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Media, Arte, Cultura

Il Papa nella Babele dei corvi

Giornate tremende in Vaticano, continuano le rivelazioni

di Franco Bomprezzi

La fuga di notizie, l’arresto del maggiordomo, adesso l’ipotesi di complicità ad alto livello: il Vaticano sta vivendo giornate tremende, e il Papa parla di Babele. I giornali del lunedì dedicano ampio spazio a questa oscura vicenda.

“Un cardinale tra i sospettati”, apre così il CORRIERE DELLA SERA, che dedica molte pagine alle notizie dal Vaticano. A pagina 3 il punto sulle indagini, firmato da Gian Guido Vecchi: “In Vaticano il segreto istruttorio è totale ma nessuno si straccia le vesti all’idea di un cardinale coinvolto nell’inchiesta: si parla, anzi, di un italiano. Forse perché «questa faccenda è essenzialmente tutta italiana», sospira un monsignore (italiano) della Curia. Del resto non solo si è «appena all’inizio» ma il quadro generale «è già definito», altrimenti «non si sarebbe proceduto col primo arresto». Il primo: altri se ne attendono. E non è solo per quello che potrà dire l’«aiutante di Camera» Paolo Gabriele agli investigatori. In queste ore gli uomini della Gendarmeria stanno controllando i documenti trovati a casa del maggiordomo, ne hanno portate via «quattro casse». Ma soprattutto si compulsano tabulati telefonici, email, computer e «supporti magnetici» vari alla ricerca dei suoi contatti. Si cercano i complici, altri corvi, soprattutto nessuno crede che Gabriele possa avere orchestrato da solo la fuga di documenti: «Se si arriva in quella posizione, in Vaticano, si è debitori nei confronti di qualcuno».” Bruno Bartoloni a pagina 2 riferisce le parole del Papa: “«Non ci accorgiamo che stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele — ha affermato —. È vero, abbiamo moltiplicato le possibilità di comunicare, di avere informazioni, di trasmettere notizie, ma possiamo dire che è cresciuta la capacità di capirci o forse, paradossalmente, ci capiamo sempre meno? Tra gli uomini non sembra forse serpeggiare un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino pericolosi l’uno per l’altro? Ritorniamo allora alla domanda iniziale: può esserci veramente unità, concordia?». «E come?», ha chiesto e si è chiesto l’anziano Pontefice indicando la risposta nella Pentecoste: «Una capacità nuova di comunicare»”. Due i commenti principali. Il primo è politico, di Massimo Franco, parte in prima e si conclude a pagina 5: “La Santa Sede non è uno Stato qualsiasi. Ha un profilo morale col quale parla a una platea sterminata di fedeli, e che le garantisce una statura internazionale unica. Dal 30 maggio Benedetto XVI sarà a Milano per la Festa mondiale delle famiglie. Ma arrivarci offrendo un’immagine del cuore della Chiesa cattolica diviso, avvelenato dai sospetti, prigioniero di logiche finanziarie e di potere opache, sarebbe un altro passo verso la delegittimazione. Forse solo il Pontefice può fermare e invertire questa deriva, offrendo un messaggio più radicale e profondo a un’opinione pubblica esterrefatta. Se esiste davvero un complotto contro il Vaticano, è inevitabile ormai pensare che i primi alleati dei cospiratori siano al suo interno. Alcuni forse per dolo, altri per inettitudine”. Il secondo è più religioso, e lo firma Vittorio Messori a pagina 6: “Qualcuno è giunto al punto di parlare di una sorta di sua apatia davanti ai recenti, gravi episodi che non toccano, certo, la teologia ma che feriscono la macchina istituzionale, con pericolo di scandalo per i fedeli e di perdita di credibilità dell’intero cattolicesimo. C’è addirittura chi, dicendo di parlare da amico del Papa e per il bene della Chiesa, si è augurato delle dimissioni che lo portino a riprendere, finalmente, la sua vocazione vera: quella dello studioso, ritirato in un eremo, solo con i suoi libri. Lasciando a qualcun altro, più attivo e attento alla vita concreta della Chiesa, la gestione delle cose. Ma questi amici di Joseph Ratzinger e della cui buona fede non vogliamo dubitare non si rendono conto che, in questo modo, fanno proprio il gioco dei suoi antagonisti, se davvero lo vogliono indurre ad andarsene con vicende come la fuga dei documenti privati. Quanto all’apatia, chi ne parla ignora che Benedetto XVI non ama il clamore ma il lavoro paziente, meditato, rispettoso delle persone e che quanto ha fatto, e fa, sfugge spesso ai media ma non è affatto irrilevante. E presto, si dice, se ne avrà una prova che sorprenderà chi lo accusa di distanza dai fatti. 

