Cooperazione & Relazioni internazionali

Sbloccate le adozioni in Bielorussia

Via libera alle 220 pratiche presenti nella lista consegnata nel dicembre 2013. L'annuncio della Mogherini, la caparbietà di Riccardi e delle famiglie, il lavoro del viceministro Dassù. E la speranza per il Congo

di Sara De Carli

«Il Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, annuncia lo sblocco delle adozioni dalla Bielorussia, congelate da diversi anni»: così ieri la Farnesina ha dato notizia dello sblocco di 220 pratiche adottive in Bielorussia. Con onestà, il ministro Mogherini cita gli artefici di questo risultato, comunicato alla Farnesina dall'Ambasciatore di Bielorussia e «frutto di negoziati confidenziali condotti in questi mesi dalla Vice Ministro Marta Dassù e dalla sua omologa bielorussa Alena Kupchnya».

Oggi è arrivata la conferma ufficiale anche da Minsk, che ha parlato non di sblocco ma della continuazione della collaborazione fra Italia e Bielorussia nell’alveo degli accordi internazionali. L’Italia, lo ricordiamo, è l’unico paese al mondo ad adottare in Bielorussia, con un protocollo firmato nel 2005 e poi nel 2007. Perché quella di oggi è una notizia? Perché dal 2008 Cai ed enti hanno in realtà di comune accordo bloccato il deposito di nuove pratiche: da allora le adozioni continuano ma con numeri ridotti, sulla base di “liste” di volta in volta approntate dalle autorità. La prima lista, con 508 nomi, fu portata a Minsk nel settembre 2009 dall’allora ministro degli esteri Franco Frattini: «le ultime adozioni che comparivano in quella lista si sono concluse nel 2013», spiega Francesco Mennillo, commissario CAI e presidente del Coordinamento Famiglie adottanti in Bielorussia. Nel giugno 2012 si riaprì la possibilità di depositare i decreti presso gli enti e istruire nuove pratiche: una nuova lista di nomi fu quindi stilata per volere dell’allora ministro alla cooperazione Andrea Riccardi fra giugno 2012 e marzo 2013, poi presentata a Minsk nel dicembre 2013. Fra loro, c’erano anche famiglie “bloccate” fin dal 2008. Oggi quella lista ha avuto sostanzialmente l’ok politico della Bielorussia, che inizierà dunque a esaminare le pratiche dal punto di vista tecnico: «Il Centro Nazionale Adozioni di Minsk è tarato su un centinaio di adozioni l’anno, immaginiamo quindi che nel giro di un anno e mezzo i ragazzi saranno tutti in Italia. Dobbiamo ringraziare il ministro Riccardi che con caparbietà ha avviato questa seconda lista, il ministro Kyenge e il suo staff, il viceministro Dassù e tutte le famiglie, che non hanno mai smesso di sollecitare la politica».

La vicenda bielorussa fa correre immediatamente il pensiero a quella del Congo, con 24 famiglie rientrate in Italia senza i loro figli. «In Congo c’è una pausa dovuta a difficoltà politiche interne, di riorganizzazione politica. Attendiamo ovviamente che una delegazione congolese venga al più presto in Italia, per verificare il percorso post-adottivo italiano e che nel frattempo sia data la possibilità alle famiglie di concludere le adozioni al più presto», dice Mennillo. «In realtà nelle adozioni internazionali sono ormai troppe le situazioni incancrenite, che hanno bisogno di una risposta politica. Speriamo che il nuovo governo la dia».

 


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