Welfare & Lavoro

Russia: Amnesty, tornano i manicomi per dissidenti

Uno dei manifestanti arrestati dopo le violente proteste dello scorso maggio contro Putin, Mikhail Kosenko, è stato ricoverato a forza in una struttura psichiatrica perché ritenuto "pericoloso" da una perizia dell'accusa e testimonianze di soli poliziotti. Per Amnesty invece è un prigioniero di coscienza: "E' un ritorno ad abominevoli pratiche sovietiche"

di Gabriella Meroni

Come ai tempi di Stalin. E' un pugno nello stomaco la denuncia di Amnesty International, che accusa la Russia di aver internato in un ospedale psichiatrico il manifestante Mikhail Kosenko  per il solo fatto di aver espresso liberamente le proprie idee. E secondo l'organizzazione internazionale non sarebbe l'unico caso.  "Siamo di fronte a un abominevole ritorno alle pratiche sovietiche per silenziare il dissenso", ha dichiarato Amnesty per bocca del direttore europeo John Dalhuisen. "Il ricovero coatto di Mikhail Kosenko in un ospedale psichiatrico richiama i peggiori eccessi della defunta era sovietica, quando i dissidenti erano lasciati languire nei manicomi e curati come malati di mente per il solo fatto di aver osato esprimere le proprie idee". 
L'ultimo "dissidente" è Mikhail Kosenko, un manifestante che si trovava in piazza Bolotnaya  a Mosca durante le violente proteste dello scorso maggio, la cosiddetta a "Marcia del milione" contro il ritorno di Putin al Cremlino, che degenerarono in pesanti scontri con la polizia (nella foto). Insieme ad altre 27 persone Kosenko venne arrestato con l'accusa di rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Nel suo caso, però, è intervenuta secondo Amnesty una grave  violazione procedurale, allorché gli avvocati avevano chiesto per lui una perizia psichiatrica indipendente (visto che in passato aveva avuto problemi mentali) ma la richiesta è stata respinta dal giudice che ha invece disposto il ricovero coatto.
"Il trattamento sanitario obbligatorio in una struttura psichiatrica può avvenire per legge solo in presenza di gravi disturbi e del rischio che la persona possa fare del male a sé o agli altri", spiega ancora Dalhuisen. "Ma questo non è assolutamente il caso di Kosenko". Il prigioniero secondo la legge russa potrebbe perdere la libertà per sempre sulla base di una perizia psichiatrica disposta dall'accusa, secondo la quale risulterebbe pericoloso. Diversa l'opinione di Amnesty International: "Mikhail Kosenko è un prigioniero di coscienza arrestato solo per aver esercitato il diritto a manifestare, e andrebbe immediatamente liberato". Sempre secondo l'organizzazione inoltre le accuse di violenza a suo carico non sarebbero state provate, ed esisterebbero riprese video e testimonianze oculari che lo scagionano. Alprocesso gli unici testimoni dell'accusa chiamati a deporre contro Kosenko sono stati agenti e ufficiali di polizia.
 


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