Esclusiva intervista anonima di REPUBBLICA a un corvo del Vaticano che fa l’apertura del giornale: “«Ecco chi sono i corvi del Vaticano»”. L’intervista che copre le pagine 2 e 3 è firmata da Marco Ansaldo, sotto il titolo “«Confesso: uno dei corvi sono io lo facciamo per difendere il Papa e denunciare il marcio della Chiesa»”. Ecco i passaggi più importanti: «Siamo un gruppo: le vere menti sono i porporati, poi ci sono monsignori, segretari, pesci piccoli. Il maggiordomo è solo un postino che qualcuno ha voluto incastrare. Le carte escono fuori a mano. L’Intelligence vaticana ha sistemi di sicurezza più evoluti della Cia, ma i cardinali sono ancora abituati a scrivere i loro messaggi a penna e a dettarli. Il Pontefice è molto amico di Gotti Tedeschi: quando ha saputo che era stato licenziato dallo Ior si è messo a piangere. Poi però si è arrabbiato e ha reagito: la verità verrà a galla, ha detto. Ormai è diventata una guerra di tutti contro tutti. E c’è una fazione che ha messo nel mirino perfino padre Georg, il segretario di Ratzinger, per il suo ruolo di consigliere. Fra le reazioni REPUBBLICA sceglie di dare spazio al cardinale, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum che nel titolo dice: “«Il complotto non è da escludere, ora si indaghi fino in fondo»”. Per poi aggiungere: «Spero che quel maggiordomo provi rimorso per il dolore che sta arrecando a tutta la Chiesa». Lente di ingrandimento anche sull’82enne Herranz, il porporato spagnolo voluto dal Pontefice per indagare sullo scandalo (“Herranz, il grande inquisitore punta di diamante dell’Opus Dei”), che viene descritto così: «Allievo di Escrivà de Balaguer, appassionato di montagna, è in Vaticano da più di 50 anni».  A pagina 7 il quotidiano di De Benedetti intervista anche il teologo Hans Kung, al solito molto critico con i vertici della chiesa tanto da dichiarare che “«Il Vaticano è rimasto una corte medievale, il Papa non la governa più»” e a individuare un legame fra Ior, vatileaks e lefreviani, oltre a notare che «Il Pontefice dedica ogni giorno ore e ore alla scrittura di libri, ma così non è in grado di guidare la chiesa» e di suggerirgli che «invece di ricucire con gli ultratradizionalisti dovrebbe avvicinarsi alle chiese riformate e all’ambito ecumenico». 

IL GIORNALE introduce la spy story vaticana in prima, taglio basso, con il titolo “Nella bufera io sto col Papa” di Magdi Cristiano Allam che scrive «Di fronte all’imperversare della dittatura finanziaria e al dilagare della dittatura del relativismo, io sto con il Papa e prego il Signore di concedere lunga vita a Benedetto XVI, salvaguardandolo da tutti coloro che non gli vogliono bene fuori e dentro la Chiesa! Io difendo il Papa perché la sua testimonianza di fede e ragione ci salveranno dal baratro in cui siamo sprofondati riscattando in noi la certezza della verità e il sano amor proprio, senza cui cesseremmo di essere noi stessi a casa nostra. Viva il Papa!». All’interno Pier Francesco Borgia fa la cronaca degli ultimi avvenimenti in “Dopo il cameriere, la governante. E tra i corvi forse c’è un cardinale”. 

AVVENIRE il lunedì non è in edicola, ma sul sito nella homepage campeggia un pezzo su “Calcio, nuova ondata di arresti e perquisizioni”. Degli scandali e i fermi in Vaticano non c’è traccia in tutta la home page del sito. Se non forse per quella «chiara e intensa descrizione di ciò che è Babele e di ciò che è Pentecoste»fatta ieri da Benedetto XVI durante l’omelia di Pentecoste, che – scrive AVVENIRE – «partendo dalle letture che propone la liturgia per questa Solennità, illustra quanto sta accadendo oggi, come ieri: “Assistiamo a fatti quotidiani in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi. Stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele” – laddove “gli uomini hanno concentrato tanto potere da pensare” di potersi mettere “al posto di Dio”.

