Politica & Istituzioni

Giovani coppie e anziani. La grande fuga dall’Aquila

Intervista a Massimo Cialente, sindaco del capoluogo abruzzese che ha pronto il progetto di ricostruzione che punta al totale recupero entro il 2018. Ma servono 800 milioni subito e un milardo l'anno. «Ma i fondi che non ci sono: questa diventerà una città fantasma».

di Lorenzo Alvaro

Si avvicina il quarto anniversario (il punto sulla situazione sul blog SocialMediaStories di Andrea Cardoni) del terremoto che colpì L'Aquila alle 3.32 del 6 aprile del 2009. Da allora la città ha vissuto una prima emergenza gestita dalla Protezione Civile dell'allora Capo Dipartimento Guido Bertolaso. Finita la prima emergenza e scemata l'attenzione dei media, prolungata anche dal G8 tenutosi proprio nella Scuola della Guardia di Finanza di Coppito, la palla è passata al Commissario Straordinario per la ricostruzione, il presidente della Regione Abruzzo Giovanni Chiodi. Il 31 agosto del 2012 si è chiusa anche questa seconda fase e dovrebbe partire la terza e ultima tappa: la ricostruzione. A gestirla dovranno essere le strutture speciali del Comune.
Abbiamo chiesto al sindaco di L'Aquila, Massimo Cialente, di farci il quadro della situazione.

Si è concluso il mandato di Chiodi come Commissario. Ora tocca a voi. È tutto pronto?
Le strutture speciali stanno entrando in funzione in queste ore. Il governo licenziò di fatto il Commissario ad aprile 2012 per i guai che aveva combinato. Chiodi doveva lasciare a giugno ma è rimasto tra le elezioni comunali e lungaggini fino ad agosto. A quel punto la legge prevedeva il passaggio dei poteri ai comuni e la istituzioni degli uffici speciali alle dipendenze dei comuni. La legge però prevede anche due concorsi per l'assunzioni del personale le cui trafile tecniche hanno fatto scivolare i tempi a fine marzo. Il personale del Comune ha preso servizio il 2 di aprile mentre gli uffici speciali partono in questi giorni e saranno a regime intorno alla metà del mese. Ecco come siamo arrivati ad oggi. Teniamo anche conto che molti dei nuovi assunti sono giovani bravissimi, che hanno vinto il concorso, ma sono inesperti.

A che guai si riferiva parlando di Chiodi?
Abbiamo perso due anni. Perchè è stato indeciso e non si è preso responsabilità. Quando se ne è andato ha restituito al governo 447 milioni che non era stato capace di trasferire ai comuni. Il governo ha dovuto costituire un commissario per questi fondi. Una sorta di Commissario liquidatore. Si tratta dell'ingegner Aldo Mancurti che ha dovuto recuperare tutta la contabilità e cominciare a trasfere il denaro. A 4 anni dal sisma, vista la mancanza dei fondi, non sono riuscito neanche a riparare le scuole né i cimiteri. Questi sono i guai

A fine aprile però si parte?
Da fine mese il Comune si prende in carico i lavori. Abbiamo fatto il programma per la ricostruzione ma c'è un grosso problema.

Quale?
Non ci sono più i soldi. Berlusconi si rifutò di mettere una tassa di scopo dicendo che non sarebbero mancati i fondi. Oggi il denaro è finito e noi non sappiamo dove sbattere la testa.

Cosa pensate di fare?
È tutto pronto. Il progetto prevede che la ricostruzione dovrebbe finire il 2018. Quindi il governo si deve prendere carico delle spese. Ci servono 800 milioni subito e 1 miliardo di euro l'anno fino al 2018.

E se il Governo non dovesse darveli?
In quel caso siamo condannati a morte. Questo del 2009 è l'anniversario più delicato. Se non dimostro ai miei cittadini che riusciremo a recuperare il centro storico entro la data stabilita gli aquilani se ne andranno. Già in questi mesi le giovani coppie e gli anziani stanno scappando. Qui non c'è una città. Non c'è nulla. Non si può vivere in queste condizioni. Nessuno lo sa ma a L'Aquila c'è ancora l'esercito. Per la precisione a presidiare il centro storico ci sono le truppe del 33esimo reggimento artiglieria. È come Beirut.

La situazione dunque è ferma al momento in cui se ne è andato Guido Bertolaso?
No non esattamente. Abbiamo rifatto le case con danno medio grave fuori dal centro storico. E le abbiamo rifatte noi del Comune. Fatto quello si è fermato tutto. Stiamo lavorando sulle periferie, ma per avere le linee guida c'è voluto un anno e mezzo.


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