e viene opportunamente stabilizzato il meccanismo del 5 per mille. Prevista la “carbon tax” per sostenere le energie rinnovabili. D’altra parte resta l’Irap, l’odiata tassa sul lavoro della cui abolizione si parla da anni. Ancora una volta, a conti fatti (fornisce un gettito di 35 miliardi che serve a finanziare la sanità) una valutazione realistica impone di non smuoverla. Ma soprattutto salta di nuovo il fondo destinato a finanziare gli sgravi fiscali col gettito frutto della lotta all’evasione e della spending review. Evidentemente il governo non è nelle condizioni nemmeno di prospettare una riduzione dei carichi tributari. Un brutto segnale, da qualunque parte lo si voglia rigirare, perché è impossibile immaginare un sentiero di crescita senza un intervento per calmierare la tassazione e perché al contempo non risulta ancora chiara la strada che porta agli indispensabili tagli della spesa pubblica (800 miliardi, oltre il 50% del Pil). Si rinuncia insomma anche solo a scommettere sulla riduzione della pressione fiscale perché, di fatto, non si riesce a tagliare significativamente la spesa? Uno scenario del genere, in particolare se accompagnato a una più intensa stagione recessiva, avrebbe effetti devastanti». “Se l’unico scopo è incassare di più”, di Enrico De Mita: «L’impressione è che, tolte alcune disposizioni, si tratta nella sostanza di un rafforzamento della disciplina esistente in tema di evasione e di elusione e di un irrigidimento della legislazione che sembra muoversi su un piano diverso, genericamente, di inasprimento della tassazione, assorbendo i diversi progetti giacenti in Parlamento. Una iniziativa quindi puramente strumentale sia nella sostanza che nella forma. (….) L’impressione complessiva è che l’impostazione della proposta di legge sia tecnicamente e politicamente insufficiente e, con questo Parlamento, serve ad acuire i rapporti di forza e quindi a rendere impossibile l’approvazione di un testo di legge che è una sommatoria di questioni redatte con la convinzione che solo una parte di esse possa essere approvata».

ITALIA OGGI titola “Il gran valzer degli emendamenti al decreto Semplificazioni fiscali” per rivelare notizie e curiosità. «Non c’è solo la rateizzazione dell’Imu a provocare fibrillazioni fra i comuni e la maggioranza. In via riservata i vertici di Anci stanno facendo pressioni per un allentamento del patto di stabilità interno ritento eccessivamente vincolistico e chiedono che si apra un finestra per le assunzioni bloccate a causa del turn over. Più potere alla società statale da Andrea Monorchio e capitana  da Mauro Masi. Alla società statale Consap è stata assegnata la gestione del sistema di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo con specifico riferimento al furto d’identità. Un emendamento ha proposto di assegnare anche la gestione del sistema di prevenzione delle frodi sulle carte di pagamento».

“Nuovo fisco, stesso peso”: AVVENIRE per sintetizzare il decreto fiscale approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri sceglie la promessa di Monti, messa nero su bianco nel decreto, per cui la razionalizzazione del prelievo fiscale comporterà un redistribuzione ma non un aumento. Di fatto però l’articolo nelle pagine interne prova a fare i conti sulle agevolazioni su cui si aspettano sforbiciate «in un secondo tempo» e conta 90 miliardi quantomeno in bilico. Tre gli elementi evidenziati da AVVENIRE c’è il fatto che sparisce un’altra volta l’annunciato “fondo taglia-tasse” e – lanciato fin dalla prima pagina – che l’articolo 16 chiede la delega al Governo per il riordino del sistema del gioco, prevedendo esplicitamente la tutela dei minori e il recupero della ludopatia. La stabilizzazione del 5 per mille compare solo nell’infografica, con un asciutto «si va verso la stabilizzazione». 