LA STAMPA, in una prima pagina che apre sullo scontro all’Onu sulla Siria, dedica ai “Veleni in Vaticano” un richiamo di spalla “Il Papa: viviamo in una Babele. Si allarga la rete delle spie” il titolo che rinvia alle due pagine dedicate a quanto sta accadendo nella Curia romana firmate da Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi. Alle pagine 6 e 7 ampi servizi che si aprono con un articolo dedicato alle indagini e che nell’occhiello parla de “I misteri del corvo”. Un sommario avvisa “Le indagini puntano a individuare una «cabina di regia» a un livello superiore”, mentre nell’articolo si definiscono contorni e possibili sviluppi dell’indagine dietro le mura leonine. Ad Andrea Tornielli è affidato l’articolo sui “Retroscena” “E spunta un anonimo «Siamo in tanti vogliamo aiutare il Papa»”. Tornielli riferisce un colloquio con una fonte anonima che «da come parla, appare come qualcuno che si muove molto bene nell’ambiente vaticano e lo conosce piuttosto a fondo (…)» scrive il giornalista che rivela anche un altro particolare: i “corvi” avrebbero deciso di agire «per aiutare il Papa», la stessa motivazione – sottolinea Tornielli – «che la fonte “Maria” ha confidato a Gianluigi Nuzzi (…)» conclude l’articolo: «Che il caso Vatileaks non sia finito e che l’aiutante di camera non fosse isolato, sono in tanti a pensarlo in Vaticano, ben più in alto dei veri o presunti “corvi”. Ciò che emergerebbe dal racconto dell’interlocutore è l’esistenza di un vero e proprio movimento sotterraneo, che parte dal basso, ma arriva a coinvolgere persone vicine a vescovi e cardinali, intenzionate ad aiutare il Papa. Anche se l’esito di questa battaglia sarà quello di indebolirlo». Un ultimo articolo è dedicato a Gotti Tedeschi e al caso Ior “La sfida di Gotti Tedeschi «Commissione d’inchiesta” L’ex presidente: a capo Ruini, Scola o Sodano. Sospetti su Geronzi” è il titolo.

E inoltre sui giornali di oggi:

AZZARDO
ITALIA OGGI – Sbarca in Italia la Borsa delle scommesse online, che consentirà agli scommettitori (solo on line e solo sullo sport) di decidere se giocare nella tradizionale parte dello scommettitore o in quella di bookmaker, accettando le scommesse di altri. Il tetto massimo per la vincita di ogni scommessa è 10mila euro.  Un business enorme, che non piace ai concessionari tradizionali, secondo cui può «aumentare il rischio di corruzione e di riciclaggio del denaro sporco».

PAGAMENTI PA
IL SOLE 24 ORE – Emerge un problema dai decreti sui mancati pagamenti della Pa. “Pagamenti ancora legati dal Patto”, si legge a pagina  43: «I decreti sulla certificazione dei crediti delle imprese non alleggeriscono i vincoli di finanza pubblica. Il  decreto ministeriale sugli enti locali – che dovrà passare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni prima di concludere l’iter – stabilisce infatti (articolo 2) che i pagamenti in conto capitale degli enti locali conseguenti alle certificazioni concorrono al perseguimento degli obiettivi del Patto. I pagamenti degli investimenti continuano dunque a rappresentare uscite rilevanti». Il commento del SOLE, a pagina 18 è sotto il titolo “Impossibile aggirare il monte dei debiti”: «Quando un problema si stratifica negli anni e diventa enorme, come accaduto ai mancati pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese che lavorano per lei, la soluzione “miracolosa” non rientra nel novero delle opzioni possibili. I decreti ministeriali varati la scorsa settimana, che introducono il meccanismo della certificazione e della compensazione fra crediti e debiti, hanno il merito di invertire la tendenza. L’analisi dei provvedimenti, però, fa emergere ogni giorno un problema nuovo: l’ultimo è legato ancora una volta al Patto di stabilità, cioè al “padre” di una buona fetta dei mancati pagamenti. Anche i pagamenti post-certificazione, infatti, devono rispettare i vincoli di finanza pubblica per cui, quando si tratta di fatture per investimenti dei Comuni (cioè quelle che stanno mettendo in ginocchio molte imprese edili) continuano a fare i conti con il Patto. In questo caso, di conseguenza, i provvedimenti si riducono a un’acceleratore di certificazioni, ma per le risorse vere bisogna aspettare. Un esito, questo, inevitabile: per risolvere un problema come questo occorre affrontarlo alla radice, perché i tentativi di aggirarlo rischiano di produrre solo delusioni».


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