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Famiglia & Minori

Nuovo Isee, serve un confronto pubblico

Continua il dibattito sul nuovo Isee e sui dubbi e le domande che sta sollevando. Cristiano Gori risponde a Roberto Bolzonaro

di Cristiano Gori

Desidero ringraziare il dott. Bolzonaro del Forum associazioni familiari per gli stimolanti commenti alla mia intervista. Il suo contributo contiene alcune riflessioni su quanto io ho affermato e propone ulteriori considerazioni. Di seguito riprendo solo le osservazioni che riguardano  – in misura diretta o indiretta – il mio pezzo.

1. I miglioramenti raggiunti 
Nel mio articolo individuavo i seguenti passi in avanti dell’Isee ottenuti grazie alla riforma:
a) migliore capacità complessiva di descrivere le effettive condizioni economiche delle famiglie;
b) rafforzamento dei controlli
Rispetto a prima, inoltre, risultano avvantaggiate dal nuovo Isee le seguenti categorie:
c) famiglie giovani;
d) famiglie con tre o più figli;
e) persone con disabilità gravi e condizioni economiche medio basse
Evidenziare questi miglioramenti – continuavo – non significa ignorare le criticità che permangono e ne segnalavo, tra le altre, due: la penalizzazione delle persone disabili con pluriminorazioni e la complessità di utilizzo del nuovo strumento.

Dei cinque miglioramenti da me individuati, Bolzonaro – se ben capisco – sembra metterne in discussione solo uno, il d), ed in misura parziale. Bolzonaro, infatti, evidenzia l’inadeguata considerazione nel nuovo Isee delle spese sostenute dalle famiglie con 6, 7 e 8 figli. Non ho dati di simulazioni e/o ricerche riguardanti questo target specifico ma se Bolzonaro afferma ciò sarà così. In ogni modo, approfondirò certamente questo aspetto. A ben vedere, non esiste contraddizione tra la sua osservazione e ciò che io scrivo. Infatti, io ho affermato che – sulla base degli studi disponibili – migliora la situazione dell’insieme composto da tutte le famiglie con tre figli o più. Quelle con 6/7/8 figli costituiscono – come numero – un sottogruppo minoritario di questo insieme. Dunque è plausibile che il complessivo gruppo di chi ha almeno tre figli veda migliorare le proprie condizioni e, allo stesso tempo, chi ne ha 6/7/8 no.

2. La scala di equivalenza
Secondo Bolzonaro “la scala di equivalenza dell’Isee è stata adottata senza aver portato alcun appiglio scientifico” e “studi universitari hanno dimostrato ben altre equivalenze sui costi legati alla numerosità del nucleo familiare, ma anche in base all’età dei figli”. Per quanto riguarda le ricerche accademiche alle quali Bolzonaro penso faccia riferimento, rimando il lettore interessato a, tra gli altri, Menon, M. e Perali, F., 2010, Il costo di accrescimento dei figli, in Donati, P. (a cura di), 2010, Il costo dei figli: quale welfare per le famiglie. Rapporto CISF 2009, Milano, Angeli. Evidentemente le analisi prodotte in questi studi sono da contestualizzare rispetto alle specificità dell’Isee.

La riforma ha lasciato inalterata la scala di equivalenza originaria, introdotta insieme all’Isee nel 1998, che oggi appare migliorabile sotto il profilo della sua solidità scientifica. Sarebbe stato auspicabile, dunque, costruire una nuova scala, stimata a partire dai comportamenti di consumo delle famiglie. Ciò detto, la scala di equivalenza dell’Isee non è certo la più penalizzante per le famiglie numerose. È vero che la scala Carbonaro, probabilmente la più nota in Italia, cresce in misura maggiore di quella Isee all’aumentare del numero dei componenti familiari ma è pure vero che la scala Ocse modificata, un riferimento a livello internazionale, e la scala Istat per la misurazione della povertà assoluta sono assai meno favorevoli di quella Isee alle famiglie numerose. A ciò si aggiunga che la riforma ha inserito nella scala Isee delle maggiorazioni per chi ha 3,4 o 5 figli.

Arrivo così all’interrogativo cruciale che, secondo me, Bolzonaro mette in luce. Come ho scritto, la riforma ha reso lo strumento più favorevole di prima alle famiglie numerose. La domanda decisiva è se lo abbia fatto abbastanza. Alcuni (le associazioni familiari) ritengono di no mentre altri pensano il contrario e, anzi, giudicano il nuovo Isee sbilanciato loro favore (si veda il rapporto Lef). Poiché l’Isee è lo strumento impiegato per misurare le condizioni di tutte le diverse tipologie di famiglie che richiedono/ricevono prestazioni di welfare, se fosse vera questa seconda interpretazione ciò significherebbe svantaggiare senza motivo chi vive in altri tipi di nuclei (come i single o le coppie senza figli). A mio parere, questo interrogativo è ancora senza una risposta definitiva: mi auguro sarà oggetto di un dettagliato confronto pubblico basato sui dati.

3. Intorno all’Isee
Bolzonaro afferma che “un gravissimo errore è non aver fatto nessuna, ma proprio nessuna simulazione dell’impatto che il nuovo strumento avrebbe avuto sulle famiglie. Nonostante le associazioni delle famiglie lo avessero richiesto a più riprese”. Pur non essendo, ovviamente, mio compito effettuare precisazioni per conto del Ministero del Welfare desidero contribuire affinchè i lettori di Vita.it dispongano delle migliori informazioni possibili (è la ragione alla base anche delle successive annotazioni sulla class action). Numerose simulazioni dell’impatto del nuovo Isee sono state svolte dal Viceministro Guerra e dai suoi collaboratori, come più volte dichiarato dalla Guerra stessa. I risultati di queste simulazioni sono stati presentati in numerosi tavoli, seminari, incontri e testi scritti. Si tratta di simulazioni effettuate sia dai tecnici del Ministero sia dagli esperti del Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche (Capp) dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Ovviamente non posso sapere se, e in quale misura, queste simulazioni siano state discusse dalla Guerra e/o dai suoi collaboratori con le associazioni delle famiglie.

Bolzonaro, infine, afferma che “le associazioni dei disabili hanno avviato una class action contro quella che definiscono una legge nefasta”. Bolzonaro si riferisce – se capisco bene – al ricorso collettivo presentato da un gruppo di famiglie, del quale Vita.it ha dato puntualmente conto. Come si può evincere dalla pagina facebook dei ricorrenti si tratta di un’iniziativa appunto di alcune famiglie, non promossa da alcuna associazione. Sul merito del ricorso ognuno ha la sua idea, voglio solo sottolineare che questo non è, in alcun modo, rappresentativo delle posizioni delle associazioni che si battono per i diritti delle persone con disabilità in Italia. Neppure si può affermare che tali associazioni – a partire dalle principali, la Fish e la Fand – definiscano la riforma dell’Isee “una legge nefasta”: la loro posizione è ben più articolata, e differenzia tra i miglioramenti ottenuti e le criticità ancora da correggere.  

 

 


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