“Salta il fondo taglia-tasse” questo il titolo di apertura della STAMPA sull’approvazione del Cdm del decreto delega fiscale e che come catenaccio scegli un secondo tema, quello del finanziamento ai partiti “Alfano, Bersani e Casini: senza finanziamenti finiamo nelle mani delle lobby” . Sul tema anche l’editoriale di Luca Ricolfi che inizia in prima pagina con il titolo “Salvare il paese non basta” che dopo un incipit che recita: «Il governo si appresta, per l’ennesima volta, a cercare di mettere insieme un pacchetto di “misure per la crescita”. (…)» e dopo aver sottolineato che la crescita resta il problema principale dell’Italia conclude «(…) Mario Monti è stato chiamato per “salvare il Paese”. Ma l’alternativa che ha di fronte non è quella che, comprensibilmente, preferiscono immaginare i nostri governanti: o noi o il disastro. No, accanto a quella alternativa ce n’è un’altra: l’alternativa fra salvare davvero il Paese, o semplicemente ritardare il momento del disastro. Oggi il rischio è che questo governo si senta così necessario, così migliore dei governi che l’hanno preceduto, così privo di alternative, da non capire che il fatto di non avere alternative non rende per ciò stesso buone le sue politiche. (…)» da pagina 2 a pagina 5 si affrontano le misure e al centro di pagina 2 si approfondiscono alcuni provvedimenti dalla nuova Iri (imposta sul reddito imprenditoriale) alla conferma delle cinque aliquote per l’Irpef, passando dalla lotta all’evasione alla revisione delle aliquote catastali. Le pagine 4 e 5 si occupano in particolare dell’Imu con un’infografica a pagina 5 che come in uno specchietto mostra le differenze tra le grandi città sull’Imu.
  
E inoltre sui giornali di oggi:

PARTITI
LA REPUBBLICA – “La politica balla sul Titanic dimezzare subito i rimborsi”: una frase di Gianfranco Fini dà il titolo alla sua intervista e ne spiega il senso. «Rischiamo di assistere a qualcosa che non ha precedenti: l’implosione dell’intero sistema politico. Questa crisi è nen più grave di quella che ha portato alla fine della Prima Repubblica. Per i paritti, per tutti noi è suonata la campana dell’ultimo giro». «Serve un gesto di consapevolezza che tenga conto della inopportunità del pagamento dell’intera tranche di rimborsi per elezioni svolte per altro quattro anni fa».

IL MANIFESTO – L’apertura è dedicata alla questione dei rimborsi elettorali “Partitissimi” titola IL MANIFESTO sulla fotografia che vede insieme Alfano, Bersani e Casini “Come i tre moschettieri, Alfano, Bersani e Casini fanno muro tutti insieme contro chi vuole cancellare i rimborsi elettorali (anche solo per l’ultima rata). Per i segretari bastano più controlli e trasparenza. Scandali e corruzione sarebbero l’eccezione dentro partiti in buona salute”, accanto alla fotografia inizia l’articolo che apre poi pagina 4 “una mini riforma per salvare il salvabile”. Scrive Fabozzi «Lo chiamano per nome: finanziamento pubblico. In quello che la cronaca registra come il primo documento che firmano assieme, Alfano, Bersani e Casini non parlano più di “rimborso elettorale” come ipocritamente lo definisce la legge del ’99, ma direttamente e giustamente “finanziamento” (…)» a pagina 4 l’articolo prosegue sotto il titolo “L’Abc della politica: «Finanziateci»”.

IMMIGRATI
AVVENIRE – Inchiesta di Avvenire nel Cara di Mineo, 2mila stranieri richiedenti asilo in attesa di identificazione o dell’esito della procedura. Le testimonianze raccolte parlano di violenze, aborti e prostituzione all’interno delle villette del centro. Una donna è arrivata in ospedale alla 44esima settimana di gravidanza, ben oltre il termine, e la bambina era già morta. Solo nei primi tre mesi del 2012, ci sono stati 7 aborti tra le appena 600 donne presenti nel centro, sui 32 di tutto il comprensorio (che conta 200mila assistiti). Spesso vengono accompagnate insieme ad abortire, quattro per volta, «perché purtroppo non ci arrivano i profilattici». Il Cara di Mineo è l’unico di cui è responsabile non un prefetto ma un presidente di provincia, Giuseppe Castiglione, presidente della provincia di Catania. Che dice: «è vero, quello sanitario è un aspetto che dobbiamo aggiustare». 

CAMORRA
LA STAMPA –  A pagina 19 “Il caso” è un articolo che racconta di come a Napoli “sempre più incensurati in difficoltà “lavorano” per le cosche”, il titolo è “Disoccupati e disperati. La camorra li “assume””. Si legge nell’articolo « La malavita non chiede curriculum, le selezioni sono rapide e il salario spesso è invitante. Sì, ci sono i rischi «professionali», ma quelli si mettono in conto. Perché se non hai lavoro o lo hai perso, finire ad ingrossare le fila della criminalità è facile. Spesso anche troppo. (…)» e nel sommario si riportano un paio di esempi di “riciclati nei clan” ovvero “Dal fabbro che monta porte blindate contro i carabinieri all’idraulico che porta la droga”.


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